Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 17 Mercoledì calendario

REPORTAGE E TALK, I PASSI FALSI DI FORMIGLI

In un’intervista, rilasciata poco prima di andare in onda, Corrado Formigli spiegava la nuova linea editoriale di Piazzapulita, un modo per distinguersi nell’affollato panorama dei talk show: «Abbiamo deciso di fare un patto di serietà con il pubblico: parlare di cose che abbiamo visto con i nostri occhi, raccontare cosa sta succedendo in Iraq e qual è la posta in gioco essendo andati con le nostre troupe anche in Libia. Penso che sia sano tornare a sporcarsi di sabbia le scarpe, il rischio per un conduttore televisivo è l’autoreferenzialità, perdere di vista quello che c’è fuori». Bene, bravo.
E infatti la parte più importante della lunga serata di La7 (iniziata un po’ prima per un’indisposizione di Lilli Gruber) sono stati i servizi realizzati in Iraq e in Kurdistan (per smarcarsi da Floris?). Ma se davvero un conduttore vuole stringer un patto di serietà con il pubblico come può invitare in studio Luca Casarini? È proprio necessario, per il buon andamento della discussione, avere un generatore di vecchi luogocomunismi? La frase che Casarini ha ripetuto con più insistenza è stata questa: «Siamo dentro a un videogioco del terrore». Videogioco?
Camicia bianca, sguardo dolente, Formigli dà sempre l’impressione di affrontare problemi più complessi delle sue competenze: non è colpa sua, sono le regole del talk. Si invitano ospiti di idee opposte nella speranza che la vivacità dello scontro renda interessante la discussione. Poi ognuno non solo resta della sua opinione (Cacciari: «Viviamo il dramma del tramonto dell’Impero americano»), ma cerca di imporla agli altri. Insomma, l’idea di mescolare reportage e talk non funziona, il rischio di rimestare momenti drammatici con momenti di bassa polemica partitica è sempre in agguato, ovviamente a scapito dei primi.
Per dire, fra gli interventi più centrati c’erano quello del gen. Vincenzo Camporini. Lo hanno fatto parlare pochissimo.