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 2014  settembre 18 Giovedì calendario

SONO CAMBIATE ANCHE LE DONNE IN CASA FIAT


Una festa così, in quel di Villar Perosa, l’austera Versailles di casa Agnelli, non l’avevano vista mai: fuochi d’artificio dopo le 23, per attendere l’arrivo degli ultimi ospiti dall’estero. Musica fino alle 3.30 del mattino per 250 invitati, quasi una rivoluzione per la cittadina della Val Chisone abituata alle sobrie merende sul prato organizzate da donna Marella, dove gli ospiti toglievano il disturbo prima del calar del sole. Uno strappo all’austerità sabauda per festeggiare, il 4 settembre, i dieci anni di matrimonio di John Philip Elkann e Lavinia Borromeo, tra parenti, amici e «appartenenti al mondo della finanza nazionale e internazionale e della classe dirigente del gruppo Fiat», come recitava una nota aziendale.
Ma in vista c’era uno strappo ben più clamoroso: Luca Cordero di Montezemolo, da oltre un anno in freddo con i discendenti della «real casa», era l’escluso della festa. Non a caso, visto che nemmeno tre giorni dopo l’ex presidente della Fiat è stato licenziato dalla Ferrari in diretta tv dall’amministratore delegato di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne. Anzi, il suo è stato un doppio licenziamento: via da Maranello, come un mese prima era stato allontanato dal consiglio Fiat. Ma anche estromesso da quel ruolo di pontiere tra i rami e le diverse generazioni del casato che per anni ne aveva fatto uno di famiglia. Quasi di famiglia, in realtà, perché era divenuto una sorta di corpo estraneo e ingombrante agli occhi delle nuove generazioni.
Non più, dunque, il manager «bravo, fortunato e molto simpatico», come l’aveva definito Maria Sole, la decana delle sorelle di casa. O l’amico da abbracciare piangendo, come aveva fatto in pubblico Allegra, la vedova di Umberto, dopo l’assemblea Fiat del tragico 2004 che aveva portato via il fratello di Gianni (a sua volta morto da appena 16 mesi), ringraziando «l’unico che ci è stato davvero vicino». Donna Marella, l’altra sua protettrice, si è da tempo trasferita a Marrakech dove spesso va a trovarla Ginevra, la sorella di John e Lapo, che si divide tra una promettente attività di produzione cinematografica e la guida della Pinacoteca intitolata ai nonni, Gianni e Marella. Soprattutto, nel maggio del 2009, Montezemolo ha perduto la sua vera protettrice: Susanna, la sorella prediletta dall’Avvocato, che l’aveva convocato in tutta fretta giusto 5 anni prima, per coprire il buco ai vertici della Fiat e impedire il blitz di Giuseppe Morchio o invasioni di campo delle banche creditrici.
Acqua passata. Ormai i rituali del sistema elaborati per tenere insieme la famiglia allargata negli anni più difficili stanno sempre più stretti a una dinastia che ha abbracciato il Marchionne look, diretto e senza fronzoli, sensibile alle esigenze dei mercati così come è sordo ai richiami della politica o, tanto meno, i rituali delle dinastie. Non c’è stata perciò alcuna incertezza sulla scelta del successore di Montezemolo in Ferrari: Marchionne doveva essere e Marchionne è stato. Anche se, da almeno un anno, i bene informati parlavano di una sorta di diritto acquisito di Andrea Agnelli. Né John Philip, già presidente in Fca, ha rivendicato per sé il gioiello della corona.
In tutto questo, è notevole il passaggio di stile fra le matriarche di un tempo e le nuove giovani donne di casa Agnelli. «Noi femmine» ha confessato Maria Sole Agnelli «negli affari di famiglia siamo sempre dovute restare un passo indietro, lontano dal potere». Ma è ancora così? Oppure, come lascia intendere una voce anonima, Lavinia Borromeo detta «Lavi» e dal settembre 2004 moglie di John Elkann, vive con fastidio la stella del Marchionne che oscura le gesta del marito? Difficile crederlo. Un po’ perché la primogenita di casa Borromeo, alle prese con le gesta di Leone (il primogenito, iscritto in prima elementare alla scuola francese), di Oceano e dell’ultimogenita Vita, è così assorbita dal ruolo di mamma dall’avere quasi rinunciato alla sua collezione di borse e a Blav, la sua linea per l’infanzia. Difficile che nel tempo libero progetti la carriera del marito che, comunque, non sembra aver alcuna intenzione di tagliare la strada a super Sergio. Anzi, se Exor, la finanziaria di famiglia, investirà parte della enorme liquidità in nuovi business, la presenza del ceo italocanadese sarà se possibile ancora più necessaria. Forse, come raccontano alcuni buoni conoscenti della famiglia, Lavinia vorrebbe un marito meno timido e più protagonista. Ma dopo dieci anni di matrimonio avrà pur capito che la forza di Yaki è quella di essere un fondista che ama ascoltare molto e parlare poco.
Del resto, fin dal suo arrivo a Torino, quando venne accolta da una torta monumentale su cui poggiava un Lingotto di marzapane, Lavinia ha capito di avere sposato più un simbolo gravato da un’eredità estremamente pesante che il ricco rampollo di una dinastia. In quell’occasione c’è chi giura di averla sentita dire: «Mio marito salverà la Fiat». Ma fin dal primo momento Lavinia ha rinunciato a tenere salotto in città o a ricevere a Villa Frescot, la residenza in collina che nonno Gianni e nonna Marella avevano donato al nipote prediletto.
Lavinia, sostengono le malelingue torinesi, quando può scappa a Milano. Anche se, per dovere di ruolo, si è spinta a dichiarare che «Milano l’ho sempre trovata bellissima, però devo ammettere che Torino è più bella». Sarà, ma per vederla sorridere davvero i fotografi hanno dovuto intercettarla a Gardaland, assieme ai suoi figli e a quelli di Alena Seredova, l’ex signora Buffon ormai compagna ufficiale di Alessandro Nasi, 40 anni, cugino di Lapo e di John Philip, figlio di Andrea e di Daniela Remmert, altra dinastia industriale torinese, esponente di punta del terzo ramo del clan fondato dal vecchio senatore Giovanni, sceso da Villar Perosa per fondare la dinastia delle quattro ruote.
Villar, nota per la tradizionale festa estiva della Juventus che tanto piace a Emma Winter, la moglie inglese che Andrea ha conosciuto durante la gavetta a Ginevra in Philip Morris. «Sono 10 anni che vengo qui» ha twittato la dolce Emma, juventina appassionata, «ed è sempre speciale». Purtroppo un altro tweet l’ha tradita: «Ma cosa pensate» ha replicato lo scorso luglio ai tifosi che si lamentavano dell’addio di Antonio Conte dalla Juventus «che AA (cioè Andrea Agnelli, ndr) si giri i pollici sul divano invece di fare il suo fottuto meglio per risolvere un problema che qualcun altro ha creato?». Non l’avesse mai fatto. Eppure l’intento era nobile. «Credetemi» proseguiva la signora «nessuno vive i drammi o gli sconvolgimenti di qualsiasi momento della squadra più delle mogli e delle famiglie di ogni membro del club». E poi, si sa, almeno della Juve Marchionne non si occupa. Per ora.