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 2014  settembre 17 Mercoledì calendario

ECCO LA RIVISTA DEL CALIFFO: «STATO ISLAMICO O APOCALISSE»

«Sia Stato islamico o Apocalisse». È l’agghiacciante frase che compare sul secondo numero del web magazine dell’Isis, Dabiq , disponibile online, in versione pdf, da luglio. I contenuti sono più cruenti di Inspire , la pubblicazione di Al Qaeda, mentre le immagini evocano scene di distruzione e violenza. Dalle nuove pagine del terrore, quindi, arriva un messaggio rivolto a tutti i mujaheddin sparsi sul pianeta, perché accorrano e partecipino alla rinascita del Califfato. Su ogni numero la citazione di Abu Musab az-Zarqawi: «La scintilla è stata accesa in Iraq e il suo calore continuerà ad intensificare - con il permesso di Allah - fino a che non bruci gli eserciti crociati». E i crociati sono gli occidentali, contro cui combattere per annientare l’altra parte del mondo, cosicché trionfi solo quella islamica. Tra le parole che colpiscono scorrendo le pagine troviamo Armagedon e Apocalisse. O frasi come: «Una nuova era è arrivata». Un lavoro comunicativo molto più raffinato di Inspire , dunque, che si differenzia anche per il fatto che si rivolge sia ai nemici sia ai potenziali sostenitori dell’Isis nel mondo occidentale. Un messaggio dottrinario e meno operativo. La rivista è stata distribuita digitalmente principalmente in inglese, ma è anche disponibile in altre lingue europee, e il contenuto costruisce con cura un insieme di base di concetti religiosi islamici. «Il target di riferimento e il messaggio essenziale della serie Dabiq - spiegano gli esperti di "The Institute for the Study of War" - differisce in modo significativo dalla campagna di messaggistica occidentale del linguaggio di Al Qaeda. Inspire si concentra in particolare sulla promozione dei cosidetti "lone wolf" (lupi solitari, ndr ), terroristi con base in Occidente per attaccare l’Occidente. Inspire serviva più come una guida per gli attacchi individuali. Per contro, la serie Dabiq di Isis è incisiva, perché incoraggia tutti i musulmani credenti a sostenere l’Isis e emigrare dalle loro case verso lo Stato islamico». Sulle pagine patinate del primo numero, appunto dal titolo «Il ritorno del Califfato», i terroristi dell’Isis si presentano, dunque, e aprono le porte al nuovo Stato attraverso una serie di articoli che iniziano con la proclamazione del Califfato e la chiamata all’Hijrah, l’emigrazione verso lo Stato. Un chiamata a tutti i musulmani, tra cui dottori, ingegneri, studenti e specialisti, perchè tutti servono alla causa. Sfogliando le pagine colorate e piene di immagini di soldati, bandiere dell’Isis, rappresentazioni dello Stato ideale e scene cruente di "infedeli" uccisi, è impossibile non notare, nel secondo numero, l’articolo forse più emblematico: «L’Isis ha creato un esercito multietnico, quasi una legione straniera, per garantire il suo territorio. Questa nuova realtà rappresenta una sfida (al mondo Occidentale, ndr ) che va oltre un mero problema di lotta al terrorismo. Isis non esiste più in piccole cellule che possono essere neutralizzate da missili o da piccoli commando». Ora è altro, cioè qualcosa di «molto più simile ad uno Stato che a quello che rappresentava Al Qaeda alla fine del 1990». Il messaggio è chiaro, ed è rivolto agli Stati occidentali coalizzati per distruggere i miliziani di Al Baghdadi: qui si combatte tra "potenze" e non più contro gruppi sciolti di terroristi senza una chiara identità. Del resto, sin dall’inizio, l’Isis e Al Qaeda si sono differenziate proprio per la capacità del primo di organizzarsi con un esercito, delle leggi e uno Stato riconoscibile. Proprio questa motivazione è alla base della decisione di alcuni gruppi qaedisti di aderire al progetto dello Stato islamico. La rivista, alla sua terza uscita, è dunque rivolta non solo agli addetti ai lavori, ma anche a quanti desiderino passare «dall’altra parte del mondo». Con molta facilità il magazine si può consultare online, dopo una semplice ricerca. Anche sui social network, poi, è possibile arrivare a leggere i contenuti postati sui profili dei seguaci dell’Isis. «Il contenuto della prima rivista Dabiq , narra con cura l’ideologia pratica su cui lo Stato islamico è fondato - spiegano ancora gli esperti di "The Institute for the Study of War" - Attraverso questa analisi della stessa propaganda dell’Isis, il progetto di costruzione dello Stato islamico diventa visibile».