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 2014  settembre 17 Mercoledì calendario

IL COMUNE COMANDA SULLO STATO

Dopo Bologna (e Napoli), ecco Pordenone ed Empoli. È sfida allo Stato. Manca una legge e ogni Comune si arrangia come crede. Ma non può andare oltre certi limiti, sostiene il prefetto di Bologna, che ha contestato il sindaco, Virginio Merola, pidiessino e renziano, in giunta con Sel: ha schiaffeggiato i vendoliani quando ha finanziato le scuole private rischiando una crisi di giunta ma ora ha deciso di accondiscendere alla richiesta di Sel e cavalcare le nozze gay, ovvero se un cittadino gay di Bologna si sposa all’estero da ieri può presentarsi all’anagrafe e fare trascrivere il matrimonio in un apposito registro. Arcigay ha subito festeggiato e un senatore Pd, Sergio Lo Giudice, è stato il primo a recarsi allo sportello assieme al coniuge Michele Giarratano e al figlioletto Luca, avuto da una madre surrogata.
Così anche se non secondo la legge bensì solo secondo un regolamento comunale, la coppia è ufficialmente convivente e sposata. Dietro Lo Giudice altre due coppie col certificato di matrimonio contratto all’estero in mano per farsi registrare nel primo giorno di apertura dello sportello. Una delle coppie era formata da Nora e Rebecca, sposate in Inghilterra il 6 giugno del 2011. Per la verità esse dovranno ripresentarsi perché non avevano uno dei documenti richiesti. Ritorneranno in settimana. Sarebbero alcune decine, secondo l’Arcigay, le coppie pronte all’ufficializzazione. Proprio la dimensione del fenomeno ha finito per preoccupare il prefetto, che verosimilmente prima di agire si sarà consultato col ministero degli Interni.
Il fatto è che quello che vale a Bologna non lo è per gli altri Comuni, c’è chi si limita a un registro self service, chi accetta autodenuncia di coppie di fatto, chi non prevede assolutamente nulla. È giusto un paese a macchia di leopardo su una questione tanto delicata? Il prefetto di Bologna ha deciso di intervenire e di bacchettare il sindaco, aprendo un contenzioso inedito nel capoluogo emiliano tra il rappresentante del governo e il primo cittadino. Aggiungendo ulteriore caos a quello provocato dal vuoto legislativo.
Stato contro Comune? Il prefetto Ennio Mario Sodano ha intimato di annullare la direttiva perché non prevista dall’ordinamento italiano, cioè non è possibile trascrivere, o registrare, matrimoni contratti all’estero se non esistono norme che lo prevedono. La legislazione regolamenta questa materia e prevede il riconoscimento del matrimonio avvenuto all’estero ma nel caso di coniugi di sesso diverso. Cioè quando il matrimonio sarebbe potuto avvenire anche in Italia, essendoci le condizioni previste dalle norme di legge. Nulla da fare, quindi, per i matrimoni gay.
Il sindaco, impegnato tra l’altro nel mezzo della bufera delle primarie Pd per la scelta del candidato alla presidenza della Regione (egli aveva fatto outing per Matteo Richetti, che poi si è ritirato) non ha gradito e ha seccamente risposto al prefetto: «La nostra è una battaglia di civiltà, per cui non revoco il provvedimento. Se lo riterrà opportuno intervenga direttamente lui».
Gli fa eco il primo gay regolarmente maritato per il Comune di Bologna, Sergio Lo Giudice: «Il prefetto ha detto con parole imprecise quello che è chiaro a tutti, e cioè che questi atti non rappresentano il riconoscimento giuridico degli effetti civili del matrimonio. Questi atti, tuttavia, rappresentano la presa d’atto che questi matrimoni sono accaduti. Questo, con buona pace del prefetto, non è possibile metterlo in discussione».
Ma Forza Italia vuole denunciare il sindaco, il consigliere comunale, Marco Lisei, ha pronto un esposto alla Corte dei Conti se Merola non aderirà al diktat del prefetto. Mentre in curia sono scandalizzati dal «lassismo comunale» e preoccupati che si tratti di un primo step verso la celebrazione dei matrimoni gay. Il cardinale Carlo Caffarra ha lanciato un appello ai fedeli intitolato Perché non posso tacere: «La Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale la proibizione della fecondazione umana eterologa. Un tribunale ha riconosciuto la così detta maternità surrogata, cioè l’utero in affitto. Un altro tribunale della Repubblica ha imposto all’anagrafe di un municipio di trascrivere un matrimonio (si fa per dire) omosessuale. Questi i fatti. Ciò che come uomo, come cristiano e come vostro pastore mi coinvolge profondamente non sono i comportamenti corrispondenti a quelle decisioni. Non mi interessa l’aspetto etico della cosa, e non è di temi etici che parlo. Purtroppo la questione è molto più profonda. È una questione antropologica».
Da Bologna riparte una polemica sopita negli ultimi mesi e col governo (e il parlamento) che fanno gli struzzi, incapaci di trovare un punto di equilibrio tra le tante richieste e le varie proposte. Il presidente dell’Arcigay, Vincenzo Branà, ha lanciato su Twitter l’hashtag #Iostoconmerola a sostegno del sindaco. «W le spose, w gli sposi. E abbasso i guastafeste – ha scritto- quelli che si ostinano a dire di no». Il fondatore dell’Arcigay e oggi presidente di Gaynet, pidiessino pentito passato al partito di Antonio Di Pietro e oggi senza casa, Franco Grillini, aggiunge: «Forse il prefetto si è dimenticato di essere il rappresentante dello Stato laico e non il cardinal Sodano».
Il prefetto ha messo dei paletti. Il sindaco sembra intenzionato a continuare. Come finirà? Secondo Lo Giudice: «Quanto sta succedendo a Bologna col dissidio tra il prefetto e il sindaco è la conferma che c’è una discordanza tra le norme europee e quelle del nostro Paese. Questa circostanza dovrebbe convincere il parlamento ad approvare una legge per dare certezza del diritto a queste persone».
I sindaci si arrangiano come possono stretti tra le richieste dei gay e il no del centrodestra (almeno una parte) e della Chiesa, nel caso di Bologna anche del prefetto ed è la prima volta che un rappresentante del ministero dell’Interno interviene così categoricamente sulle disposizioni di un Comune riguardo questa materia, forse Merola era andato troppo in là, prevedendo la trascrizione non dell’autodenuncia di una coppia di fatto ma del matrimonio avvenuto all’estero.
Il fatto è che se Bologna è stata una mosca cocchiera altri Comuni ne stanno seguendo l’esempio: che faranno i prefetti e il ministro Angelino Alfano? Anche perché la sfida comunale si allarga. Accanto a Bologna c’è Napoli che accetta la trascrizione dei matrimoni gay e qui non ci sono state opposizioni prefettizie. Ora arriva anche Pordenone. La questura della città friulana ha riconosciuto il legame familiare a una coppia gay sposata all’estero e, di conseguenza, ha rilasciato regolare carta di soggiorno al coniuge straniero. I due sposi, l’avvocato pordenonese Francesco Furlan e il sudafricano Derek Wright, avevano coronato il loro sogno d’amore a Cape Town nel 2013. Commenta Furlan: «Oggi ci sentiamo più europei potendo godere di un diritto già riconosciuto da tempo in altri Paesi Ue. Non capiamo come la questura possa riconoscerci un diritto e lo Stato fingere che il nostro matrimonio non esista». Aggiunge Wright: «Ora in Italia ho tutti i diritti di un coniuge eppure sui documenti mi definiscono ’familiare di cittadino Ue,’ secondo un incomprensibile pudore istituzionale che non vuole pronunciare la parola matrimonio».
Infine, Empoli arriva un giorno dopo Bologna, da oggi è possibile presentarsi in Comune con un atto di matrimonio all’estero e farselo trascrivere nei registri dello stato civile. Commenta il sindaco, Brenda Barnini: «Auspico che questo nostro atto possa essere, insieme a quelli di altri Comuni che ci hanno preceduto, di stimolo per approvare al più presto una legge nazionale che estenda i diritti dei coniugi alle unioni civili fra persone dello stesso sesso».
Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 17/9/2014