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 2014  settembre 19 Venerdì calendario

“IO, MAMMA GAY OFFESA DA LORENZIN DEFINISCE LE MIE FIGLIE UN PROBLEMA”

[Intervista a Francesca Vecchioni] –
MILANO. La frase che l’ha offesa di più è quella che il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin ha pronunciato guardandola negli occhi: «Vogliamo uno Stato liberale poi, quando facciamo scelte non codificate dallo Stato, ci aspettiamo che questo ci risolva i problemi». Francesca Vecchioni, il giorno dopo il dibattito a Porta a Porta sulle adozioni gay, fatica a contenere la rabbia: «Per un ministro della Repubblica le mie bambine, figlie mie e della mia ex compagna Alessandra, sono “problemi”».
Il ministro Lorenzin è contraria alle adozioni gay. Sostiene che «la letteratura psichiatrica, da Freud in poi, riconosce l’importanza di avere un papà e una mamma per la formazione della personalità del bambino».
«Se un ministro parla in un programma tv così seguito deve ricordarsi che ad ascoltarla sono anche vittime e autori di discriminazioni omofobiche: non è ammissibile che i bulli si sentano sostenuti da opinioni “autorevoli”. E dice una falsità: per Vittorio Lingiardi, ordinario di Psicologia dinamica alla Sapienza di Roma e Roberto Cubelli, presidente dell’Associazione italiana di psicologia, le sue parole sono “infondate e foriere di pregiudizi, perché disconoscono quanto appurato dalla ricerca scientifica internazionale degli ultimi quarant’anni: i bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso si sviluppano come quelli cresciuti da genitori eterosessuali”. Un ministro non può fare disinformazione».
Non pensa mai: le mie figlie pagano una mia scelta sbagliata?
«Non posso far cambiare idea a chi pensa che noi genitori gay siamo nel torto, ma non per questo lo Stato può permettersi di non tutelare i nostri figli. Se a me dovesse accadere qualcosa, Nina e Cloe non potrebbero stare con Alessandra, che è loro mamma quanto lo sono io. Il ministro Lorenzin dovrebbe sapere che avere la capacità biologica di fare figli ed essere genitori non è la stessa cosa: i genitori adottivi e affidatari o le coppie eterosessuali che fanno i figli con l’eterologa cosa sono? In tempi di guerra le donne crescono i figli da sole: non credo siano tutti gay. La nostra genitorialità “è diversa, ma parimenti sana e meritevole di essere riconosciuta”, ha stabilito il tribunale di Roma».
Ha speranza che si arrivi ad una legge sulle unioni civili?
«In Italia si fanno le leggi ad personam ma non per tutelare i figli delle coppie gay, che sono tantissimi e continueranno ad esserci, con o senza leggi. Ma il diritto, e questo lo ha detto su questo giornale anche Stefano Rodotà, non può restare statico, ma deve accompagnare la società nelle sue trasformazioni».
Oriana Liso, la Repubblica 19/9/2014