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 2014  settembre 18 Giovedì calendario

IL SOGNO: IL MODELLO DELLA DANIMARCA (MA NON È PER TUTTI)

Il meccanismo che ha in mente Matteo Renzi per superare l’articolo 18 passa per il rispolvero del “modello danese”. Sistema caro al senatore Pietro Ichino e rilanciato più volte, tramite gli articoli del Corriere della Sera, dal professor Francesco Giavazzi. Prima di accorgersi che la differenza di dimensioni tra Italia e Danimarca - 60 milioni di abitanti la prima, solo sei milioni, la seconda - rende difficile l’importazione di quel modello. Nel suo discorso in Parlamento di martedì scorso, Renzi ha illustrato così il sistema: “Dobbiamo far si che non ci siano più strumenti di cassa integrazione ma che ci sia un meccanismo semplice per tutti per cui, se sei licenziato, hai la possibilità di essere accompagnato dallo Stato e hai il dovere, al primo, secondo o terzo tentativo, di accettare l’offerta di lavoro che ti viene fatta ”.
In Danimarca funziona così: per avere diritto alle prestazioni di disoccupazione, è necessario aderire a una cassa di assicurazione contro la disoccupazione, essere residenti e avere un’età compresa tra i 18 e i 63 anni. Ha diritto all’indennità di disoccupazione chi è disoccupato, iscritto agli uffici di collocamento (Jobcenter), alla ricerca attiva di un lavoro e disponibile sul mercato del lavoro. La durata è illimitata ma il pagamento è sospeso se il beneficiario o il suo partner si rifiutano, senza ragioni sufficienti, di partecipare ad una misura occupazionale o se, per diverse volte, non consegnano una relazione sulle opportunità di lavoro incontrate. Gli importi sono piuttosto alti, almeno per gli standard italiani: le persone sotto i 25 anni che vivono fuori dalla famiglia beneficiano di 743 euro (359 euro se sono all’interno della famiglia) ma quelle che mantengono almeno un figlio arrivano a 1.532 euro. Una coppia sopra i 25 anni senza figli percepisce 2.307 euro mentre con almeno un figlio 3.172. Se i figli sono due si arriva a 3.280 che salgono a 3.387 con tre figli. Le risorse si pagano con la fiscalità generale e i contributi del lavoro. Ma in Danimarca sono soltanto in sei milioni e pagano le tasse.
sa. can., il Fatto Quotidiano 18/9/2014