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 2014  settembre 19 Venerdì calendario

DA MINA A VERDONE IL DIZIONARIO D’AUTORE “QUEST’ANNO LE PAROLE VE LE SPIEGHIAMO NOI”

Per gli stranieri noi italiani ce ne andiamo in giro intonando arie da opera. Se cerchiamo la parola “belcanto” nel nuovo Zingarelli 2015 troviamo che è lo stile interpretativo caratterizzato dal gusto per la fioritura e per il virtuosismo. Ma se vogliamo sapere cosa significhi cantare al di là dei nostri confini geografici e di qualsiasi palcoscenico, perché il canto sia il grido liberatorio del creato e non solo dell’uomo, tanto meno dell’uomo italiano, dobbiamo affidarci a Mina: “Il rumore dell’esistenza è canto. Canta l’acqua, il vento, cantano le fronde degli alberi, le pietre, cantano gli animali, canta l’uomo”. Questo spostamento dalla definizione tecnica e asettica alla narrazione personalizzata ricca di risonanze emotive, è l’innovazione proposta dallo Zingarelli: 55 voci firmate da esponenti della lingua, della cultura, della scienza e del costume, che partendo da una parola hanno scritto un piccolo racconto, divertito, serio, immaginifico a seconda degli sguardi. Volevamo dare al dizionario un fascino che andasse oltre l’etimologia delle parole», spiega lo scrittore Andrea Tarabbia, coordinatore di questa prima edizione del progetto delle “Definizioni d’autore”, dalla quale ha preso il via anche un concorso di cortometraggi ispirati alle “parole firmate” (informazioni sul sito morandinicortidautore.zanichelli.it). Archiviati i vecchi dizionari severi e polverosi, lo Zingarelli diventa un sillabario dei nostri tempi, dalla A di affabulazione (Ermanno Cavazzoni) alla V di voce (Gianna Nannini).
Un contenitore di piccole storie, apologhi brevi, ricordi biografici e a volte anche suggerimenti. Come quello di Carlo Verdone che alla voce ironia avverte: “Come tutti i potenti farmaci va usata con estrema misura e tempo teatrale perfetto”.
CANTAUTORE
Francesco Guccini, cantautore e scrittore
I cantautori erano un’altra cosa. Di solito non diplomati maestri di musica, con voci ben diverse dallo stile del bel canto, però con forti vocazioni letterarie, essi si imposero e crearono un fenomeno che si provò a definire: è cantante, è autore, sia cantautore e non ci si pensi più. Gli antichi Romani, giunti in Africa, si trovarono di fronte a uno strano animale, che non avevano mai visto prima: la giraffa. Ma non lo chiamarono così. Come stazza poteva ricordare un cammello; come colore un leopardo. Fu quindi “camelopardo”. Ecco cosa sono i cantautori, tutti camelopardi: un fenomeno non ben definito, un essere forse mutevole che, come la sirena oraziana, è sì mulier formosa superne, donna bella nella parte superiore ma, ahimè, in quella inferiore, mostruosamente finisce in pesce.
CANTO
Mina, cantante
Dio non canta. Forse non ha mai cantato: si vede che non gli serviva. Ha dato il canto a tutti gli elementi che popolano questo mondo e che si danno da fare per tenerlo vivo. Il rumore dell’esistenza è canto. Canta l’acqua, il vento, cantano le fronde degli alberi, le pietre, cantano gli animali, canta l’uomo. Il canto è un grido, un ululato a gola aperta. Sfiora e urta e sfonda e spacca e libera e imprigiona. Non gli serve di essere ascoltato per avere valore. È una liberazione. Una manifestazione della verità. E non ha bisogno di spettatori.
DESIGN
Giorgetto Giugiaro, designer
Il design svolge un’insostituibile funzione di mediazione tra l’uomo, gli oggetti e i servizi che fanno parte del quotidiano. Partendo dall’esistente, il design lo trasforma mediante interventi capaci di procurare un beneficio sostanziale e non soltanto una valenza estetica. Al designer la committenza chiede concetti, forme e funzioni di portata non solo attuale ma anticipativa, premonitrice del cambiamento. Il design negli ultimi decenni ha allargato i propri confini per affrontare tematiche sociali: il design per tutti e per il sud del mondo, l’approccio al sostenibile, la semplificazione e il recupero delle risorse. La disciplina sta convalidando la propria missione di coscienza critica del progetto.
ELEGANZA
Carla Fracci, étoile
Non si compra l’eleganza: la si possiede, è un dono innato. Per questo, l’eleganza non può essere insegnata: come il talento è qualcosa che, semplicemente, c’è. È il tocco di Mozart o di Giotto, la bellezza di Arvo Pärt o di Picasso.
Eppure l’eleganza non è soltanto in uno stile, in un modo di porsi o nella grazia di un movimento irripetibile e leggero; si trova anche dove non è lecito aspettarsela: nella fatica del lavoro, nell’onestà.
È elegante a suo modo ogni cosa che è o sa apparire semplice, sobria e ci connette con il mistero profondo della vita: il pianto di un bambino, il ridere degli uomini e delle donne, il nostro stesso essere vivi, perfino l’atto del morire.
FANGO
Mauro Bergamasco, rugbista
Il fango si plasma e ci accoglie quando cadiamo, è l’impronta della terra sui nostri corpi, memoria della lotta. La partita, la vittoria, la sconfitta hanno l’odore del fango. Il fango ci nasconde il volto e ci marchia la maglia, che è come una seconda pelle. È sporco, ma non fa male: quando eravamo dei piccoli rugbisti alla fine degli allenamenti giocavamo a tuffarci nelle pozze. Come il sudore, è un marchio e un simbolo di ciò che siamo: il fango alla fine della partita racconta i nostri sacrifici e la nostra
passione.
FEMMINICIDIO
Serena Dandini, conduttrice televisiva
Molti si chiedono perché è stata necessaria l’introduzione di una nuova parola, femminicidio, per un crimine che alla fine è “un omicidio come un altro”. Semplicemente perché non è un omicidio come un altro. Dietro alla catena ininterrotta di donne uccise in quanto donne c’è un grande movente che va portato allo scoperto, un nemico che si annida in ogni tipo di cultura e società: è l’atteggiamento culturale dominante che considera una moglie, compagna, fidanzata, figlia, sorella — insomma una donna — , come “qualcosa” da possedere e non “qualcuno” con pari diritti e dignità. Se la parola non vi piace, inventatevi un altro neologismo, troviamo insieme un termine più aggraziato e pertinente. Ma non facciamo finta che il dramma non esista.
IRONIA
Carlo Verdone, attore e regista
L’ironia è una potente e indispensabile medicina per affrontare la vita. Non costa nulla ma è preziosa: è un approccio filosofico alle nostre vicende quotidiane e ridimensiona ciò che è “troppo” con un sorriso, una risata, una considerazione divertente. L’ironia è sintomo di grande intelligenza e sensibilità: combatte la presunzione, smaschera la mitomania, esercita effetti benefici, a lungo andare, su chi la subisce. E previene in molti casi un atteggiamento depressivo. L’autoironia rende senz’altro migliore chi è capace di praticarla. Ma attenzione: l’abuso di ironia è sinonimo di noiosa e stancante superficialità. Come tutti i potenti “farmaci”, va usata con estrema misura e tempo teatrale perfetto.
MASCHERA
Toni Servillo, attore
Nella maschera c’è qualcosa di profondamente eversivo. La maschera è umana e insieme disumana. È un universale assoluto proprio perché dietro si può nascondere il sé o il vuoto totale, il nulla. Questo è ciò che affascina molto della maschera, e che la maschera dovrebbe conservare, preservare, nel DNA di un attore.
RAGAZZO
Gianni Morandi, cantante
Il ragazzo ama i Beatles e i Rolling Stones, gira il mondo, canta. Vive senza medaglie, ma ha nel petto un cuore allenato dalla corsa e il sorriso inossidabile. Ognuno di noi nel mondo ha un ruolo, e il mio è quello di essere l’“eterno ragazzo”. Sento la responsabilità di dare sempre messaggi positivi, vitali. Solo così posso aiutare a rimanere ragazzi o ragazze le persone che mi amano e mi seguono: se io non cedo e non invecchio, loro rimangono giovani con me.
SPAZIO
Luca Parmitano, astronauta
Lo spazio contiene tutto ciò che esiste o non esiste, il comprensibile, l’immaginabile e quel che per nostri limiti non riusciamo a immaginare. Il nero dello spazio non è un colore: è l’assoluta assenza di colore. La luce, colta lì dove sorge, è di una purezza ineguagliabile, onnicomprensiva, incomprensibile. L’uomo, messo al confronto con un tangibile infinito, si riduce a nuda umiltà. La sua presenza, ogni suo orgoglio è insignificante. Il concetto di tempo perde ogni dimensione: la Storia diventa un foglio bianco da riscrivere. Mentre guardavo il nostro mondo, la Terra, dallo spazio, lo immaginavo viaggiare come un’oasi di vita attraverso un universo più arido di qualsiasi deserto conosciuto: così l’umanità ha sempre viaggiato, inconsapevole, nello spazio.
Raffaella De Santis, la Repubblica 19/9/2014