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 2014  settembre 18 Giovedì calendario

ENI, I MEDIATORI E GLI SMS DI DESCALZI SPIEGATI A MATTEO

Il premier Matteo Renzi prima ha twittato “Sono felice di aver scelto Claudio Descalzi ceo di Eni. Potessi lo rifarei domattina”. Poi ha bacchettato giornalisti e inquirenti: “Non consentiamo a uno scoop di mettere in crisi dei posti di lavoro o a un avviso di garanzia citofonato sui giornali di cambiare la politica aziendale di un Paese”. Ma i fatti meritano più attenzione: la storia della concessione nigeriana inizia 16 anni fa. Il 29 aprile 1998 il governo nigeriano assegna alla società Malabu, controllata al 50 per cento dal figlio del dittatore Abacha, la concessione petrolifera Opl245. Il prezzo allora è 20 milioni, quello pagato realmente da Malabu 2 milioni. Pochi mesi dopo muore Abacha e il ministro del petrolio Dan Etete ottiene di fatto il controllo della società. Nel 2001 Malabu vende il 40 per cento a Shell ma il governo nigeriano minaccia di revocare la concessione. Ne nasce un contenzioso lunghissimo. Il 7 novembre 2007 Etete viene arrestato in Francia, accusato di riciclaggio e corruzione, e condannato a una multa da 8 milioni di dollari. Tra 2007 e 2009 Malabu tratta la vendita di Opl 245 con i russi di Gazprom e con Chief Akinmade, il manager di Nae, controllata di Eni in Nigeria. Niente di fatto. Il 9 dicembre 2009 il diplomatico russo Ednan Agaev presenta a Etete il mediatore Emeka Obi, amico di Gianluca Dinardo, a sua volta legato a Luigi Bisignani, molto vicino a Paolo Scaroni, allora a capo dell’Eni.
Il 28 dicembre 2009 il capo della Nae, Roberto Casula, scrive a Obi: “Nae è interessata all’acquisizione di una partecipazione nel Opl 245. Le chiediamo gentilmente di inviarci un estratto del mandato del titolare riguardo a questa opportunità. (…) Nae è pronta e capace di muoversi velocemente su questa opportunità”. Dal 2007 Etete sognava una lettera come questa. La ottiene solo grazie alla catena Obi-Dinardo-Bisignani-Scaroni. La prima cosa che Eni chiede a Obi è di spedirgli il mandato esclusivo. Grazie a questa lettera di Casula, Obi può chiedere il mandato esclusivo che, in caso di affare fatto, vale 200 milioni, una parte dei quali andranno ovviamente a Dinardo e Bisignani.
Il 28 dicembre 2009 a Lagos si incontrano Vincenzo Armanna, Obi e Etete. Si discute del prezzo per l’intervento di Obi: 200 milioni di dollari. Le versioni sul senso della richiesta però divergono: secondo Etete, in quell’incontro Armanna spiega che i 200 milioni sarebbero stati usati anche per dare mazzette ai manager Eni, compresi Descalzi e Scaroni. Il giudice però crede a Obi: quei 200 milioni erano solo la commissione per lui che poi avrebbe girato una parte a Di-nardo che poi ne avrebbe girata una parte a Bisignani. Per il giudice inglese le prove portate da Etete contro i manager Eni sono false ma i pm milanesi oggi danno credito all’ex ministro e indagano Scaroni, Descalzi, Armanna e Casula. Primo febbraio 2010: Malabu firma con la Evp di Obi un mandato esclusivo a trattare con Eni per Opl 245. Etete ha dichiarato di essere stato pressato da Eni per dare questo mandato. Il 4 febbraio 2010 Descalzi incontra all’hotel Principe di Savoia di Milano Etete e Obi. Per Obi (e quindi Dinardo e Bisignani) è un successo. De-scalzi paga il conto della cena. Il 24 febbraio la Nae di ENI firma con Obi un accordo esclusivo. Altra vittoria per la cordata Bisignani. Il 10 aprile Descalzi invia una mail a Obi: “Sono a Londra. Se vuoi possiamo prendere un caffè alle 9 e 30 al Jumeirah Hotel”. Il 16 aprile Obi scrive un sms a Descalzi: “Stiamo facendo buoni progressi”. 27 aprile 2010: Armanna invia una lettera con una proposta di acquisto del 40 per cento della società per Opl245. Malabu rifiuta.
Tra agosto e ottobre 2010 Obi continua a incontrare Descalzi. Il 9 ottobre Dinardo chiama Bisignani: “Volevo darti un messaggio importante per quello pelato (Descalzi, ndr)”. Il 13 ottobre Dinardo chiama Bisignani allarmato: Eni vuole scavalcare Obi e trattare direttamente con Etete e il governo nigeriano. Se Obi non incassa i 200 milioni di dollari, anche loro non prendono nulla. Obi: “Dinardo mi aiutò a evitare che questo avvenisse”. Come? Dinardo chiama Bisignani che chiama Descalzi e lui lo rassicura: “No, abbiamo parlato soltanto con lui e con nessun’altro, quindi è impossibile”. Il 14 ottobre Descalzi aggiorna Bisignani sulla trattativa: “Direi che le cose stanno, penso, procedendo bene”. Il giorno dopo viene steso l’accordo complessivo, il settlement agreement. Il 20 ottobre all’hotel George V di Parigi si incontrano Obi ed Etete. Obi racconta ai giudici: “Un’offerta formale di Eni era imminente e io dovevo andare quella sera a Milano con l’aereo. Etete mi disse: corri se vuoi prendere i tuoi 200 milioni di dollari”. Il 30 ottobre Eni presenta un’offerta per il 100 per cento di Opl 245: 1,2 miliardi di dollari. Malabu rifiuta.
Il 17 dicembre 2010 esce un articolo sul Fatto in cui si rivela l’inchiesta napoletana su Alfonso Papa, che riguarda anche Bisignani (ma questo si saprà dopo). L’8 marzo 2011 Scaroni viene convocato dai pm Woodcock e Curcio che chiedono conto delle telefonate sull’affare nigeriano. Lui si limita a dire: “Bisignani mi disse che (...) un nigeriano cattolico diceva di avere un mandato per vendere una quota della Malabu; al riguardo io presentai il Bisignani al De-scalzi che è il responsabile del settore Oil dell’Eni; tale trattativa non è andata a buon fine”. In realtà in quel momento le trattative tra Malabu ed Eni sono alla stretta finale. Proprio quando Scaroni, Dinardo e Bisignani scoprono che i pm sanno tutto grazie alle intercettazioni, il ruolo della cordata Obi-Dinardo sfuma. La Evp di Obi viene esclusa dall’affare.
Il 14 aprile OBI incontra Roberto Casula e capisce di essere stato fatto fuori. Il 29 aprile Opl 245 passa all’Eni ma con una strana triangolazione: il governo chiude la lite con Malabu, si ricompra la concessione per 1 miliardo e 92 milioni di dollari e la gira a Eni e Shell al medesimo prezzo. A giugno Bisignani finisce ai domiciliari per la P4. Il 3 luglio 2011 Obi fa causa a Malabu a Londra, finanziato da Di-nardo. Chiede ai giudici inglesi il sequestro di 200 milioni di dollari di Malabu. Il 17 luglio 2013 Obi vince, la Malabu di Etete paga 110,5 milioni di dollari. La quota di Dinardo dovrebbe essere di 15-20 milioni. Bisignani dice di non accampare pretese. Il 20 settembre l’ong Re: Common presenta un esposto ai pm di Milano sul caso Nigeria. Il 18 febbraio 2014 il Parlamento della Nigeria chiede di annullare la concessione Opl 245. A maggio la Procura di Milano fa sequestrare in Svizzera i 110 milioni di dollari di Obi e Dinardo. In estate i pm De Pasquale e Spadaro di Milano iscrivono nel registro degli indagati anche Scaroni, Bisignani, Descalzi, Casula, Armanna e Obi per corruzione internazionale. A settembre 2014 ottengono il sequestro di 83,9 milioni di Malabu. Ma per Renzi non è successo nulla.
Marco Lillo, il Fatto Quotidiano 18/9/2014