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 2014  settembre 18 Giovedì calendario

QUANDO SBOCCIA L’AMORE NEL PARLAMENTO DELL’ODIO


Qualcuno l’ha chiamata «La casta dell’amore». Se quella del ministro della Cultura, Dario Franceschini con la consigliera comunale di Roma, Michela Di Biase (convolati a nozze sabato scorso), è un’affinità completa, tra sentimento e politica, per altri l’attrazione è stata più forte della fazione. E, spesso, anche dei gusti. Laura Ravetto (Forza Italia) è fidanzata con il democrat, Dario Ginefra. Lui, per le vacanze, sceglie Cina e Russia, lei adora le spiagge di Miami. Dario è timido e poco mondano, Laura è estroversa e gira a mille, malgrado lo yoga che giura di praticare ogni mattina alle sei.
Matrimonio dalle «larghe intese», quello tra l’allora berlusconiana Nunzia de Girolamo (ora Ncd) e il consorte, il dem Francesco Boccia. Insieme hanno avuto una bimba, Gea, che oggi ha due anni, a cui è toccato seguire tutti i comizi di mammà, tra Benevento e dintorni. Non confermano, anzi smentiscono, l’arrivo di un bebè l’ex ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, e l’avvocato (ex Fli) Alessandro Ruben. Di certo dopo una vacanza trascorsa tra Sardegna e America con un passaggio a Mykonos, nei ritagli di tempo si dedicano a cinema thriller e sushi. Sentimento in versi per i senatori forzisti Sandro Bondi e Manuela Repetti, accomunati non solo dalla stessa fede politica, ma anche dalla poesia. Lui gliene dedica una al giorno. Meno eterea e più terragna la passione che, oltre all’amore, unisce la senatrice democrat, Monica Cirinnà e il sindaco di Fiumicino (ex senatore), Esterino Montino. Per loro galeotto fu il consiglio comunale (Rutelli sindaco), con quel «bau bau, miao miao» con cui lui attirava l’attenzione della battagliera animalista Monica tra gli scranni del Campidoglio.
Sono un po’ come Raimondo & Sandra Vianello, coppia inossidabile, i coniugi Clemente e Sandra Mastella. Lui, ex europarlamentare forzista di fede dc, ha attraversato tutte le Repubbliche; lei, bellezza mediterranea, ex presidente del consiglio regionale della Campania. Ad unirli anche la gastronomia: lei produce, lui consuma e si vede. Festeggeranno i quarant’anni di matrimonio l’anno prossimo nella villa di Ceppaloni, quella con la piscina a forma di cozza.
Ma bisogna tornare da dove abbiamo cominciato, ovvero dall’ultimo sogno coronato all’altare tra Dario Franceschini e Michela Di Biase, per capire come e quando scocca la scintilla tra due politici di professione. Che avranno pure il cosiddetto pelo sullo stomaco, ma sono evidentemente dotati anche di cuore tenero.
Lui, dunque, è un ex dc, tutto in punto e virgola, dialetto emiliano stretto che quando parla dà l’impressione di non aprire nemmeno la bocca. Consapevole di mostrare una faccia da seminarista fuori corso, si è fatto crescere una barba rigogliosa che fa pendant con il ciuffo calato quel tanto che basta sulla giusta porzione di fronte. Lei, bella romana di Roma, non nasconde la provenienza dalla periferia, e ne esibisce orgogliosa il pesante accento. Il primo bacio, indimenticabile, lo immaginiamo sullo sfondo di Polignano a mare, in Puglia, proprio come per i due giovani protagonisti di Beautiful, Hope Logan e Liam Spencer. Romanticissimo. Certo, nel cielo non c’erano i palloncini bianchi della soap, solo odore di hamburger bruciacchiati e patatine fritte, al termine di una convention del Partito democratico. Ma questi sono dettagli irrilevanti nel turbinìo di una passione nascente.
Dario (Franceschini) e Michela (Di Biase) freschi innamorati, ancora non dichiarati, indossavano abiti casual, come si confà ad una certa sinistra: lei una maglietta stropicciata con Betty Boop sopra, lui un pantalone grigio-verdastro in stile Mas, i grandi magazzini popolari di piazza Vittorio a Roma. Secondo le malignità di alcuni colleghi di partito, che forniscono questi particolari, pare infatti che Franceschini abbia un po’ il braccino corto, che insomma metta malvolentieri mano al portafogli, che sia algido e scontroso, tirchio perfino nei convenevoli, tanto da salutare appena chi lo incontra per strada.
Resta incontrovertibile un fatto: quando i due si sono visti la prima volta, il 16 luglio del 2009, all’Acquario romano, è subito scoccata la scintilla. Lei, la ricordiamo su un palchetto, trepidante, con il privilegio di introdurre il capo (anche se poi la segreteria andrà a Bersani) di fronte ad una platea dove il «pezzo forte» era Giuseppe Fioroni. Timida, chiusa nella sua castigata camicetta bianca, parla con un foglietto in mano. Parla, e quanto parla, legge un discorso scritto da sola (e questo appare chiaro a tutti), con il suo accento romanesco del quartiere Alessandrino, dove è nata.
Eccola Michela. Solare, semplice, molto semplice, impegnata nel settore delle belle arti e con una gavetta nei municipi di periferia. È l’astro nascente, in quel piccolo campione di Pd, e in un angolo del cuore di Franceschini. Che, quando finisce il suo discorso programmatico, la cerca con lo sguardo, aggiustandosi nervosamente il ciuffo alla Gianni Morandi. È in quel preciso istante, raccontano gli amici, che è iniziato l’amore di lui ed è finita la timidezza di lei. Chi la incontra, ma sarebbe meglio dire scontra, in Campidoglio nota che Michela ha perfino cambiato look: tacco aggressivo, qualche camicia un po’ meno abbottonata. E, abiti a parte, guai a non prenderla per il verso giusto: risponderà per le rime.
La sera invece, nella casa romana nel quartiere Monti, dove Dario si è trasferito dopo la separazione dalla moglie Silvia Bombardi, Michela si trasforma in una docile compagna. E lui, che adesso coltiva la sua barba con l’attenzione di una casalinga per i suoi gerani, mette su i dischi di Guccini e De Andrè, i cantautori preferiti. Quando poi vuole rompere la routine con una botta di vita, la porta a cena all’Hosteria Romana all’angolo di via Rasella, dove servono bombolotti alla gricia e coda alla vaccinara.