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 2014  settembre 17 Mercoledì calendario

POSITANO FA SCUOLA «TASI, NO GRAZIE»


Positano (Salerno), settembre
Ha una faccia tranquilla, pochi capelli e gli occhi che sorridono sempre. Però, Michele De Lucia, il sindaco di Positano, con questa sua aria un po’ paciosa, ha scelto di andare alla guerra sulla Tasi. L’ha abolita sulle prime case, sulle seconde, sui negozi e sulle altre attività imprenditoriali. Positano è diventato uno splendido paradiso fiscale. De Lucia s’è accomodato a petto in fuori sulla poltrona e ha cominciato subito a dichiarare che l’ha fatto per provocare il governo. «Fanno proclami e proclami», dice, «ma noi pensiamo che i cittadini vadano tutelati e non ingannati e che, soprattutto, la prima casa rappresenta un bene sacro: non si può né toccarlo, né tassarlo». Ai giornalisti che sono venuti a cercarlo, il sindaco di centrodestra continua a spiegare che la Tasi è un trucco del governo per far spillare agli altri i suoi balzelli. Per questo, dice, «invitiamo tutti gli altri sindaci a fare lo stesso, per far cambiare la politica sugli enti locali».

Furibonde litigate
Una parola. Su 8 mila e passa Comuni d’Italia, non sono tanti quelli che sono riusciti ad accodarsi. Dicono un centinaio, che sarebbero già parecchi, ma per la cifra ufficiale si deve aspettare la fine di settembre. Ci sta provando Amalfi, stesso mare e stessa costa di Positano, passando in mezzo a furibonde litigate fra il sindaco Del Pizzo e il suo predecessore, e pure Telese Terme, in provincia di Benevento. Poi sono arrivati gli altri, due piccoli paesi in Calabria, un altro in Sardegna, e Marcianise e Melfi...
Il problema è come fare. Anche il sindaco di Ascoli, Guido Castelli, presidente della finanza locale, dice che bisogna stare attenti a distinguere fra Comuni virtuosi e quelli furbi, che magari aggirano solo la spesa. «Ci sono posti dove le rendite catastali sono altissime e producono dei surplus mille volte superiori a quelle di città più povere». Certo, Positano sta in queste condizioni. Ma come Cortina, e tante altre perle del nostro turismo. De Lucia è chiaro: «Cerchiamo di non far confusione. Noi non ci rifaremo sui turisti che coccoliamo come i nostri residenti».
Facciamo due calcoli allora: il mancato importo della Tasi è di circa 350 mila euro. Il Comune di Positano «ha chiuso il bilancio 2013 con un avanzo di quasi 1,4 milioni». Stando a questi numeri, può permettersi il sacrificio. Come può permetterselo San Lorenzo Bellizzi, in provincia di Cosenza, 700 abitanti sul monte Pollino. Niente Tasi, il sindaco Antonino Cerosimo agli inizi ha cercato di fare il modesto: «Abbiamo cercato delle alternative per portare il bilancio in attivo». Hanno fatto ben di più: nel 2012, il Comune ha investito sull’energia rinnovabile installando impianti fotovoltaici, e questa iniziativa ha permesso all’amministrazione di avere introiti che hanno portato il bilancio in attivo. «Ci porteranno incassi garantiti per i prossimi 25 anni», gongola il sindaco. «E chi ristruttura la sua abitazione non paga le tasse per 5 anni!».
Ma gli altri che tolgono la Tasi stanno anche loro così bene? A San Lorenzo del Vallo, altro paesino in provincia di Cosenza, il sindaco Luciano Maranghella non l’abbiamo trovato. A mezza bocca, però, ci hanno assicurato che anche lì il bilancio è in attivo. A Pattada, in Sardegna, invece, il primo cittadino Mario Deiosso ha spiegato che sono fieri di aver fatto del loro centro «uno di quei Comuni virtuosi in cui le tasse sono ai minimi. Un segnale per chi vuole investire nel nostro territorio».
Poi c’è Melfi, in Basilicata, che è già una città. Anche lì hanno abolito la Tasi per le prime e seconde case e per gli alberghi. Qui però i problemi cominciano a essere un po’ più grandi, e difatti il sindaco socialista Livio Valvano precisa che questa buona notizia vale per il 2014, «ma se lo Stato deciderà altri tagli, difficilmente potremo replicare la nostra decisione». Per non far pagare l’imposta sulla casa, l’amministrazione ha dovuto sistemare il bilancio, con «un dimezzamento dei mutui contratti e un taglio del trasporto pubblico. Questa situazione ci ha portato circa 1 milione di euro, più o meno, che è proprio la cifra del gettito complessivo della Tasi». In ogni caso, aggiunge Valvano, Melfi ha i servizi scolastici meno cari d’Italia, 50 euro per la mensa al mese, 15 per il trasporto pubblico degli studenti, e chi è sotto i 3 mila euro è esentato dal pagamento dei servizi.

Un guazzabuglio incomprensibile
A Marcianise, provincia di Caserta, non si capisce bene, ma il sindaco Antonio De Angelis assicura che «il mancato introito sarà compensato da sensibili tagli alle spese della macchina comunale». Resta qualche dubbio. Sia perché è strano che soltanto i Comuni del Sud abbiano scelto questa strada, finora. E sia perché le cifre sulla Tasi sono un guazzabuglio in cui non ci capisce niente nessuno. Secondo la Cgia di Mestre, in media, in due Comuni su tre, fra cui Torino, Milano, Genova, Roma e Napoli, l’importo da pagare è inferiore a quello dell’Imu. Considerando però che nel 2013 non c’è stata tassa, quella in arrivo è una mazzata. A Bologna il versamento medio ammonterà a circa 867 euro, secondo il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi. Bisogna considerare che quasi nessuna città applica l’aliquota standard dell’1 per mille. Tutte puntano ai massimi. Da un altro studio, fatto dalla Uil, risulta che sette famiglie su 10 pagheranno di più. Vivere ad esempio in una casa A3 costerà 52 euro di più a Bologna, 32 a Firenze, 30 a Milano, 27 a Verona, perché è vero che l’Imu era al 4 per mille mentre la Tasi varia dal 2,5 al 3,3, ma c’erano le detrazioni che ora non ci sono.
La verità è che alla fine è quasi impossibile districarsi in questo coacervo di numeri, studi, parole e anche bugie. L’unica sarebbe riuscire tutti ad andare a vivere a Positano. Mare, sole e niente Tasi. Che ci volete fare? Piove sempre sul bagnato.