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 2014  settembre 11 Giovedì calendario

BOTIN, L’UOMO CHE SAPEVA LA VERITA’ SUL CASO ANTONVENETA-MPS

Il destino a volte gioca strani scherzi. Così, accade che Emilio Botin, numero uno dell’istituto di credito spagnolo Banco Santander, se ne vada all’età di 79 anni proprio mentre per Luca Corderò di Montezemolo, uno dei suoi amici più fidati in Italia, finisce un’epoca. Non a caso, Montezemolo, nelle sua conferenza stampa di addio a Maranello, ha voluto «ricordare e ringraziare» il banchiere spagnolo come «vero ferrarista», senza contare che il Santander è il principale sponsor della Rossa.
Ma i legami tra Botin e l’Italia non si esauriscono certo in quelli con il presidente uscente della Ferrari. Negli ultimi tempi, complice anche l’età, il suo nome qui da noi girava un po’ meno. Ma fino a non molti anni fa Botin, nel mondo degli affari nostrani, era un’istituzione. Del resto, nella seconda metà del secolo scorso discutevano alla pari – spesso in contrapposizione – con Enrico Cuccia, il fondatore e storico leader di Mediobanca; e con il francese ed ex presidente delle Generali, Antoine Bernheim.
L’ultimo, grande, episodio che lo ha visto protagonista in Italia è stato l’acquisto, nel 2007, nell’ambito delle “spezzatino” dell’olandese Abn Amro, di Antonveneta. Un’operazione mordi e fuggi, visto che appena qualche mese dopo Botin, per evitare un aumento di capitale del Santander, cederà la piccola banca padovana al Monte Paschi di Siena di Giuseppe Mussari, che la strapagherò 10 miliardi di euro. All’epoca della cessione di di Antonveneta, in Italia il gruppo spagnolo era guidato da Ettore Gotti Tedeschi, ex numero uno dello Ior, e da sempre vicino a Botin, il quale a sua volta era notoriamente legato agli ambienti dell’Opus Dei. L’acquisizione dell’istituto padovano da parte di quello senese è poi finita nel mirino della Procura, che ha aperto più inchieste su Mps, anche in relazione al super prezzo pagato nella transazione.
Certamente, il fatto che Botin se ne sia andato, portando con sé tutto quel che sapeva sulla controversa operazione, rende sempre più difficile fare chiarezza una volta per tutte su uno dei capitoli più discussi della finanza italiana degli ultimi anni. Tra l’al-tro, negli ultimi tempi, sono circolate indiscrezioni circa un possibile interesse del Santander proprio per il Monte dei Paschi. Se così fosse, a seguire l’affare sarà la figlia di “Don Emilio”, Ana Paola Botin, che tra l’altro già conosce bene i meccanismi della finanza italiana visto che fino alla primavera del 2011 sedeva nel consiglio d’amministrazione delle Assicurazioni Generali.
Mail caso della vendita della ban-ca padovana non è l’unico che ha visto il banchiere spagnolo protagonista del mondo degli affari di casa nostra. Alla fine degli anni Novanta, il Santander era entrato nell’azionariato della torinese Sanpaolo Imi, allora guidata da Luigi Arcuti. L’istituto spagnolo rafforzerà la propria posizione negli anni successivi, fino a che nel 2006 l’Intesa di Giovanni Bazoli e Corrado Passera non deciderà di convolare a nozze proprio col Sanpaolo anche per arginare qualsiasi possibile attacco parte dello straniero, e dunque del Santander.
Nel giugno del 2007 il gruppo di Botin uscirà definitivamente dal capitale di Intesa Sanpaolo. Mentre nel settembre del 2011 alzerà i tacchi da Mediobanca, dove militava nel gruppo di soci esteri. Due mosse che aiutano a comprendere perché i riflettori della finanza italiana, negli ultimi anni, abbiano un po’ trascurato Botin.