Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 11 Giovedì calendario

IL NUOVO STATO NON AVREBBE UNA MONETA


GLI SCENARI
LONDRA La settimana prossima gli scozzesi andranno a votare senza sapere che valuta useranno in caso di vittoria del “sì” all’indipendenza. Durante la campagna referendaria lo Scottish National Party di Alex Salmond ha insistito sul fatto che Edimburgo manterrà la sterlina, ma il governo di Londra non ha nessuna intenzione di concedere l’unione monetaria e l’altroieri la Banca d’Inghilterra ha fatto sapere che, anche nel caso avvenisse, i vincoli di spesa e di bilancio sarebbero tali da azzerare i vantaggi dell’indipendenza.
LA FINE DELLA STERLINA
Uno scenario poco allettante, rispetto al quale le alternative appaiono perfino peggiori. Mantenere la sterlina per un periodo transitorio è molto rischioso, come dimostra anche il precedente della Repubblica Ceca e della Slovacchia negli anni ’90. Dopo appena un mese, davanti alla massiccia fuga di capitali verso Praga, la Slovacchia fu costretta ad adottare una nuova moneta in fretta e furia. La fuga di capitali, nel caso scozzese, si sta già verificando e le società finanziarie parlano di milioni di sterline che da Edimburgo stanno volando verso lidi più sicuri. Per quella che attualmente è la seconda piazza finanziaria del paese e la quarta in Europa, si tratta di un problema non da poco, tanto più che i suoi istituti finanziari più grandi, ossia Lloyds e Royal Bank of Scotland, stanno anch’essi valutando di trasferire il quartier generale a Londra. La seconda opzione sarebbe quella di continuare ad usare la sterlina in maniera non ufficiale, così come il Montenegro ha l’euro e Panama usa il dollaro. Non solo l’ipotesi di una “sterlinizzazione” appare poco rassicurante, ma non permetterebbe alla Scozia di stampare moneta o di aiutare le sue banche in caso di crisi. Per la fase transitoria, tuttavia, potrebbe essere l’opzione migliore. Se n’è accorto anche il governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney che ieri ha detto che qualunque mossa di questo tipo richiederebbe che la (futura) banca centrale scozzese mettesse da parte ingenti riserve di valuta, pari ad almeno 10 miliardi di sterline.
PAURA DELL’EURO
La terza ipotesi, quella di adottare l’euro, semplicemente non piace agli scozzesi, che sebbene vogliano entrare nella Ue da indipendenti, hanno paura ad aderire ad una zona euro di cui hanno visto le debolezze. Soprattutto, l’ingresso nell’eurozona avrebbe gli stessi svantaggi dell’unione monetaria con Londra – decisioni prese altrove e vincoli di bilancio da rispettare – senza il vantaggio della continuità. E il fatto che l’adesione alla UE implichi in prospettiva di adottare anche la moneta unica è un punto che Salmond ha tentato più volte di minimizzare. La quarta possibilità, l’unica che darebbe vera indipendenza alla Scozia, sarebbe avere una moneta propria. Ma l’instabilità iniziale, il problema della conversione del debito e quello della fuga dei capitali resterebbero, almeno all’inizio.
C. Mar.