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 2014  settembre 17 Mercoledì calendario

AVATI: QUANTI CAPRICCI LA DIVA SHARON STONE

Un’attrice «in leggero declino, che ultimamente fa film low budget e che abbiamo incontrato la prima volta alla stazione di Firenze, seduta su una valigia, lungo il binario sbagliato, con nessuno che la riconosceva». Se oltre al Ragazzo d’oro, da domani in 300 sale, Pupi Avati avesse deciso di girare un corto sui rapporti con Sharon Stone, ingaggiata per interpretare nel film l’editrice Ludovica Stern, il successo di pubblico sicuramente sarebbe raddoppiato. La cronaca esilarante dell’incontro-scontro tra la factory avatiana, molto italiana e molto familiare, e lo star-system hollywoodiano, molto americano e molto stravagante, è stata ricostruita ieri dal regista e dal fratello produttore Antonio, con dovizia di particolari e, per una volta, senza diplomatici giri di parole: «L’idea di averla nel film mi è venuta subito, mentre scrivevo la sceneggiatura. Per Ludovica ci voleva una donna intelligente, carismatica, capace di attrarre, stupire, sedurre un ragazzo come Davide, il protagonista. Sapevo che in Usa ci sono attrici più talentuose, ma lei mi pareva perfetta. L’ho detto a mio fratello Antonio che mi ha chiesto se ero impazzito, poi a Paolo Del Brocco di Raicinema che ci ha risposto “non l’avrete mai”. Da quel momento è partito un infinito scambio di mail, un carteggio che, se venisse pubblicato, sarebbe un romanzo fantastico... Chiedere la Stone è chiedere l’impossibile».
Dopo il primo abboccamento a Firenze, c’è stato il viaggio insieme alla diva fino a Roma: «Sul treno è stata molto omaggiata, così, lentamente, è ri-diventata Sharon Stone. Quando siamo arrivati alla stazione di Roma c’erano 30 fotografi, il giorno dopo, sul set, almeno 200. Da allora l’atteggiamento modesto e remissivo è sparito, l’ego è cresciuto, i capricci sono aumentati...». Un’escalation culminata l’ultimo giorno di riprese: «La Stone si è accorta della presenza di un operatore accanto alla macchina da presa. All’improvviso è sparita, siamo andati i a cercarla, ma non riuscivamo a trovarla. Ci è arrivata una telefonata da Los Angeles, era il suo agente, ci comunicava che Sharon non avrebbe girato la scena se non avessimo allontanato tutti i fotografi e l’operatore. Mentre parlavamo ci siamo accorti che lei era in macchina, dietro di noi, insomma si era creata una triangolazione assurda... Abbiamo mandato via i fotografi e lei ha girato allegramente». Non solo, dice ancora Antonio, «le abbiamo chiesto di essere gentile con dei dirigenti di banca invitati, lei ha accolto l’invito, anzi, non la smetteva più di parlare con loro...». I veri momenti di terrore sono stati altri, li racconta Cristiana Capotondi che nel film è Silvia, la fidanzata di Scamarcio: «Ero lì il giorno in cui la Stone si è incamminata per via Condotti con la carta di credito della Duea film, la casa di produzione degli Avati, l’hanno fatta accompagnare da un ragazzo che ne comunicava tutti i movimenti, quando si è saputo che stava entrando da Bulgari, sono sbiancati...».
Fulvia Caprara, La Stampa 17/9/2014