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 2014  settembre 19 Venerdì calendario

PERISCOPIO

Martedì un comico toscano ha spiegato i problemi dell’Italia tra le risate generali. La novità è che era Benigni. Spinoza. Il Fatto.

L’estrema minaccia di Napolitano è: «Se continuate così, non mi dimetto». Jena. La Stampa.

Ballarò 11,7%, diMartedì 3,47%, il rimanente 88,83% non ha avuto nessun bisogno di aiuto per addormentarsi. MF.

Ho assistito in tv a un match fra la renziana Debora Serracchiani e l’eterno homeless, Corrado Passera. Mattia Feltri. La Stampa.

Le folle vogliono industrie ma non i rifiuti industriali, posti di lavoro ma non inceneritori, benzina ma non raffinerie, automobili ma non traffico, vacanze per tutti negli stessi posti e negli stessi giorni ma non affollamento, evasioni fiscali ma non deficit statale, scioperi selvaggi nei servizi ma non disservizi pubblici, poltroneria propria ma non inefficienza altrui. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Elogio della Repubblica italiana. Rizzoli, 1992.

Memorabile un faccia a faccia televisivo di Umberto Bossi con Ciriaco De Mita. Il ras irpino pontifica ininterrottamente per un quarto d’ora, sfoggiando un eloquio arzigogolato, ostico. Il Senatùr ascolta in silenzio, non batte ciglio, non tradisce alcun sentimento. Quando il microfono passa a lui, esordisce con questa frase, rivolta all’interlocutore sussiegoso: «Ma tàches al tram», attaccati al tram. Mai nessuno era riuscito a smontare con un solo verbo e un solo sostantivo il grandiloquente intellettuale della Magna Grecia. Da scompisciarsi. Alla Fiera di Bergamo, sotto la regia di Roberto Maroni, fra un tripudio di camicie verdi ma soprattutto di ramazze dello stesso colore, va in scena uno spettacolo ben diverso dai riti nibelungici sulle rive del Po o alle sorgenti sul Monviso, ai quali il padre di Renzo detto il Trota, Roberto Libertà ed Eridano Sirio ci aveva abituato. È uno psicodramma che non ha alcunché di evocativo, ma appare invece piattamente terreno, intitolato «L’è ùra de netà fo’ ol polér», è ora di pulire il pollaio. Un Bossi in lacrime viene giubilato con la nomina a presidente onorario, carica fino a quel giorno inesistente nell’organigramma padano. Un contentino. I suoi non se la sono sentita di uccidere il padre, si sono accontentati di toglierselo dai piedi, issandolo su un altare davanti al quale nessuno pregherà più per ricevere la grazia di un posto. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.

Economia e religione hanno in comune non soltanto la quaresima, ma una serie di rituali che fanno la gioia degli studiosi. Ora ci avviamo verso un periodo di crescita, soprattutto della quantità di gente che calca il mondo, le affinità si affinano, gli obiettivi obiettano e il giorno verrà. Massimo Bucchi. ilvenerdì.

Il paparazzo mi spiega: «N’amica mia è dipendente da’a Vodafon. Se licenzia e investe ’a liquidazzione in un negozio de sigarette ’lettroniche in merciandaising (credo intenda in franchising). Tre mesi, e fa er botto. Torna ’a Vodafone chiede d’esse’ riassunta. Cor cavolo. A da vede ’e fialette che deve ancora smaltì». Sandro Veronesi. Corsera.

Ho vissuto in Italia per due anni perché ero sedotto da Roma e dalla lingua italiana che trovavo molto bella e interessante. Ma è solo della Francia che poi sono diventato cittadino. Max von Sydow, interprete del Settimo sigillo di Ingmar Bergman. Le Figaro.

Più avvincente e mélo è la storia di Tom Katt: il suo vero nome è David Papaleo, ed è stato per anni, muscoloso e peloso com’è, il bottom più ricercato dai registi a luci rosse. Per emergere negli spettacoli on stage si era fatto iniettare il Synthol, un olio paraffinato che consente di gonfiare i muscoli senza allenamento e conferisce un aspetto da mostro espanso in polistirolo. Avendogli questa sostanza fatto infezione, a soli trentasei anni è stato ricoverato in ospedale perché rischiava di morire; qui ha conosciuto un’infermiera cristiano-evangelica che l’ha convertito contemporaneamente alla propria religione e alla eterosessualità. Ora predica in giro per l’America, mettendo in guardia i giovani contro l’eccesso dell’esibizionismo e della lascivia. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli.

In Italia non ti perdonano il successo. L’invidia muove il mondo. Marco Goldin, il più grande organizzatore di mostre in Italia. Il Giornale.

Da lontano veniva il ruggito semispento dei primi autobus della giornata. Piero Chiara, Il cappotto di astrakan. Mondadori, 1978.

Il Palatino sembra un campo di battaglia di Sarajevo. Ci sono soltanto ruderi. Non ci sono invece didascalie ben fatte, tabelloni, ricostruzioni. Se uno non ha letto venticinque libri di storia romana, non è in grado nemmeno di intuire che cosa fosse il colle su cui è nata la Città Eterna. Ecco, dovremmo riuscire a comunicare al mondo che cosa è il nostro patrimonio culturale. Umberto Broccoli, sovrintendente ai beni culturali di Roma dal 2008 al 2013. Sette.

Era un tipo molto alto, coi capelli grigi, il viso lievemente arrossato, odorava di squisiti pasti messi in conto trasferte, indossava un abito di una stoffa che addirittura puzzava, tanto era buona. Heinrich Böll, Biliardo alle nove e mezzo. Mondadori, 1959.

Da bambino ero discolo, mi ribellavo, volevo la mia autonomia, non mi piaceva andare a scuola. Così ho cominciato a lavorare presto. Il lavoro mi ha realizzato: non ho perso il sapere della scuola, piuttosto ho acquistato i saperi della vita. Lavoravo come commesso nel negozio di calzature di papà: lì ho capito che sapevo scegliere, che ero in sintonia con quello che piaceva alla gente. Sentivo la necessità di fare delle cose perché vedevo che le persone intorno a me le capivano. Risolvere i problemi è sempre stata un’attività che mi affascinava: in fondo è nella natura di tutti gli uomini essere un po’ bricoleur. Elio Fiorucci, stilista. Corsera.

Charles Trenet mi fermò per dirmi: «Debbo terminare di scrivere una lettera. Pago troppe tasse. Debbo scrivere al ministro delle finanze per spiegargli che non ho i mezzi per essere così ricco come lui crede». Pascal Sevran, Tous les bonheurs sont provisoires. J’ai lu, 1996.

Singer è letto perché il mondo ha fame del suo passato. Egli è letto inoltre perché la sua prosa restituisce quello che è scomparso e quello che è stato annientato. Bruno Corty. Le Figaro.

I bambini sono i protagonisti di un tempo in cui tutto può ancora avvenire. Valerio Berruti, pittore. La Stampa.

L’uomo di potere è il solo che può permettersi di diventare impotente e circondarsi di belle donne. Roberto Gervaso.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 19/9/2014