Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 19 Venerdì calendario

IL JIHAD SBARCA IN AUSTRALIA: «DECAPITEREMO GENTE A CASO»


Persino la lontana Australia, quasi agli antipodi del Medio Oriente, si scopre in prima linea contro i terroristi dell’Isis, a riprova che il pericolo è reale ovunque, anche in Italia. All’alba di ieri una vasta retata è stata compiuta da 800 poliziotti pesantemente armati a Sydney e Brisbane contro affiliati al movimento. Sono stati arrestati 15 estremisti ritenuti vicini al Califfato formatosi a cavallo di Siria e Iraq. L’accusa più grave riguarda l’incredibile piano di rapire a casaccio cittadini australiani e decapitarli di fronte a una telecamera per «diffondere il panico in tutto il Paese», come ha detto il primo ministro australiano Tony Abbot commentando la maggiore operazione antiterrorismo australiana. Fra gli arrestati, Omarjan Azari, subito portato davanti ai giudici che lo hanno imputato ufficialmente di preparativi terroristici. Le uccisioni dimostrative dovevano avvenire dopo che la vittima fosse stata avvolta in una bandiera nera dell’Isis. Abbot ha spiegato: «Abbiamo agito in base a informazioni d’intelligence. Un membro australiano dell’Isis, di una certa autorità, ha diramato l’ordine di tali uccisioni a una rete di appoggio nel nostro Paese. Non era solo un sospetto, ma una minaccia reale, perciò la polizia ha agito». Il premier non ha nominato il leader, ma la stampa locale lo indica in Mohammad Ali Baryalei, un ex buttafuori di Sydney. Sarebbe stata la sua telefonata ai militanti australiani a venir intercettata dagli 007, dando il via alla retata. Meno di una settimana fa, il 12 settembre, si era già avuto un sentore quando Abbott aveva innalzato l’allerta terroristica al livello più alto dal 2003.
Gli immigrati musulmani in Australia sono il 2,2% della popolazione e fra questi il governo stima che solo cento persone condividano i delitti dell’Isis. La tensione è alta, soprattutto dopo che Abbot ha annunciato che il Paese parteciperà alla lotta contro il Califfato mandando 600 militari in Medio Oriente. I jihadisti con passaporto australiano sarebbero 60 fra Iraq e Siria, più 20 rientrati nel Paese. Su costoro si concentra la polizia, temendo che facciano seguaci. Il 60 % di essi sarebbe d’origine libanese. Fra loro, il primo kamikaze, Abu Asma detto «Al Australi», che compì un attacco suicida il 21 luglio, e due arrestati eccellenti pescati a Brisbane già il 10 settembre, Mohamed Elomar e Khaled Sharrouf, quest’ultimo incarcerato dal 2008 al 2012 col sospetto che preparasse un attacco alla centrale nucleare australiana di Lucas Heights.
Intanto, sul terreno i raid aerei americani delle ultime ore hanno colpito quattro postazioni islamiste vicino a Baghdad, mentre la ricognizione aerea con droni ha svelato in serata che in Siria, fra Aleppo e la frontiera con la Turchia, le milizie Isis con carri armati e lanciarazzi hanno conquistato un distretto di ben 21 villaggi curdi. Dalla Gran Bretagna, un appello firmato da cento imam chiede la liberazione del cooperante Alan Henning, rapito in Siria, ma l’Isis ribatte minacciando la decapitazione del soldato libanese Kamal Mohamman Hujeri, catturato con 20 commilitoni, dei quali due già uccisi. La mobilitazione americana prosegue e il Congresso di Washington ha approvato con 273 sì e 156 no la fornitura di armi ai ribelli siriani contrari all’Isis, una mossa su cui non tutti approvano Obama, dato il dubbio sulle altre formazioni anti-Assad. Apre ad attacchi aerei anche l’Olanda, pronta a schierare suoi caccia F-16, ma l’Iran, in polemica con gli USA avverte per bocca del ministro degli esteri Zarif: «L’Isis non si può battere solo dal cielo».