Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 17 Mercoledì calendario

EUTANASIA DI STATO PER IL MOSTRO BELGA GIUSTO. O FORSE NO


Non abbiamo un’opinione granitica sulla storia che stiamo per raccontarvi, e che in sintesi è questa: in Belgio c’è un mostro che vuole morire e lo Stato, a quanto pare, gli ha detto di sì. In Belgio, cioè, c’è un signore di 52 anni che si chiama Frank Van Den Bleeken e che passò l’infanzia in un centro per malattie mentali dove fu oggetto di abusi di ogni sorta; non ne uscì tanto bene e cominciò ad aggredire e violentare ragazze sinché, nel 1994, uccise una 19enne dopo averla stuprata, così lo rinchiusero.
Da allora, nelle sue peregrinazioni tra galere e istituti, l’uomo ha maturato un pensiero lucido e inossidabile che ha messo a fuoco anche in qualche intervista: «Io non sarò mai libero, la mia esistenza non ha senso, sono un pericolo per la società: fossi fuori da queste mura, lo farei di nuovo».
In trent’anni non ha mai chiesto di poter uscire ottenne soltanto un permesso per il funerale della madre perché ritiene di essere pericoloso punto e basta. I medici parlano di «sofferenza psichica insostenibile» e di turbe «dolorose» che tuttavia lo lasciano consapevole e piuttosto razionale.
In pratica ha delle fantasie sessuali che sfuggono al suo controllo, e insomma, è malato. Soffre. Vari medici e psichiatri hanno dichiarato che la sofferenza è continua e nulla può lenirla. Lui ha provato più volte a suicidarsi, ma lo stretto controllo a cui è soggetto ha sventato ogni tentativo.
Per chiedere di poter morire, in teoria, era nel Paese ideale: in Belgio l’eutanasia è legale dal 2002, e di recente è stata introdotta addirittura per i minori e i bambini, come in Olanda.
Così, nel 2010, Van Den Bleeken si è rivolto alla Commissione federale per l’Eutanasia, che però gli rispose di no: il suo caso sarebbe stato esaminato solo nell’assoluta certezza che non ci fosse stata una cura adeguata.
Il dossier fu sospeso, ma lo stupratore non si arrese. Dal carcere di Bruges chiese al ministero della Giustizia di essere trasferito in Olanda, dove l’eutanasia è pure lecita e dove forse pensava l’avrebbero ucciso con meno difficoltà. Ma la Corte d’Appello di Bruxelles bocciò la richiesta e s’inventò che il ministero non era competente.
E si arriva all’altro giorno: il Servizio federale della Giustizia e l’avvocato di Van Den Bleeken hanno raggiunto un’intesa. «Il mio cliente ha detto il legale può essere trasferito in un ospedale nelle prossime 48 ore per dare l’ultimo saluto ai famigliari e morire in modo degno».
Quindi potrebbe succedere in queste ore: perché la legge lo consente e perché la popolazione, a quanto pare, accetta la cosa. Il numero di belgi che ha deciso di morire volontariamente, solo nel 2013, è cresciuto del 27 per cento e i casi di soppressi volontari sono stati 1.807, ripetiamo, solo nel 2013: ed è interessante che la maggioranza apparteneva alle ricche Fiandre e soltanto una minoranza alla depressa Vallonia.
Ora: la storia vale più di qualsiasi commento, e capirete bene che mette al fuoco una quantità di carne spaventosa. Lasciamo fuori dalla porta ogni questione religiosa e le fanfaluche su una vita nostra che appartenga a dio: il punto, qui, è in che misura appartenga allo Stato. Perché lo Stato è quello che può toglierti la libertà e i diritti civili, in molti Paesi del mondo può anche toglierti la vita: ma che ti aiuti a togliertela da solo perché sei imperfetto, oltreché malato spalanca scenari che non sappiamo o non vogliamo dire. Lo ripetiamo, anzi: lo ripeto perché scrivo a titolo personale: non abbiamo opinioni, non ancora.
Quella dei belgi, razionalmente, pare una soluzione civile, ragionevole, persino molto umana e progredita.
Un attimo dopo, l’apocalisse ammicca dietro l’angolo.