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 2014  settembre 19 Venerdì calendario

BANCAROTTA FRAUDOLENTA INDAGATO RENZI SENIOR

Il padre del premier Matteo Renzi, Tiziano, è indagato dalla procura di Genova per bancarotta fraudolenta. L’indagine era in corso da tempo in seguito al fallimento, dichiarato un anno fa, di una società di distribuzione di giornali, la Chil Post. La procura ha chiesto la proroga delle indagini e ha contestualmente inviato l’avviso di garanzia. Oltre al padre di Renzi per ora sono indagate dal procuratore aggiunto Nicola Piacente e dal sostituto procuratore Marco Airoldi, altre due persone, Antonello Gabelli e Gian Franco Massone. Ma potrebbero esserci anche nuovi indagati. «Le indagini - ha detto il procuratore capo di Genova, Michele di Lecce - sono ancora in corso. Tant’è vero che è stata chiesta una proroga. Non è escluso che in futuro ci possano essere altri indagati in base ai ruoli svolti nella vicenda».
La Chil Post, fondata da Tiziano Renzi, era stata trasferita dalla Toscana a Genova nel 2003, prima in via Fieschi, poi nella centrale Galleria Mazzini. La società si occupava di distribuzione dei giornali e di materiale pubblicitario. In particolare ha lavorato per il servizio «porta a porta» del «Secolo XIX» a Genova e con «Il Giornale della Toscana», inserto del «Giornale» di Milano, edito dal parlamentare di Forza italia, Denis Verdini.
Nel 2005 la società lascia i locali di via Fieschi, a due passi dagli uffici della Regione Liguria, dove era in affitto. Il proprietario dell’immobile, la «Genovapress» di Vittorio Caporali, lamenta però di non aver ricevuto gli ultimi tre mesi di locazione e così dopo la denuncia la società viene condannata al pagamento di 8mila euro, saliti a 11 mila con le spese legali. Ma c’è un’altra questione che finisce in tribunale. Secondo Caporali i locali gli vengono restituiti in pessime condizioni (controsoffitti sfondati, impianti elettrici rovinati, e così via) e mancherebbe parte degli arredi. In prima istanza vince Renzi, in secondo grado la sentenza viene ribaltata e la Chil viene condannata a risarcire altri 8 mila euro.
Nel 2010 Tiziano Renzi cede un ramo d’azienda a un’altra società di famiglia dello stesso settore, la Eventi 6 srl, con sede a Rignano sull’Arno (Firenze), mentre la Chil passava nelle mani di Gian Franco Massone, originario di Castelletto d’Orba, già venditore ambulante di chincaglierie, e residente a Varazze. La società non ha più capitali. Nel marzo 2013 i giudici genovesi dichiarano fallita la Chil. Secondo quanto trapelato, il curatore fallimentare della società, Maurizio Civardi, avrebbe notato passaggi dubbi di denaro tra i vari rami d’azienda e uscite non giustificate. La relazione è stata trasmessa, come previsto dalla legge, al Tribunale fallimentare e alla Procura. E il magistrato cui è stato affidato l’incartamento, ritenuto che fossero ipotizzabili rilievi di carattere penale, ha dato il via alle indagini.
Raggiunto al telefono, Tiziano Renzi ostenta tranquillità. «Ne prendo atto, ringrazio la magistratura, è un atto a mia tutela, ma essendo io indagato non posso dire niente». Poi ironizza: «Preoccupato? Sono molto preoccupato. Così preoccupato che non ho ancora nominato un avvocato». Più tardi diramerà un comunicato. «Alla veneranda età di 63 anni e dopo 45 anni di attività professionale ricevo per la prima volta nella mia vita un avviso di garanzia. I fatti si riferiscono al fallimento nel novembre 2013 di una azienda che io ho venduto nell’ottobre 2010. Sono certo che le indagini faranno chiarezza ed esprimo il mio rispetto non formale per la magistratura inquirente, ma nel dubbio, per evitare facili strumentalizzazioni, ho rassegnato le dimissioni da segretario del circolo del Pd di Rignano sull’Arno».
La Chil Post risulta essere stata intestata a Matteo Renzi e alle sue sorelle tra il 1999 e il 2004. L’attuale premier cedette le proprie quote al padre e alla madre, Laura Bovoli, ma contemporaneamente si fece assumere come dirigente. Solo per pochi mesi, però, perché il 13 giugno del 2004 fu eletto presidente della provincia di Firenze e potè usufruire del distacco, così che alla società vennero erogati i contributi previdenziali previsti dall’articolo 86 del testo unico degli enti locali.
Teodoro Chiarelli, La Stampa 19/9/2014