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 2014  settembre 11 Giovedì calendario

IL DELFINO DELL’AVVOCATO SEMPRE CADUTO IN PIEDI


Escludo che Pirandello Luigi si sia ispirato, prevedendola, alla vita di Ldm. Uno, nessuno, centomila. Uno è lui, nessuno è prima e dopo di lui, centomila gli amici, confidenti, soci, e, se vogliamo giro di affari. Ldm è cronaca e leggenda, molto profumo su una pelle d’uomo a volte fragile, insicuro, facile alle crisi nervose così come all’euforia, anche infantile. Ldm è un personaggio da sempre, lo vuole essere, gli piace sedere a capo tavola anche quando è solo al desco, vive circondato da una tribù di amici suoi, bella gente, vestita come si deve a chi non deve chiedere mai, trattasi di Rossella o Mentana, Abete o Malagò o altri cento, sopra i quali stanno le sciarpe schiumose e i braccialetti variopinti di Della Valle Diego, uno che ha capito quale sia il giro del fumo e ogni tanto soffia, interviene, parla, dice, insulta, assalta e poi vende il suo fair play, il suo bon ton, il suo made in Italy, dimenticando, diciamo così, alcune escursioni sul mappamondo delle sue eccellenti produzioni.
Ldm si diverte con tutta questa gente qua e questa gente qua si diverte con lui a parlare dello scibile umano, di profumi e poltrone (queste sì, americanizzate, oh yes), di treni e di scarpe, di football e di politica, poi, quando arriverebbe il momento di mettere via i balocchi e porre sul tavolo gli attributi, la musica finisce, gli amici se ne vanno e la compagnia si scioglie, ognuno torna nella propria sala giochi e Luca rimane con il cerino in mano, tanto è simpatico.
Il cursus honorum di Ldm è lungo come il tratto Torino-Napoli di Italo. Forse più veloce ripensando ai favolosi anni Settanta, con gli esordi al box Ferrari per passare attraverso esperienze varie ed eventuali, Azzurra, al tempo delle vele, Cinzano, Italia ‘90, nel senso di mondiale di football nella veste di direttore generale, Juventus, durato lo spazio di un mattino e conclusosi lo spazio di un pomeriggio con l’azzeramento del consiglio di amministrazione da parte di Gianni Agnelli, dopo i risultati disastrosi della squadra fuori da tutto, quindi Ferrari, Fiat, Confindustria, Unicredit, Bologna Fiera, Telethon, Fieg, Luiss, Maserati, Rcs, La Stampa, Itedi, Pinault, Indesit, Campari, profumi, charme, treni, quote societarie di illustri società, sempre lo stesso sorriso e lo stesso entusiasmo in pubblico, sempre le stesse incazzature imprevedibili e impreviste nel suo ufficio, con quel temperamatite utilizzato come un tritacarne, riducendo in polvere e grafite l’avversario o nemico immaginato di fronte alla sua scrivania.
Ldm è sempre caduto in piedi, bisogna esserne capaci, ci vuole orecchio e buone entrature e, nel caso ultimo, ottime buone uscite. Passa da un tavolo all’altro senza perdersi d’animo anche se, rispetto al passato, che è ormai remoto per molti, non può più godere della protezione dell’Avvocato, che in lui vedeva, forse, la proiezione di se stesso: motori, palloni e femmine, con alcune variazioni sul tema.
Scomparso Gianni Agnelli, una certa Torino, e la sua corte, si è sentita improvvisamente orfana, orfana del tutore, del patriarca, dell’uomo che con un solo respiro, una sola battuta, sapeva affrontare o sistemare faccende aspre o complicate, con eleganza e perfidia assieme. E Ldm sa benissimo, Romiti lo ha detto in modo anche volgare e violento, quanto quel legame sia stato importante, se non decisivo, per la carriera del giovin signore. Non è affatto una colpa, semmai è una didascalia che non va trascurata.
Ldm è stato, è e sarà sempre un grande motivatore, uno che fa squadra, un gentil organisateur del villaggio mediatico. Il ruolo di dirigente, nel senso etimologico, comprende, tuttavia, altre mansioni, altre durezze, altro carattere, meno fumantino, meno generoso. L’epilogo Ferrari è feroce nei termini e nei tempi ma rientra in una certa filosofia fiattina, sabauda e ghigliottinesca, anche se Marchionne è il primo grande manager della storia di Fiat a non aver «conosciuto» aziendalmente Gianni Agnelli e, dunque, a non subirne ancora il fascino e ad avvertirne l’ombra pesante.
Il silenzio degli Agnelli, limitandosi a un semplice comunicato di ringraziamento e di commiato, avviene, ne sono certo, anche tra qualche ghigno in famiglia.
Ldm andrà probabilmente in Alitalia, laddove sarà il pilota di un aereo senza carburante, fingerà di decollare, restando però a terra e i passeggeri saranno comunque felici. Va così quando si può volare alti. C’è di peggio nella vita. O no?