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 2014  settembre 19 Venerdì calendario

LA CASSA DI FAMIGLIA, GLI STRILLONI DEL PERÙ E IL TFR DI MATTEO

La ruota della fortuna ha girato contro la Chil, ma anche contro Matteo Renzi ieri. Perché anche se il premier (dopo la campagna del Fatto sui suoi contributi pensionistici pagati dai contribuenti) non è più un dipendente dell’azienda di famiglia da qualche mese e anche se non lo era della Chil Post fallita dal 2010, la storia della società nel mirino della Procura di Genova è anche la sua storia. A partire dal passaggio chiave nel mirino dei pm: la cessione della storica Chil srl (previo cambio del nome in Chil Post srl) da Tiziano Renzi all’imprenditore genovese Gianfranco Massone. Un minuto prima di cedere la Chil Post il ramo d’azienda che faceva marketing editoriale, viene ceduto alla Chil Promozioni, nata 3 anni prima, che resterà dei Renzi cambiando nome in Eventi6. Matteo Renzi non è protagonista di questa manovra del padre Tiziano ma l’allora sindaco di Firenze viene tirato in salvo dal babbo come dipendente in aspettativa sulla scialuppa di Eventi6 mentre la nave di Chil salpa verso il naufragio di Genova. E insieme a lui si salvano anche il tfr accumulato e il diritto ai contributi figurativi che continueranno a essere versati dal Comune di Firenze fino al 2013, come prima aveva fatto la Provincia, a partire dal 2004.
Il ramo d’azienda ceduto dalla società poi fallita, compreso il dipendente-sindaco e il furgoncino Pavesi simbolo della campagna elettorale del 2009, viene pagato dalla Eventi6 solo 3 mila e 878 euro. Fonti vicine ai Renzi però dicono: “Alla Chil Post non furono lasciati solo i debiti come dice la Procura ma anche un portafoglio clienti di un milione e 87 mila euro. I dipendenti sono rimasti con noi per non lasciare spese sull’acquirente per il quale la madre di Matteo ha rilasciato 200 mila euro di assegni circolari per garantire l’anticipo fatture”. Insomma, questa storia va ancora chiarita e non riguarda penalmente Matteo Renzi ma certamente loaddolora.TuttonellaChilprofuma di Matteo. A partire dal nome. Certo tra i personaggi del Libro della Giungla richiamati durante le attività dei boy scout babbo Tiziano ne poteva scegliere uno che portasse meno sfiga . Chil, Tiziano lo sa, è l’avvoltoio. Il personaggio perfetto per incarnare il reato di bancarotta realizzato da chi approfitta di un’azienda moribonda e si porta via i beni migliori. Tiziano Renzi avrà scelto questo nome per la sua società di distribuzione di giornali pensando alle “Parole Maestre” di Chil nel mondo dei boy scout: “Siamo dello stesso sangue, tu e io”. Questa frase deve essere tornata in mente a Matteo quando nel 1994, a 19 anni, vince 48 milioni di vecchie lire alla Ruota della Fortuna, due giorni prima del celebre discorso di Mike Bongiorno a favore della discesa in campo del Cavaliere. Matteo mette i soldi nella società di papà e mamma, creata sei mesi prima. Grazie anche ai soldi di Canale 5, Chil diventa una delle maggiori società italiane nella vendita dei giornali con gli strilloni ai semafori. Il giovane Matteo negli anni ’90 è socio al 40 per cento mentre la sorella maggiore Benedetta detiene il restante 60 per cento. La madre è presidente, babbo Tiziano è l’anima. Matteo Renzi in uno dei suoi primi curriculum si spaccia per dirigente e fondatore in realtà sul piano formale era un co.co.co. e guadagnava 14 mila euro all’anno fino all’ottobre 2003, quando la Margherita lo candida alla Provincia. Un giorno prima dell’annuncio del suo partito il 27 ottobre 2003 la Chil trasforma il suo contratto da co.co.co. a dirigente mentre le sorelle Matilde e Benedetta sono co.co.co. ancora oggi. La famiglia paga lo stipendio e i contributi a Renzi per pochi mesi poi, dopo l’elezione, sono i contribuenti a pagare per 9 anni a Renzi i contributi pensionistici. La legge infatti prevede che sia l’ente locale a pagare al posto della Chil. Quando la società passa a Massone e Renzi viene ceduto con il ramo di azienda alla Eventi 6 il tfr è 28 mila euro.
Il premier ha deciso di dimettersi questa estate, dopo la nostra richiesta, e gliene abbiamo dato atto. Il tfr dovrebbe essere di circa 40 mila euro. La Chil distribuiva Repubblica, IlSecoloXIX, Il Messaggero e soprattutto Nazione e Resto del Carlino. Tutte le mattine Matteo andava in auto all’alba al garage Europa di Borgo Ognissanti con il suo furgone e consegnava agli strilloni della Chil i pacchi dei giornali e le istruzioni per la giornata. Chil ha smesso di fare strillonaggio proprio quando Renzi è diventato presidente della Provincia. C’erano troppi strilloni extra comunitari. Tra questi il celebre Manuel: un peruviano con 27 cugini, tutti senza permesso di soggiorno. Prendeva i giornali, li portava alla stazione di Firenze, girava l’angolo e li dava a un extracomunitario irregolare a cui consegnava la casacchina. Non era il massimo per un presidente della Provincia e Chil rinunciò al business. Matteo Renzi e il padre inventavano idee per spingere i clienti a comprare gli allegati. Se c’era la Divina Commedia con La Nazione spuntava all’edicola un ragazzo vestito da Dante. C’era il cd con la musica classica? Ecco un Verdi con barba e cappello. I Renzi erano i più bravi nell’accalappiare i lettori. Il fatturato negli anni d’oro ha superato i 7 milioni di euro. Intanto Chil Post falliva. Ora i pm di Genova vogliono capire se quel destino era già scritto.
Marco Lillo, il Fatto Quotidiano 19/9/2014