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 2014  settembre 19 Venerdì calendario

FRANCIA E GERMANIA AD ALZO ZERO CONTRO LO STRAPOTERE DI GOOGLE

C’è un scena madre, nel mitico Missione Goldfinger - uno dei capolavori della saga di 007. È quando Sean Connery si accorge che il «cattivo» del film, un memorabile Gert Frobe-Auric Goldfinger, bara al gioco grazie a un microauricolare-radio attraverso il quale un’avvenente collaboratrice gli rivela le carte nelle mani degli avversari, spiate dall’alto con un potente binocolo. James Bond strappa il binocolo e arresta la spia, sibilando nell’auricolare del boss: «E adesso, Goldfinger, comincia a perdere».
Qualcosa di simile sta succedendo – speriamo – a Google. Che si è beccato in Francia una procedura di accertamento fiscale che condurrà quasi certamente (quello è un paese serio_) a una sanzione monstre, perché i francesi sono persone determinate, hanno ancora il senso dello stato e si sono stufati di essere turlupinati da Google che facendo business a manetta in tutta Europa paga le tasse, quelle poche, solo in Irlanda. Intanto la Germania ha imposto, o meglio sta cercando di imporre, a Google una maggiore trasparenza sull’algoritmo-chiave del motore di ricerca_ Il colosso americano ha risposto picche ma è solo il primo round e poi, insomma, sono già due gli stati – e grandi mercati! – europei che hanno fatto la faccia feroce contro il capobastone mondiale del web.
Non sono episodi isolati. Sono, al contrario, le prime tardive e sacrosante picconate a un monopolio spaventoso, come mai s’era visto prima nella storia dell’economia umana, che gli Stati Uniti tollerano - liberisti come sono - ma che prima o poi essi stessi provvederanno a spezzare come hanno fatto nei decennio passati con quello di At&t e della Itt, limando le unghie perfino a Microsoft, che sta a Google come lo sparring partner stava a Mike Tyson, quando era campione mondiale dei pesi massimi.
Il guaio è che attorno al moloch di Mountain View aleggia un’aureola di stupido positivismo che confonde l’oggettiva positività potenziale del fenomeno Internet – forse la più grande rivoluzione tecnologico-sociale che la storia dell’umanità ricordi – con i suoi effetti pratici, devastanti e del tutto indigesti, con la sua gestione concreta, appannaggio di pochissimi magnati che operano al di fuori di ogni controllo_
L’invadenza di Google mette in discussione – unita a quella dei vari Facebook, Twitter eccetera – la privacy di ciascuno di noi, scardina senza alcun vantaggio per nessuno interi settori economici e minaccia di inquinare la politica per le evidenti potenzialità di manipolazione delle opinioni che ha sviluppato. Non si tratta di combatterlo, ma di regolarlo. L’Europa, per una volta, ha cominciato bene con Parigi e Berlino. Roma si svegli e s’adegui.
Sergio Luciano, ItaliaOggi 19/9/2014