Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 17 Mercoledì calendario

Colloquio con Alfredo Robledo di Francesco Bonazzi CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO Il problema è che in Italia la reputazione non conta nulla per cui l’avviso di garanzia di per sé non ha valore… Alfredo Robledo, procuratore aggiunto di Milano e magistrato di lunga esperienza, è molto pragmatico quando gli si chiede di commentare le parole di Matteo Renzi sull’inchiesta Eni

Colloquio con Alfredo Robledo di Francesco Bonazzi CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO Il problema è che in Italia la reputazione non conta nulla per cui l’avviso di garanzia di per sé non ha valore… Alfredo Robledo, procuratore aggiunto di Milano e magistrato di lunga esperienza, è molto pragmatico quando gli si chiede di commentare le parole di Matteo Renzi sull’inchiesta Eni. Ed è quasi amaro quando dice che c’è gente che “per un avviso di garanzia ti ammira”. Il premier dice che non si cambia la politica aziendale di un campione nazionale come l’Eni per un avviso di garanzia “citofonato ai giornali” e che lui rispetta le indagini, ma aspetta le sentenze. E’ giusto attendere le sentenze, oppure già gli avvisi di garanzia devono far riflettere la politica e il governo? “L’avviso di garanzia nel mondo anglosassone è un segnale importante e il destinatario di solito si fa da parte per evitare nuovi sospetti, ma lì la reputazione è molto importante. Noi ci avviciniamo al mondo anglosassone perché abbiamo un codice accusatorio, per cui la reputazione ha un valore enorme. Però in Italia poi la reputazione non vale niente” In che senso? “Se tu sei indagato, la faccenda non vale nulla e magari c’è anche gente che ti ammira. Quindi, tornando alle parole di Renzi, bisogna essere realisti: non vedo per quale ragione un avviso di garanzia debba influire sulla carriera di qualcuno in un paese come l’Italia. E del resto la legge prevede l’obbligatorietà dell’iscrizione dell’indagato e quindi la cosa non ha un valore pregnante in sé. Io sono contrario alle dimissioni per un avviso di garanzia. Sono valutazioni che spettano ai diretti interessati e, nel caso ci sia di mezzo lo Stato, alla Pubblica amministrazione” Per molti la corruzione internazionale non è reato. Si fa osservare che così fan tutti, specie su armi e petrolio, e le inchieste azzoppano la competitività delle nostre aziende, com’è accaduto con Finmeccanica in India… “Innanzitutto non è vero che la magistratura azzoppa le aziende. Gli americani hanno in realtà una legislazione durissima sulla corruzione internazionale che è stata poi imposta all’Europa via Ocse. Loro sono rigorosissimi su questo. Se il potere politico non è d’accordo deve fare una cosa sola: denunciare la convenzione Ocse. Ma prendersela con i magistrati perché sono obbligati a perseguire la corruzione internazionale è proprio da farisei. Se Renzi è preoccupato dall’inchiesta Eni o da inchieste simili ha solo da mettere in discussione la convenzione. E quando l’avremo denunciata, i magistrati non procederanno più. E’ molto semplice”. In ogni caso il premier sembra aver preso di punta anche la magistratura, come testimonia l’insistenza sulle vostre ferie. “Questa storia delle ferie è solo una trovata demagogica. Ci si focalizza su un tema che può scatenare la rabbia della gente e lo si trasforma in un privilegio da abbattere. Ma tagliare di 15 giorni le ferie dei magistrati non ha nulla a che fare con la nostra produttività. Uno studio recente dice che siamo i più produttivi in Europa sul civile, e siamo al secondo posto sul penale”. Sarà, ma abbiamo un arretrato civile mostruoso e il governo pensa di abbatterlo con un ricorso massiccio agli arbitrati. Strada corretta? “Strada che non risolve nulla. Si è già fatta la conciliazione obbligatoria che non ha senso perché tu deleghi qualcuno, la cui struttura costa, perché faccia quello che tu Stato non riesci a fare. Invece bisogna abbreviare di molto il contraddittorio tra le parti e cancellare l’appello, lasciando solo il ricorso in Cassazione per violazione di legge. Ma lo sa perché non lo faranno mai?” No, ce lo spieghi “Perché ad abolire l’appello non sono d’accordo gli avvocati, che sono oltre 250 mila e sono anche parecchio forti in Parlamento. Senza l’appello come fanno a campare tutti quanti? Quindi anche qui c’è un problema politico. La riforma necessaria è questa, ma il potere politico non ha la forza per farla”. “Alla stessa maniera, abolendo l’appello. Tra l’altro noi abbiamo adottato un sistema accusatorio e nel sistema accusatorio l’appello non c’è, quindi si tratta solo di essere coerenti. Per l’arretrato sono molto utili i viceprocuratori onorari e i giudici onorari. Vanno utilizzati di più perché molti processi riguardano reati di scarsa importanza. Pensi che nel Regno Unito, per pene fino a 6 mesi, ci pensano i cancellieri”. Il vero nodo della riforma della giustizia sarà la riforma delle intercettazioni, per la quale il governo aspetta un confronto con i direttori dei giornali... intercettazioni intercettazioni “Secondo me la stampa dev’essere lasciata libera di pubblicarle perché anche notizie che non hanno rilevanza penale possono avere un interesse pubblico, in quanto consentono ai cittadini di farsi una valutazione su un dato personaggio pubblico. Ovviamente lasciando fuori le faccende che riguardano la sfera strettamente privata delle persone”. Si dice anche che se ne fanno troppe, di intercettazioni, e che costano molto. “Premesso che non si può fare una valutazione aziendale, faccio notare che le intercettazioni sugli orrori alla clinica Santa Rita sono costate 70mila euro e hanno fatto recuperare 14 milioni di euro, risarcimenti compresi. Ma attenzione, qui il vero pericolo è che le intercettazioni, con la scusa di risparmiare, le faccia un solo soggetto a livello nazionale. Si tratterebbe di una scelta pericolosa. Meglio che ogni singola Procura si organizzi assumendosene la responsabilità”