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 2014  settembre 11 Giovedì calendario

DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES —

La cancelliera tedesca Angela Merkel ce l’ha fatta. Il suo fedele alleato nella linea dell’austerità e del rigore nei vincoli di bilancio, l’ex premier finlandese e attuale commissario Ue temporaneo agli Affari economici Jyrki Katainen, emerge come il principale responsabile di fatto nelle politiche per la crescita e nel controllo sui conti pubblici dei Paesi membri. Il presidente entrante della Commissione europea e altro merkeliano di ferro, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, lo ha nominato suo vice con poteri di coordinamento e di blocco dell’attività dei commissari con i principali portafogli economici. In pratica Francia e Italia, insieme al partito eurosocialista, sono riuscite ad avere come nuovo commissario agli Affari economici il francese Pierre Moscovici, sostenitore della flessibilità nei vincoli di bilancio e degli investimenti pubblici per il rilancio della crescita e dell’occupazione. Ma se lo vedono depotenziato dal furbesco inserimento di super-vicepresidenti con vero e proprio diritto di veto.
Juncker ha tutelato ulteriormente Katainen consentendogli di non esporsi sempre. L’altro suo vice sostenitore dell’austerità e filo-Merkel, l’ex premier lettone Valdis Dombrovskis, in quanto responsabile dell’euro e del dialogo sociale, potrà egualmente bloccare le proposte di Moscovici.
Katainen, 41 anni, e Dombrovskis, 43 anni, entrambi del Ppe, si sono dimostrati a volte perfino più rigoristi di Merkel. Da premier, applicando le misure di austerità in Finlandia e Lettonia, hanno però provocato recessione e arretramenti. L’irritazione popolare li ha convinti a dimettersi e ad accettare l’aiuto della cancelliera per riciclarsi alla grande in Europa.
Katainen a 21 anni è già consigliere comunale. A 27 anni entra in Parlamento. A 35 è ministro delle Finanze e l’anno dopo il Financial Times di Londra lo dichiara «il migliore» tra i colleghi europei (prima della crisi internazionale). Il 22 giugno 2011 diventa premier e si schiera con Merkel negli scontri dei Paesi membri del Nord con quelli del Sud. Nei summit apriva la strada alla cancelliera con azioni di sfondamento. La più clamorosa avvenne nei giorni caldi del salvataggio della Grecia. Per concedere il «sì» della Finlandia ai prestiti Ue chiese in pegno ad Atene beni immobili di adeguato valore. Fonti diplomatiche fecero trapelare che avrebbe proposto di ipotecare addirittura l’Acropoli, il Partenone e varie isole dell’Egeo.
Per questo il presidente francese François Hollande, il premier Matteo Renzi e altri leader di centrosinistra hanno detto «no» a Katainen mantenuto agli Affari economici. Merkel, dopo aver imposto al vertice della Commissione e del Consiglio Ue già due del Ppe suoi fedelissimi nelle misure di austerità, come Juncker e il polacco Donald Tusk, non poteva dire no a Moscovici. Ma Katainen e Dombrovskis li ha recuperati come vicepresidenti, annunciando tempi difficili per Italia, Francia e altri Paesi con difficoltà di bilancio. Katainen, appena insediandosi agli Affari economici, ha ammonito Renzi a non chiedere più flessibilità perché sono possibili solo «soluzioni che non mettano in discussione il Patto di stabilità». Ha poi esortato Roma a passare dalle parole ai fatti perché «non basta comprare una medicina, bisogna ingerirla perché aiuti». Domani è atteso al confronto con il responsabile dell’Economia Pier Carlo Padoan, che presiede l’Ecofin a Milano: in attesa degli scontri a Bruxelles Katainen-Moscovici .
Ivo Caizzi