Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 18 Giovedì calendario

FITCH: DA DEFLAZIONE RISCHIO RATING ITALIA

L’Italia è uno degli otto Paesi dell’Unione europea e dei sei dell’Eurozona (un terzo dell’area valutaria) chiamata a fronteggiare ufficialmente la deflazione (-0,2% ad agosto). Le fanno compagnia Portogallo, Polonia, Slovacchia, Italia, Spagna, Grecia, Estonia e Bulgaria. Lo certifica Eurostat che ieri ha anche indicato un’ inflazione nell’area euro allo 0,4%. Al di là del dato medio, per i Paesi in deflazione, e in particolare per l’Italia, si aprono due scenari. Se l’inflazione riparte vorrà dire che sarà ripartita anche la crescita. In caso contrario – spiega Fitch in un rapporto dedicato alla deflazione nella zona euro – potrebbero scattare downgrade sovrani. L’agenzia di rating – che attualmente attribuisce all’Italia un giudizio BBB+ con outlook stabile e su cui si esprimerà il 24 ottobre – indica che lo scenario attuale dei rating ipotizza per l’Italia una ripartenza dell’inflazione con chiusura a 0,6% nel 2014, 1% nel 2015, 1,3% nel 2016. In questo scenario il Pil dovrebbe crescere dello 0,4% nel 2014 (anche se stime Ocse e Confindustria indicano un calo dello 0,4%), dell’1% nel 2015 e dell’1,2% nel 2016. Ma c’è anche lo scenario B, quello meno favorevole in cui Fitch ipotizza un protrarsi della deflazione (0 nel 2014, -1,5% nel 2015, -1,2% nel 2016). In questa ipotesi di «protratta deflazione alla giapponese» si uscirebbe dalla recessione solo nel 2017: nel frattempo il Pil perderebbe lo 0,5% nel 2014, 2015 e 2016, con un tasso di disoccupazione in progressiva salita oltre il 13%. Pur considerando che l’Italia continui a marciare con un avanzo primario compreso tra il 2,4% e il 3%, Fitch ipotizza in questo scenario B un rapporto debito/Pil crescente, con il superamento dell 150% nel 2022. A quel punto secondo l’agenzia sarebbe difficile che l’Italia possa mantenere l’attuale rating, che è a soli tre gradini dalla soglia non investment grade, fuori dall’orbita di molti fondi di investimento.
@vitolops
Vito Lops, Il Sole 24 Ore 18/9/2014