Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 18 Giovedì calendario

PECHINO, LA VERITA’ DI BALDINI

Stefano Baldini, il suo nome compare nei verbali dell’inchiesta doping della Procura di Bolzano, può spiegare perché?
«Sono stato ascoltato come persona informata dei fatti come accaduto a tanti altri e a scanso di equivoci voglio ribadire la mia totale estraneità alla vicenda. Soprattutto dopo che alcuni titoli di quotidiani hanno dato adito a dubbie interpretazioni. La mia vita professionale è sempre stata trasparente e corretta».
Gli inquirenti riportano la trascrizione del messaggio informatico con il medico Fiorella datato 18 luglio 2008, cioè poco più di un mese dai Giochi, in cui lei chiede informazioni sugli effetti negativi dell’epo.
«Quel giorno tutto il mondo sportivo, io compreso, commentava la positività a quella sostanza di Riccò al Tour de France».
Perché in questa forma così dettagliata?
«Nel messaggio non chiedo informazioni sugli effetti negativi del prodotto, ho fatto un copia-incolla preso da un motore di ricerca e l’ho inviato al medico federale che ci seguiva in raduno. Sono uno di quelli che non ragiona solo in termini di effetti prestativi di sostanze dopanti, ma anche di effetti collaterali dannosi. In Italia ci sono anche atleti intelligenti e curiosi, è un peccato? Serve a rispondere bene a interviste, a parlare nelle scuole, nei corsi di formazione dove faccio docenze, le domande sul doping sono frequenti».
In una seconda chat, secondo gli inquirenti ’molto sospetta’ questa volta del 15 agosto 2008 e sempre con Fiorella, lei parla di una iniezione intramuscolo che il medico starebbe per praticargli.
Di che farmaco si trattava?
«Quel giorno mi sono infortunato (uno stiramento) nell’ultimo allenamento importante prima della maratona del 24 agosto. I media ne parlarono ampiamente. Alla Beijing Sport University non c’erano telefoni ma wifi e in chat il medico federale Fiorella mi ha invitato nella stanza-ambulatorio per una visita che si è conclusa con un’iniezione di Voltaren e Muscoril, regolarmente dichiarata all’antidoping il giorno della gara».
Ad un certo punto lei chiede a Fiorella se “ha parlato con Lello, dopo”. Gli inquirenti suppongono sia uno fra Raffaele Callea, massaggiatore, e Raffaele Pagnozzi, all’epoca segretario generale del Coni: chi tra i due?
«È Lello, il fisioterapista della squadra. Avevo un problema muscolare, è normale che sia andato da lui dopo essere tornato zoppicando dalla ciclabile fuori dell’università mentre gli altri continuavano l’allenamento. Mi permetto di sottolineare come l’articolo della scorsa settimana contestualizzasse erroneamente tutti i messaggi su Pechino».
Le carte dell’inchiesta di Bolzano parlano di favoreggiamento delle strutture federali che avrebbero dovuto controllare e impedire il doping nei confronti di atleti che si dopavano. Ha mai avuto sentore di questo nel suo ambiente?
«Nessun sentore. E nei 20 anni in maglia azzurra tutto lo staff sanitario federale si è sempre comportato nei miei confronti con trasparenza e professionalità assolute. Non avrei accettato nessun altro tipo di comportamento».
Nell’ambiente aleggia la figura del prof Conconi, coinvolto in varie vicende doping. Seguiva Schwazer. Lei lo sapeva? Lo conosceva?
«Non sapevo e non lo conosco. Avevo sentito dire a quei tempi di un’altra frequentazione con un medico inibito, ma essendo chiacchiere che mi erano arrivate da persone che non conoscevo bene, non le ho considerate attendibili».
Il sistema antidoping del Coni-Nado ha rivelato, sempre nella stessa inchiesta, una impotenza totale che l’indagine presume addirittura sia voluta. Lei ora si occupa dei giovani, come se ne esce?
«I ragazzi vanno educati da subito al fatto che lo sport comporta regole e responsabilità, soprattutto ad alto livello. Le regole ci sono, bisogna lavorare sulla consapevolezza e farle rispettare».