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 2014  settembre 18 Giovedì calendario

LA BORROMEO PIANGE MISERIA


Ogni volta che sentiamo parlare Beatrice Borromeo, i nodi del nostro petto legnoso si sciolgono in un brodo caldo, misto di commozione e ammirazione.
Più che una modella mestiere che ha frequentato in tempi non sospetti è una danzatrice classica: volteggia da un luogo all’altro con sprezzo del pericoloso, si dondola leggiadra usando come liana il pelo sullo stomaco, che evidentemente non le manca. È un gioiello splendente: cuore d’oro, faccia di bronzo.
L’avevamo lasciata, mesi fa, alle prese con un’inchiesta che ha scosso il mondo del giornalismo.
Beatrice, corrispondente del Fatto Quotidiano dal regno incantato di Oz, ci ha deliziato raccontandoci la vita sessuale dei ragazzini delle medie e superiori. Quelli che, in volgare, si chiamano bimbiminkia. La nostra ha vergato pagine fitte di inchiostro per spiegare che attenti le adolescenti la danno via proprio come il pane.
Chi l’avrebbe mai detto? Tanta generosità deve averla colpita: «Guarda un po’ queste. Possiedono solo una cosa eppure la donano con prodigalità, che animo nobile!».
Poi, per un po’, della Borromeo Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare abbiamo perso le tracce. Ci è apparsa di nuovo questa estate, avvolta da un manto di carità. Su Facebook ha postato un racconto da far piovere lacrime. Era impegnata in un trasloco, e avendo tre cuscini che le avanzavano, ha pensato di regalarli a un senzatetto nei paraggi.
Ma ecco sopraggiungere un prete munito di un iPad, con cui la candida Beatrice si è messa a litigare. Lo ha rimproverato di pensare troppo ai beni materiali (il giocattolino Apple) e poco ai bisognosi. Infine, obbedendo alle voci dei santi come Giovanna D’Arco, gli ha rammentato il suo blasone: «San Carlo, mio antenato, ha donato tutto ai poveri». E noi che pensavamo che la sua parente famosa fosse Santa Marta Marzotto.
Poi, di nuovo, l’oblìo. Probabilmente Bea era in vacanza col suo compagno, lo splendido Pierre Casiraghi di Monaco. Ma ecco che, giusto ieri, ci siamo ritrovati il suo bel visino spuntare da un’edicola. La Borromeo campeggiava sulla copertina di Vanity Fair. Capito che grandezza? Qui si passa dal profumo di santità alla mondanità più spinta senza colpo ferire. Del resto, Beatrice ci ha abituato a ben di peggio, specie quando abbandonava le tragiche cronache di vita operaia e proletaria firmate sul Fatto per passare alle foto vista yacht dei giornali scandalistici.
Scorrendo le pagine e ammirandola nelle foto di Pamela Hanson sbarazzina e sexy a piedi nudi smaltati di rosso, oppure acqua e sapone in un
vestito a quadri, la gonnellina alzata sulle cosce fresche non possiamo che vedere in lei la nostra Bardot. Dopo tutto, le iniziali sono le stesse: B.B. Entrambe uniscono la bellezza alla coscienza sociale, e pazienza se Brigitte ha abbracciato la causa animalista solo in tarda età.
Sul versante dell’impegno, Beatrice ha appena concluso una serie di documentari sulle donne della ‘ndrangheta che andrà in onda su Sky e funge da pretesto per l’intervista a Vanity. Da cui apprendiamo che, a tempo perso, le ha dato un mano coi servizi anche l’illustre fidanzato Pierre. «Sono stata stra-privilegiata», ammette Bea qua e là, e per questo l’amiamo ancora di più.
Ma è un altro il momento della conversazione col magazine patinato che ci ha rubato il cuore. Quando il cronista le ricorda che, secondo Vanity Fair America, è una
delle donne meglio vestite al mondo, lei spiega che il merito è di sua cognata, la designer Marta Ferri. «Metà delle volte vado in atelier e le rubo un vestito. Mi rendo conto che è una grande fortuna: non compro mai gli abiti che indosso la sera per qualcosa di importante, me li prestano lecasedimoda,oliruboa mia madre che fa la stilista anche lei. Diversamente non potrei comprarli. Non con il mio denaro».
Già, perché lei, specifica, guadagna come «un redattore ordinario». Vero, è fortunata. «Ma questa fortuna cerco di ripagarla», dice. Bene, allora facciamo così: la prossima volta che non avete un vestito, invece di andarlo a rubare in un cassonetto della Caritas, suonate a Beatrice. Vi presterà uno dei suoi. E non offendetevi se non vi apre: magari è negli Stati Uniti per un master in giornalismo sociale.