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 2014  settembre 18 Giovedì calendario

LA STAFFETTA «SFASATA» TRA LA FED E LA BCE

La banca centrale americana (Fed) continua la politica monetaria del doppio binario: espansione monetaria oggi con restrizione in un domani non meglio specificato. Da questa ambiguità traggono vantaggio solo la parte più miope dei mercati - quelli finanziari - e la stessa Fed, che così può meglio accomodare sia gli interessi di Wall Street che quelli della politica. Allo stesso tempo, l’ambiguità può danneggiare non solo l’economia americana, visto che riduce l’efficacia dell’azione di chi, come la Banca centrale europea (Bce), sta provando a mettere in atto politiche espansive.
Il presidente Yellen ha annunciato quello che tutti si attendevano: la politica monetaria americana continuerà ad essere caratterizzata dalla strategia di «un colpo al cerchio ed un altro alla botte». Traduzione: l’eccesso di crescita della base monetaria creato acquistando titoli va scemando, ma l’orientamento della politica monetaria continuerà a rimanere espansivo per un tempo indeterminato.
L’ambiguità della politica monetaria americana mostra la non volontà della Fed di ritornare ad una gestione della moneta basata sulle regole. Dobbiamo chiedere aiuto alla memoria per ricordare quali erano le buone regole della politica monetaria fino al 2007. Se l’efficienza richiede certezza, da una banca centrale dobbiamo aspettarci che «si leghi le mani». Se la crescita economica è guidata dalle aspettative, la banca centrale deve governare le aspettative, formulando una regola di comportamento. La regola di comportamento deve avere due caratteristiche: deve essere flessibile e credibile. Le regole di politica monetaria hanno un altro vantaggio: migliorano il coordinamento delle politiche monetarie a livello internazionale. Il meccanismo delle regole monetarie aveva però un difetto: assumeva che mercati bancari e finanziari basati sulla autoregolamentazione tendessero contemporaneamente all’efficienza ed alla stabilità. Era un errore enorme: ce ne siamo tutti accorti con la crisi.
La Grande Crisi ha spazzato le regole monetarie, lasciando campo aperto alla discrezionalità. La Fed ne ha tratto i massimi vantaggi, in termini di burocrazia che ampia i suoi poteri. Di partenza, il generico mandato istituzionale cosiddetto duale della Fed che chiede alla politica monetaria di essere flessibile al fine di orientare al meglio la dinamica di prezzi, crescita e tassi di interesse consente ampi margini di discrezionalità. Più il banchiere centrale è discrezionale, però, più è alto il rischio che sia catturato: dalla politica, e/o dalla finanza. Il banchiere discrezionale può seguire il ciclo della politica, o il ciclo degli affari, con vantaggi per la sua istituzione e/o personali. Sarà un caso, ma il mandato duale caratterizza non solo la Fed, ma anche la Banca Popolare Cinese.
La discrezionalità della Fed era giustificata dalla crisi finanziaria. Ma terminata la situazione straordinaria, la politica monetaria deve tornare ad essere guidata da regole. Regole probabilmente diverse da quelle ante Crisi, ma comunque binari che diano certezze all’economia ed al contempo riducano il rischio di banchieri centrali accondiscendenti verso interessi particolari, politici o finanziari.
La Fed invece non vuole tornare alla normalità. L’assenza di regole monetarie peggiora l’uscita dal periodo straordinario dell’economia Usa, qualunque siano le modalità ed i tempi. L’ambiguità della Fed danneggia anche le politiche delle altre banche centrali. In Europa il momento è particolarmente delicato. La nostra Bce sta cercando di dare una ulteriore spinta all’espansione monetaria, stretta tra la trappola della liquidità di un sistema economico che non trasmette gli impulsi monetari all’economia reale e la trappola politica di un sistema istituzionale in cui gli attori politici sono multipli ed eterogenei. Le due trappole hanno reso il cammino della Bce difficile e lento; altra incertezza esportata dalla Fed le alimenta entrambe.
Donato Masciandaro, Il Sole 24 Ore 18/9/2014