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 2014  settembre 18 Giovedì calendario

L’AMERICA È IL NOSTRO OBIETTIVO

LA COLPIREMO AL CUORE»–
«L’Occidente lo ignora, ma abbiamo 1.300 kamikaze pronti per colpire l’America e i suoi alleati». Abou Rassib Al Itali (l’italiano, ndr), giovane tunisino vissuto nel nostro Paese per 14 anni prima di partire per la jihad in Iraq, ha ricontattato Panorama per svelare agli italiani i segreti del Califfato. Al Itali, del quale avevamo già raccontato la storia nel n. 37 («Gli amici italiani del Califfo»), ha studiato a Keriala. Dopo di che ha trovato un impiego a Milano come muratore e un alloggio vicino a piazza Loreto. Una volta perso il lavoro, Abou è caduto nella seducente rete dell’Isis, arruolandosi tra le file del Califfato. Ma spera un giorno di poter rientrare in Italia, Paese che nonostante tutto dice di amare. «Molti mujaheddin entrano in Siria dalla Bosnia, io ho attraversato il confine con la Turchia e grazie alla nostra organizzazione non è stato difficile» racconta Al Itali. «Il Califfato ha armi, soldi e una rete di intelligence che sfrutta internet e i social network per fare propaganda. Le nostre pagine vengono continuamente oscurate, ma ne rinascono sempre di nuove. Questo è uno dei motivi del nostro successo».
Tra una preghiera islamica e l’altra, i soldati di Allah vengono indottrinati dai «professori» (come li chiama Al Itali) sui progressi dell’Isis e sulle «menzogne» dell’Occidente. «Gli americani decapitati non erano giornalisti, ma piloti di F16 e F15» continua Al Itali, recitando la propria versione. «Nessuna ragazza è mai stata rapita o violentata dalle nostre truppe, perché gli atti sessuali sono vietati fino al matrimonio e i massacri degli yazidi e dei cristiani sono un’invenzione dei vostri media. Al Jaazera mostra una realtà più
veritiera». Le minacce dell’Isis hanno messo in allarme Roma e Papa Francesco, da più fonti indicati come possibili bersagli della follia del Califfato. Eppure, secondo Al Itali, il primo obiettivo degli adepti di Al Baghdadi è il nemico giurato dell’Islam radicale: Washington. «Quando arriverà il momento (e non sarà un giorno lontano) colpiremo al cuore l’America e i suoi alleati arabi» continua il giovane tunisino. «Non resteremo impassibili ai bombardamenti degli aerei e dei droni. Andremo avanti fino all’ultimo respiro e non risparmieremo i nostri nemici. Fino alla vittoria». Ma evidentemente le sue certezze vacillano perché in una precedente conversazione aveva mandato un inaspettato grido di aiuto: «Voglio tornare in Italia e cercare un lavoro: aiutatemi a trovare un posto come muratore. Qui la vita è dura, aiutami. Grazie, fratello».
Vittorio Cerdelli