Gino Castaldo, la Repubblica 19/9/2014, 19 settembre 2014
JIMI, LA DROGA C’È MA NON SI VEDE
Sorpresa. Per la prima volta la vita di un geniale artista, notoriamente condizionata da uso e abuso di droga, è narrata senza porre alcuna enfasi sul problema, che altrove ha ispirato discutibili biopics. E così il Jimi Hendrix di John Ridley è molto diverso dal molesto tossicodipendente Jim Morrison di Oliver Stone, dall’inguaribile drogato Bix Beiderbecke di Pupi Avati, e perfino dal Charlie Parker di Clint Eastwood il quale, volendo rendere omaggio alla leggenda di Bird, si è scordato di spiegarci perché era un genio. All is by my side (da ieri in sala) è un film delicato, racconta un anno cruciale della vita di Hendrix (dalle cantine all’exploit di Monterey), senza retorica, senza scorie mitologiche, piuttosto con sincera devozione, passando con leggerezza tra alcuni fantastici episodi di questa storia pazzesca, casomai seguendo il ritmo degli effluvi di marijuana o di un leggero trip, costruendo una narrazione sbilenca ma poetica. La droga c’è ma non si vede, non prende mai il sopravvento e, per assurdo forse ci restituisce un Jimi Hendrix più umano, più vero della sua stessa leggenda.