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 2014  settembre 11 Giovedì calendario

SE NE VA L’ALTRO RE DI SPAGNA, IL CONQUISTADOR DELLE BANCHE

L’altro re di Spagna se ne va all’improvviso, colpito da un infarto a 79 anni. Il presidente del Santander Emilio Botin, il don Emilio «bisnipote, nipote, figlio, fratello e padre di banchieri» - così lo ricorda a caldo El Pais - scompare senza che in banca scompaia la sua dinastia. Ieri sera, a meno di 24 ore dalla sua morte, il consiglio d’amministrazione del Santander ha già deciso: il nuovo presidente sarà Ana Patricia Botin, la primogenita ed erede designata da anni, già oggi alla guida della filiale britannica del Santander. I comunicati di Borsa corrono più veloci dei necrologi. Gli investitori anglosassoni protesteranno - troppo pesante l’eredità familiare, troppo poca l’attenzione al mercato - ma la tradizione è salva.
È stato l’uomo più potente di Spagna, e non è un’iperbole, quello che ha trasformato una piccola banca familiare della periferica regione della Cantabria nel maggior gruppo europeo per capitalizzazione e in uno dei dieci maggiori gruppi mondiali. Ed è stato anche un inflessibile padre-padrone del suo istituto. Ma del resto tutta la vicenda del banchiere Botin e della «sua» banca procede sul doppio binario della grande finanza e della dimensione familiare.
Nei primi Anni 80, con una Spagna che entra nella modernità dopo la morte di Francisco Franco, Botin scopre il gioco aggressivo della concorrenza e finisce per conquistare il rivale Banesto diventando la prima banca del Paese. Consolida la sua posizione quando nel 1999 conclude una fusione alla pari con il Central Hispano, salvo poi riprendere il potere un anno dopo e tornare al nome di Santander. Decennio dopo decennio si allarga ben oltre i confini: prima è l’America Latina, dove lo sbarco è reso più facile dai legami linguistici; poi, nel 2004 il grande colpo che la finanza spagnola non aveva nemmeno osato immaginare: compra il colosso dei mutui britannici Abbey National per 9 miliardi di sterline; poi si allargherà in questi ultimi anni anche alla Sovereign Bank negli Stati Uniti.
Pure la crisi che spazza la finanza dal 2007 in poi diventa un’ottima occasione d’affari: nel 2008 proprio in Gran Bretagna cresce creando a colpi di fusioni un colosso dei servizi finanziari e soprattutto nel 2007 il Santander - assieme a Royal Bank of Scotland e a Fortis - si divide le spoglie dell’olandese Abn Amro. Don Emilio, che quell’anno otterrà il profitto più alto nella storia della banca, pari a circa 9 miliardi, sceglie la parte più interessante per lui, forse la più gustosa in assoluto, visto che riesce a mettere le mani sul banco brasiliano Real, che poi fonderà con Banespa, e sull’italiana Antonveneta che paga cara ma che riesce a vendere in circa un mese al Monte dei Paschi di Siena con una maxiplusvalenza da 2,3 miliardi di euro e senza due diligence. Un affare per lo spagnolo, un boccone indigesto e avvelenato per i senesi. In Italia, dove il suo rappresentante è il cattolicissimo Ettore Gotti Tedeschi, incasserà anche qualche delusione: è il caso del San Paolo Imi di cui il Santander ha una quota importante e dove punta a crescere; la fusione estiva con Banca Intesa manda all’aria il progetto. È un personaggio carismatico, il banchiere sposato con Paloma O’ Shea - che nel 2008 verrà fatta marchesa da Juan Carlos I - e con sei figli. Alla periferia di Madrid fa costruire negli Anni 2000 la Ciudad Financiaria Santander, uno dei maggiori complessi per uffici del mondo su 250 ettari di terra, con tanto di indirizzo - Avenida de Cantabria - che ricorda le origini del gruppo. In quella cittadella della finanza globale passa tutto il mondo. Non sono pochi i banchieri italiani che, tra le foto in bella mostra nella loro stanza, hanno quella di qualche grande raduno ospitato da Botin, che con il suo network cementato da decenni di potere riesce a mettere attorno allo stesso tavolo grandi nomi della finanza statunitense, europea e del vicino e lontano Oriente. Nel tempo libero ama lo sport e anche in questo caso lo fa su grande scala. Oltre ai tornei di golf la sua passione è la Formula Uno e così il rosso nome del Santander diventa il principale sponsor della rossa Ferrari. Luca Montezemolo ha voluto ricordarlo ieri con affetto parlando davanti ai giornalisti e anche Fernando Alonso, il pilota del cavallino spagnolo che proprio Botin aveva portato nel 2010 a Maranello, lo ricorda con un tweet in cui saluta il «grande amico» e ricorda che appena l’altro giorno «durante una cena con don Emilio, progettavamo un altro giro in bici a Singapore».
Gli ultimi anni del banchiere, mentre la crisi finanziaria si è trasformata in economica e in Spagna lo scoppio della bolla immobiliare colpisce anche il sistema creditizio, mostrano qualche difficoltà in più. Mentre i conti del Santander, proprio grazie alla sua dimensione internazionale, vanno meglio di quelli dei concorrenti esclusivamente spagnoli, Botin e 11 suoi parenti finiscono sotto inchiesta nel 2011 per alcuni conti svizzeri presso la Hsbc, presso i quali sono depositati circa 2 miliardi di euro. Alla fine nessuna accusa di evasione fiscale, ma solo perché prima dell’apertura dell’indagine la famiglia ha già raggiunto un accordo con l’erario versando 200 milioni di euro.
Francesco Manacorda, La Stampa 11/9/2014