Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 17 Mercoledì calendario

MARCEGAGLIA IN MANOVRA SUI DEBITI

Ruotano attorno al debito le strategie finanziarie del gruppo Marcegaglia, uno dei big siderurgici italiani con un fatturato annuo di quasi 4,2 miliardi. Nel corso del 2013 i vertici del gruppo presieduta da Antonio Marcegaglia hanno lavorato alla riduzione e al ribilanciamento di un’esposizione che complessivamente a fine esercizio ammontava a 3,17 miliardi. A darne notizia è la relazione di bilancio 2013 della holding capogruppo Marfin (presieduta dall’ex numero uno di Confindustria Emma) che controlla a cascata le principali società operative. Va detto infatti che dal 2009 al 2012 anno il debito complessivo del gruppo mantovano è cresciuto, portandosi da 2,07 a 3,23 miliardi (+56%), mentre la marginalità è rimasta sotto pressione a causa della crisi generalizzata del comparto siderurgico. Nello specifico i debiti verso banche sono passati dai 906 milioni del 2009 ai 1,27 miliardi del 2012. Nel 2013 i vertici di Marcegaglia si sono dunque messi al lavoro per mettere in sicurezza una situazione che avrebbe altrimenti rischiato di mettere in difficoltà il gruppo. Oltre al contenimento degli investimenti fissi e circolanti, sono state cedute alcune controllate non più strategiche come il gruppo Oto specializzato nella progettazione e realizzazione di impianti metallurgici (operazione che ha generato una plusvalenza di 40,7 milioni). Queste iniziative rientravano in un ampio processo di ristrutturazione concentrato sul settore building, con una razionalizzazione del portafoglio prodotti e dei siti produttivi. Parallelamente, anche nel core business si è proceduto con una logica di ottimizzazione dei costi, attraverso alcune scelte di riallocazione dei carichi di lavoro e la concentrazione di alcuni reparti.
D’altra parte si starebbe anche lavorando a un ribilanciamento dell’orizzonte temporale del debito, con una crescita della quota di medio termine. I primi risultati di questo lavoro si vedono nel bilancio del 2013 nel quale l’esposizione verso banche si è ridotta di 44 milioni, scendendo da 1,27 a 1,22 miliardi. A livello complessivo il debito del gruppo si è ridotto da 3,27 a 3,17 miliardi a fronte di un margine operativo lordo consolidato di 252 milioni (6% dei ricavi) e di una perdita di 28,3 milioni.
Passando al conto economico nell’ultimo esercizio il fatturato è sceso da 4,39 a 4,23 miliardi (-3,7%). Un crescente contributo ai ricavi consolidati totali è stato fornito dagli stabilimenti esteri di più recente costituzione, sebbene alcuni (Marcegaglia China) non siano ancora a regime. La parte del leone è fatta ovviamente dal settore metallurgico, che rappresenta circa il 91% del fatturato del gruppo, mentre le attività non core hanno registrato cali legati alle dinamiche dei mercato domestico (industria delle costruzioni) e anche europeo (industria dell’elettrodomestico), a seguito del ridimensionamento del perimetro di consolidamento (cessione di Oto Group nel settore engineering). In progresso sono risultati invece i settori del turismo (+6%) e dell’energia (+22%). A livello geografico, la quota di ricavi generata sui mercati esteri è complessivamente pari al 58% del totale, con un peso crescente dei mercati extra europei (8%). Scendendo all’ultima riga del conto economico, sulla perdita da 28,3 milioni hanno pesato soprattutto alcune svalutazioni su partecipazioni, titoli e altre poste.
Luca Gualtieri, MilanoFinanza 17/9/2014