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 2014  settembre 11 Giovedì calendario

INVESTIGATORI IN MARCIA SU SCHWAZER OMBRE ANCHE SULL’ORO DI PECHINO


«Il doping risulta provato dal 2010, pur sussistendo gravi indizi riconducibili fino al 2008, prima delle Olimpiadi di Pechino». È la sorprendente conclusione a cui sono arrivati gli investigatori che hanno indagato sul caso del marciatore azzurro Alex Schwazer. Sorprendente perché, al di là degli effetti penali dell’inchiesta da poco conclusa dalla procura di Bolzano, allunga un’ombra su uno dei successi più prestigiosi della storia dell’atletica azzurra: l’oro nella 50 chilometri di marcia alle Olimpiadi di Pechino, coronato dall’atleta altoatesino con il record olimpico.
Il documento fa parte del faldone depositato dagli inquirenti con l’avviso di conclusione delle indagini, nel quale vengono riportati nel dettaglio i capi d’accusa. Al di là delle certezze sul doping confessato dallo stesso Schwazer alla vigilia delle Olimpiadi di Londra del 2012 e al di là dei sospetti sugli europei di Barcellona, dove il marciatore ha paradossalmente conquistato l’oro dopo la squalifica per doping del russo Stanislav Emelyanov, il pm si sofferma su due periodi: dal 10 al 23 giugno 2008 e dal 6 al 27 luglio dello stesso anno (i Giochi di Pechino sono dell’agosto successivo). E scrive che «al fine di alterare le proprie prestazioni agonistiche ha fatto uso di una tenda ipossica in grado di replicare la ridotta disponibilità di ossigeno tipica dell’alta quota, abbassando la percentuale di ossigeno nell’aria. L’uso della tenda è vietato in Italia, in quanto inserita nella “Lista dei metodi proibiti” pubblicata dal ministero della Sanità». Così, l’accusa. Che tuttavia sembra non avere alcuna intenzione di affondare troppo il colpo e non esclude l’ipotesi di giungere con l’ex marciatore a una sorta di patteggiamento, la cosiddetta «messa alla prova», con sospensione del processo e cancellazione di ogni macchia penale sul passato. «Non accetto che si dubiti sulla regolarità dell’oro olimpico di Pechino del mio cliente — ha replicato deciso l’avvocato Gerhard Brandstätter, difensore di Schwazer con il suo collega Domenico Aiello — C’è un clima di caccia alle streghe che allontana dalla verità e la verità è una sola, quella che lo stesso Alex ha confessato: la sua è stata una debolezza circoscritta al 2012. I valori sballati che emergono dal 2010, solo un paio, rientrano nella media e si tratta di valori di allenamento. Documenteremo la regolarità anche di questi». Aiello ha voluto sottolineare come «in Italia un certo tipo di onestà e di sincerità non paghi mai, specie nelle aule di giustizia».
Con Schwazer sono indagati per favoreggiamento i due ex medici federali Pierluigi Fiorella e Giuseppe Fischietto e l’ex velocista e dirigente Fidal Rita Bottiglieri. «Da parte della Federazione vi era da anni la consapevolezza che il comportamento di Schwazer era da considerarsi sospetto e che per Fischetto, Fiorella e Bottiglieri rasentava la certezza», scrivono gli investigatori. Mentre il pm precisa: «Prima nel 2008 e poi nel marzo 2012 il tecnico federale Vittorio Visini manifestava i propri dubbi al dottor Fischetto che però ometteva di informare l’antidoping del Coni». E lo stesso avrebbe fatto il suo collega Fiorella «pur avendo a disposizione i dati ematici oltre la norma nella primavera del 2010, nella primavera del 2011 e nel febbraio 2012». La difesa dei due medici è netta: «Non sapevamo del doping».