Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 18 Giovedì calendario

APPUNTI PER FRAMMENTI - LA GIORNATA POLITICA


MILANO - La Commissione Lavoro del Senato ha approvato la delega lavoro. Il Jobs Act approderà martedì in aula. Il voto favorevole arriva all’indomani della presentazione - da parte del governo - dell’emendamento che introduce il contratto unico di lavoro a tutele crescenti. L’obiettivo del governo è arrivare a un’approvazione delle legge delega da parte del Parlamento entro la fine di ottobre per poi poter iniziare a scrivere i decreti delegati che dovrebbero completare la riforma avviata a marzo per la prossima primavera.
LA SCHEDA.
Il percorso però resta ancora complicato, soprattutto sul fronte dell’articolo 18 che l’esecutivo vorrebbe superare grazie a un radicale intervento sugli ammortizzatori sociali: dal sussidio di disoccupazione fino a due anni al percorso di reinserimento al lavoro, attraverso la nuova agenzia del lavoro.
VOTA IL SONDAGGIO.
Il via libera della Commissione, però, non placa i mal di pancia in casa Pd
restano tanto che il presidente del partito, Matteo Orfini, ha chiesto correzioni al testo e l’ex segretario Pier Luigi Bersani parla di "intenzioni surreali" riferendosi proprio al contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che aprendo la strada al superamento dell’articolo 18, disciplinando i licenziamenti senza giusta causa.
LE STIME DEL FMI.
Il nodo da sciogliere è quello del reintegro sul quale il premier Matteo Renzi non ha ancora preso posizione come nemmeno ha fatto il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. Non è chiaro se il governo voglia escludere totalmente la possibilità di reintegro per i licenziamenti senza giusta causa prevedendo un indennizzo che aumenta con l’anzianità di servizio, oppure non prevedere il reintegro solo per i neoassunti.
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, però getta acqua sul fuoco: "Il reintegro per lincenziamenti discriminatori non è mai stato discusso". Gli otto componenti del Pd in commissione Lavoro al Senato hanno votato sì alla delega sul lavoro, mentre i parlamentari di Forza Italia si sono astenuti.
Sel e 5stelle hanno abbandonato i lavori della Commissione: i parlamentari dei due partiti hanno deciso di abbandonare la seduta dopo la richiesta del presidente Maurizio Sacconi di ritirare gli emendamenti perché comunque il governo avrebbe dato parere contrario.

PREVISIONI DEL FMI
MILANO - Terzo anno consecutivo in recessione per l’Italia: quest’anno il Pil calerà dello 0,1%. E’ la fosca previsione del Fmi che mette l’accento sulla disoccupazione arrivata al 12,6%: "Serve un’azione radicale" dicono gli economisti di Washington. Ma soprattutto secondo il Fondo monetario internazionali serve una manovra da 7-8 miliardi: "Un ulteriore aggiustamento rispetto ai piani delle autorità (fino allo 0,5% del Pil a seconda della forza della ripresa) aiuterebbe a raggiungere un piccolo surplus strutturale nel 2015". Le previsioni del Fmi arrivano pochi giorni quelle, sempre al ribasso, da parte dell’Ocse.
Insomma il Pil italiano resterà ancora negativo nel 2014 per iniziare, però, a risalire dal prossimo anno. Il Fmi ribadisce, dunque, quando detto dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che la scorsa settimana aveva anticipato il documento di programmazione economica e di fatto confermato le ultime previsioni delle organizzazioni internazionali.
"Sono tre anni che abbiamo un numero negativo, quest’anno può darsi che avremo un numero negativo ma sarà minore rispetto agli altri anni" aveva detto Padoan ricordando che nel 2012 il Pil è stato negativo per il 2,4% e nel 2013 ha perso l’1,9%. L’Ocse, il primo degli enti che ha rivisto in negativo il cammino dell’Italia ha annunciato una contrazione dello 0,4%, seguito poi da Confindustria.
Per Moody’s, l’agenzia di rating l’Italia perderà lo 0,1% del Pil.
Leggi tutte le previsioni.
Il Fmi ha quindi rivisto al ribasso al -0,1% la crescita dell’Italia dalla stima precedente del +0,3%: secondo Washington il Pil tornerà a crescere nel 2015 (+1,1%), per poi accelerare nel 2016 a +1,3%. A preoccupare gli economisti è soprattutto il tasso di disoccupazione che salirà quest’anno ai massimi dal dopo-guerra, al 12,6% dal 12,2% del 2013. Per il Fmi il tasso resterà a due cifre almeno fino al 2017: per questo serve un’azione più radicale per creare di posti di lavoro.
In salita anche il debito italiano pubblico che quest’anno toccherà il 136,4% del Pil nel 2014, per poi scendere progressivamente arrivando al 124,7% nel 2019. A complicare la situazione c’è il rapporto deficit-pil che si attesterà al 3% per poi calare allo 0,4% nel giro di 5 anni.
Secondo il Fondo monetario le riforme nell’agenda del governo sono valide, a cominciare dal Jobs Act, ma la situazione è delicata, perché il debito è sostenibile, ma esposto ai rischi della congiuntura internazionale. In questo senso la spendig review è uno "strumento importante", ma le analisi suggeriscono che "ulteriori risparmi saranno difficili senza affrontare la questione pensioni che rappresentano il 30% della spesa totale. L’Italia spende sette volte di più per un anziano che
per un non anziano". Per il Fmi ci sono anche spazi per migliorare anche la spesa sanitaria.


FUMATA NERA
ROMA - Niente di fatto. Dopo le fumate nere, le ire, i moniti e le polemiche dei giorni scorsi, oggi il parlamento ci ha provato di nuovo. E si è riunito per il tredicesimo scrutinio. Ma la seduta si è conclusa senza alcun risultato. Da eleggere ci sono ancora due giudici costituzionali e altrettanti componenti laici al Csm. Ma la votazione (che è segreta) non è riuscita a trovare una sintesi neanche stavolta, e l’accordo politico stretto tra Pd e Forza Italia sui nomi di Luciano Violante (per i primi) e Donato Bruno (per i secondi) incassa batoste di seduta in seduta, tra franchi tiratori e assenze ingiustificate.
Oggi a Violante sono state accordate 542 preferenze, mentre Bruno ne ha prese 527. Quel che è certo è che, per sfondare il muro dei 570 voti necessari al via libera definitivo, democratici e berlusconiani hanno tentato di ’trattare’ - rispettivamente - con Vendola e con la Lega. Ma il ’soccorso rosso’ di Sel, che pure in parte ci sarebbe stato (l’ex presidente della Camera è salito rispetto ai 518 sì di ieri sera), non si è rivelato sufficiente. Quanto al Carroccio, secondo indiscrezioni, i leghisti potrebbero chiedere una contropartita (oltre a Bruno, infatti, Forza Italia candida anche Pierantonio Zanettin al Csm). Oggi a Roma il leader di Fi, Silvio Berlusconi, incontrerà i rappresentanti della Lega per lavorare a un’intesa.
Il clima è incandescente, e il voto è rinviato a martedì prossimo alle 12. Da qui ad allora sarà necessario trovare soluzioni per evitare il perdurare di uno stallo che ormai è imbarazzante.
Nonostante la débacle, tuttavia, il capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, ha escluso la possibilità di rinunciare al ticket: "Andiamo avanti sicuramente su Violante e Bruno". Prima dell’esito, invece, era arrivato l’affondo di Pier Luigi Bersani, ex segretario Pd, ai microfoni di SkyTg24: "C’è qualcuno che non sta a quello che si dice, sono quei soliti 20-30... non sono 800. Io l’ho già vissuta ’sta roba qui, ci sono già passato".
Intanto, il premier Matteo Renzi ha risposto così a chi lo ha interpellato sullo stallo delle Camere, prima di entrare stamani al Nazareno dove si è riunita la nuova segreteria ’plurale’ di partito: "Il presidente della Repubblica ha totalmente ragione nel merito e nel metodo: si deve andare veloci" in parlamento per l’elezione dei membri di Consulta e Csm. Credo che il parlamento oggi o nei prossimi giorni troverà una soluzione di alto livello". Il premier non ha fornito dettagli sui nomi, ma ha sottolineato la condivisione delle parole di Giorgio Napolitano. "Vediamo se nelle prossime ore o nei prossimi giorni si chiuderà la partita sia della Corte Costituzionale sia del Csm". Poi il premier ha parlato anche dell’Italicum: "La legge elettorale è una priorità, spero che possa essere calendarizzata la prossima settimana".
Di sicuro c’è che ieri dopo la frustata di Napolitano alle Camere, Renzi e Berlusconi si sono incontrati (foto) per un check up urgente sulla tenuta del patto del Nazareno (di cui l’intesa sul ticket Violante-Bruno è figlia). Ma su un eventuale ingresso di Forza Italia nel governo, oggi è la stessa Serracchiani a chiosare (video): "L’ipotesi è stata esclusa dal premier in modo chiaro e netto: i rapporti con Fi sono determinati da accordi sulle riforme istituzionali".
Condividi
Ad attaccare di nuovo Napolitano era stato il leader del M5s, Beppe Grillo, che dal blog ha rilanciato: "Noi in questa combine non c’entriamo". ’Combine’, all’inglese. ’Biscotto’, per dirla in gergo sportivo. Vale a dire, una partita truccata. E dinanzi al ticket Violante-Bruno - ha proseguito Grillo - "M5s questi non li vota" perché "o ci sono candidati all’altezza delle istituzioni, o il Movimento non si sporcherà le mani". A Grillo fa eco il deputato Alessandro Di Battista che contro Napolitano aveva tuonato: "Ma non si vergogna?".
Dai pentastellati, tuttavia, era partita anche una richiesta legata alla ’produttività’ dell’aula. Con una lettera inviata ai presidenti Boldrini e Grasso, si era chiesto che il parlamento venisse convocato in seduta notturna per l’elezione di Consulta e Csm, lasciando così la sessione diurna alla discussione e all’approvazione dei provvedimenti legislativi.