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 2014  settembre 10 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL CASO EMILIA E LA GUERRA DI RENZI ALLE TOGHE


REPUBBLICA.IT
BOLOGNA - Dopo lo tsunami che ha travolto il Pd in Emilia - i due favoriti alle primarie per la Regione, Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, indagati per peculato nell’inchiesta "spese pazze" - si aprono nuovi scenari. Il parlamentare renziano della prima ora ha mollato e detto addio alla corsa: "Mi fermo qui". Il segretario regionale prova a resistere: "Non mi ritiro, chiarirò tutto".
Bonaccini in procura. E infatti il numero uno dei Democratici emiliani oggi è andato a parlare dai magistrati. La deposizione è durata due ore, poi Bonaccini è uscito dal retro per evitare le domande dei cronisti. Il dibattito in programma alla Festa dell’Unità non sembra essere messo in discussione.
I nomi in corsa per il dopo-Errani. In queste ore, naturalmente, oltre al destino personale di Bonaccini si cerca di capire chi c’è in campo per il dopo-Errani all’interno del Pd. Se il segretario Dem rimane comunque in corsa, rispuntano altri nomi, in particolare da Roma: su tutti quelli del sottosegretario Graziano Delrio e del ministro Giuliano Poletti. Anche Daniele Manca, sindaco di Imola che già si era fatto avanti nelle scorse settimane, sta a guardare gli sviluppi della vicenda. Intanto, l’ufficio stampa di Romano Prodi smentisce la possibilità che l’ex premier accetti una candidatura. Mentre oggi, a Roma, il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini ha incontrato l’ex numero uno del partito Pierluigi Bersani. "Siamo in presenza di candidature che sono state presentate, è un percorso che è stato avviato. Ascolteremo le riflessioni che il partito farà in Emilia, poi decideremo con grande serenità e con la consapevolezza di avere persone, figure e storie da presentare ai cittadini emiliani di prima grandezza e di grande qualità" dice Guerini a Radio 24.
Molti nel web chiedono le dimissioni di Bonaccini, viene fatto notare all’esponente Dem. Che risponde: "E’ una valutazione che farà lui". Bersani invece taglia corto: "Per l’amor di Dio, ho fatto 16 anni, credo di aver già dato". E aggiunge: "Il partito in Emilia è in condizione di uscire da questo guaio". Ad ogni modo, la direzione del Pd, prevista per giovedì, è stata rinviata a martedì prossimo.
Balzani: se saltano primarie corro con mia lista. Ma in gioco c’è ovviamente anche Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì, che non ne vuole sapere di essere messo da parte. Se le primarie per il dopo Errani dovessero saltare, Balzani potrebbe anche correre con una sua lista contro il candidato Pd. "Se venissi estromesso in questo modo assolutamente incredibile chiamerei tutte le persone che mi hanno sostenuto e con loro farei un ragionamento, per forza. Non è possibile che se una persona è perbene deve essere fatta fuori, mi sembra che sia al di fuori del buonsenso". Balzani ne ha parlato questa mattina in diretta su Radio Città del capo. "C’è una competizione in corso, penso che il partito debba rispettare le regole che si è dato, se non le rispetta succede un gran casino", manda a dire, sottolineando poi: "è anche una questione legale, non solo politica".
Tutti i gruppi sono indagati. Altri otto consiglieri regionali dem risultano indagati nell’inchiesta. Ma l’indagine riguarda tutti i gruppi dell’assemblea legislativa. Da ottobre 2013 risultano indagati tutti i capigruppo (Pd, Pdl, Udc, M5S, Ln, Sel-Verdi, Idv, Misto e Fds). Il segretario regionale resiste, consulta l’avvocato, assicura che spiegherà.
La procura: "Lavoriamo con serietà e in silenzio". "La Procura ha lavorato anche in agosto. Le istanze ex 335 del codice di procedura sono giunte lunedì e martedì scorsi dai difensori di Bonaccini e Richetti, i quali hanno immediatamente ottenuto le certificazioni richieste. Questi i fatti. Noi continuiamo a lavorare con serietà e in silenzio". Lo dice il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, interpellato sulle polemiche sulla tempistica dell’indagine che coinvolge anche quelli che fino a ieri erano i principali sfidanti alle primarie del centrosinistra.
La rabbia dei volontari alla festa dell’Unità. Ma basta farsi un giro alla Festa dell’Unità del Parco Nord, dove scoppia la rabbia dei volontari, per capire l’aria che tira. Da un lato dirigenti dem che rifiutano dichiarazioni e s’attaccano ai cellulari, solcando nervosi la piazza centrale della Festa; dall’altro, militanti inferociti col gruppo dirigente locale "che ha gestito tutto malissimo" e volti solo verso Renzi: "Ci salvi lui, non credevo l’avrei mai detto, ma ora è l’unica soluzione, perché se anche Bonaccini è indagato siamo rovinati", dice Guerrino, del ristorante Comacchio. "Dobbiamo azzerare tutto", gli fa eco Maurizio, all’osteria del sindaco, e Gianni Gamberini, responsabile Pd della Valsamoggia, chiede di "tornare tutti su Manca".
LE REAZIONI
Puglisi: time out di 24 ore. Un time out di 24 ore per ascoltare la base Pd e poi decidere se mandare a monte le primarie o andare avanti nella corsa a due tra Stefano Bonaccini e Roberto Balzani, i due sopravvissuti delle primarie in Emilia-Romagna. "Mi sembra la cosa più rispettosa", dice la senatrice Francesca Puglisi, che della sua proposta ha parlato questa mattina in tv ad Agorà commentando l’iscrizione nei registro degli indagati per Richetti (che Puglisi sosteneva) e Bonaccini.
Taddei: "Non è giustizia a orologeria". Per il responsabile economico del Pd Filippo Taddei "non è giustizia a orologeria. Da parte della magistratura non c’è dolo, anche perché un avviso di garanzia non è una condanna. Penso anzi che questi provvedimenti nei confronti di Richetti e Bonaccini siano motivo di imbarazzo per la magistratura in un momento come questo in cui il Pd si appresta a fare le primarie in Emilia Romagna. Richetti -aggiunge Taddei- ha fatto un passo indietro, un gesto non dovuto, di grande dignità. Per la conoscenza che ho delle persone chiedo di aspettare almeno alcune ore perché possano fare le loro valutazioni e parlare con i magistrati. Ma devo dire anche che molte persone su cui metterei la mano sul fuoco in varie regioni sono finiti in inchieste simili e poi ne sono usciti completamente puliti".
Freddezza da Roma. Il premier Renzi non spende una parola per i candidati, e il ministro Maria Elena Boschi lascia a Bonaccini la decisione sul da farsi. Ma pesano le parole di Lorenzo Guerini, il vicesegretario che loda il ritiro dell’indagato Richetti. Stefano Fassina aggiunge: "Matteo Richetti ha fatto una scelta che ha motivato soprattutto con ragioni politiche: la ricerca di unità del partito in un momento così difficile. Bonaccini ha detto che chiarirà. Ho piena fiducia in entrambi, aspettiamo di vedere cosa succede, si tratta di indagini in corso". "Giustamente il ministro Boschi dice che un avviso di garanzia non significa affatto sicurezza di colpevolezza e quindi non può comportare nessun passo indietro sul piano politico. Questa cosa però deve valere non solo per il Pd ma per chiunque faccia politica. Nel passato è stato sempre smentito dallo stesso Pd per non parlare poi del Pds e dei Ds", sottolinea Fabrizio Cicchitto (Ncd). Non esprime giudizi Dario Nardella, sindaco di Firenze: "Posso solo dire che ho grande fiducia nella magistratura e grande stima nelle persone coinvolte in questo caso".


ENRICO PAOLI PER LIBERO
«Pericolo, chi tocca le toghe muore». La scritta, anzi l’avvertimento, dovrebbe far bella mostra di sé all’ingresso delle aule dei tribunali. Perché l’Associazione nazionale magistrati, con un assalto frontale riservato solo ai governi di altri tempi, ha seppellito quintali di pagine dedicate alla presunta guerra fra Silvio Berlusconi e le toghe, in nome delle presunte leggi ad personam.
L’ex premier voleva cambiare la giustizia, le toghe vogliono fermare Matteo Renzi, con tutti i mezzi a loro disposizione pur di salvare il loro status, nonostante i cronici ritardi nell’amministrazione della giustizia e nello svolgimento dei processi: fra penale e civile sono quasi nove milioni le cause pendenti.
La differenza è tutt’altro che sottile, al punto che la riforma della Giustizia, approvata dal Consiglio dei ministri, non è ancora arrivata al Quirinale e in Aula non se ne discuterà prima di ottobre, sempre che il Parlamento non vada in apnea per il bilancio. Un ritardo inaccettabile, frutto del fuoco di sbarramento dei magistrati, che stanno mettendo a rischio anche un altro provvedimento importante come lo Sblocca Italia. In attesa di sciogliere questo rebus, le toghe hanno suonato la carica, bollando come «deludente» la riforma varata dal governo, al cui interno ci sono «norme punitive», frutto in parte di «logiche del passato», provocando la dura reazione della maggioranza.
Insomma, l’Anm boccia senza mezzi termini il progetto di riforma della giustizia dell’esecutivo, presentato lo scorso 29 agosto a Palazzo Chigi dal premier e dal Guardasigilli Andrea Orlando. Una stroncatura contestata dall’esecutivo e definita «ingenerosa» dal viceministro alla Giustizia, l’alfaniano Enrico Costa. Segno che l’assalto delle toghe non salva nessuno, a partire proprio dal Pd, divenuto il vero avversario delle toghe.
E Renzi, ovviamente, ha replicato secondo il suo stile: «Che paura, ma noi andremo avanti. E il tema delle ferie è un fatto di giustizia». Non a caso i magistrati definiscono gli interventi di Palazzo Chigi «di scarso respiro» e contestano alcuni provvedimenti come quello dell’annunciata riduzione delle ferie che, se confermata, «sarebbe un grave insulto non per l’intervento in se stesso ma per il metodo usato e per il significato che esso esprime», anche perché arriverebbe «con un decreto legge a efficacia differita (cioè un ossimoro) quando altre riforme ben più urgenti sono incerte o rimandate al disegno di legge o addirittura alla legge delega». Insomma, perché a noi subito e agli altri no. Un atteggiamento da casta, più che da esperti di legge.
sede csm consiglio superiore della magistratura sede csm consiglio superiore della magistratura
L’altro duro attacco portato dall’Anm al governo riguarda il capitolo della prescrizione e le intercettazioni. «L’annunciata modifica», spiega la nota dell’Anm, «non tocca la riforma del 2005, prodotto di una delle varie leggi ad personam: si risolve invece nella debole scelta di introdurre due nuove ipotesi di sospensione temporanea ed eventuale del suo decorso» e rileva come «l’inerzia della politica vada in parallelo con periodiche, violente accuse rivolte ai magistrati di volersi sostituire al legislatore».
Il confronto con il ministro Orlando, che ha più volte incontrato i vertici dell’Anm, non sembra dunque servito ad arrivare ad una riforma condivisa. Il provvedimento prevede, nelle linee generali, nuove norme sul falso in bilancio e sulla prescrizione, norme sulle responsabilità civile dei magistrati, il dimezzamento della pausa estiva per i tribunali con l’obiettivo di arrivare al «dimezzamento dell’arretrato della giustizia civile».
Intercettazioni Intercettazioni
Il presidente del Consiglio illustrerà al Senato il programma dei mille giorni di governo il prossimo 16 settembre. Intanto riappare all’orizzonte, con richiesta di voto segreto, la norma sulla responsabilità civile dei magistrati, in versione Lega, nella legge comunitaria (2013 bis) all’esame dell’Aula del Senato. E così si ripropone anche l’ipotesi che il governo possa mettere la questione di fiducia sul provvedimento. Il Carroccio ha depositato un emendamento con oltre 22 firme per ripristinare la «norma Pini».

PEZZI DI REPUBBLICA SU RICHETTI E BONACCINI
REPUBBLICA - BOLOGNA DEL 9 SETTEMBRE
SILVIA BIGNAMI - LUIGI SPEZIA
BOLOGNA - E’ uno tsunami quello che travolge la Regione "rossa". Nel giorno della presentazione delle firme per le primarie che dovevano scegliere il successore di Vasco Errani, i due principali sfidanti per la poltrona di Governatore risultano sotto indagine della Procura. Matteo Richetti, il deputato che si è ritirato ieri dalla corsa alle primarie Pd per la Presidenza della Regione, risulta iscritto nel registro degli indagati per l’ipotesi di accusa di peculato nell’ambito dell’inchiesta sulle "spese pazze" del consiglio regionale, coordinata dai pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari con la supervisione del procuratore Roberto Alfonso e del procuratore aggiunto Valter Giovannini. Inchiesta che è alle battute finali e che probabilmente sarà chiusa entro il mese di ottobre. Fra gli indagati, si è aggiunto ieri in serata anche il nome del suo sfidante, Stefano Bonaccini, segretario regionale, bersaniano prima e nello staff di Renzi dopo.

Il deputato renziano Richetti si era candidato pochi giorni fa dopo che era fallito il tentativo Pd di convergere in modo unitario sulla candidatura del sindaco di Imola Daniele Manca. Bonaccini resta in teoria in corsa, ma ha annullato un evento a Reggio Emilia per un incontro con gli amministratori locali.

Bonaccini: "Chiarirò tutto, non mi ritiro". "Ho appreso che la procura sta svolgendo accertamenti anche sul mio conto e ho già comunicato, attraverso il mio legale professor Manes, di essere formalmente a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito" afferma Bonaccini, di sicuro il candidato favorito. O almeno quello che aveva raccolto più consensi dentro al partito dopo la "discesa in campo": "Confido di poter dare al più presto ogni opportuno chiarimento", conclude. In un colloquio con Repubblica, Stefano Bonaccini riafferna la sua decisione di rimanere in corsa: "Non mi ritiro". "Io? - si sfoga - Io ho girato con una Seat Ibiza e l’ho cambiata un anno fa a 345 mila chilometri in quattro anni. E da un anno - aggiunge - ho una nuova Seat che ha già 80 mila chilometri". "Mi accusano di una piccolezza - spiega Bonaccini, - una cosa assurda, ma non voglio commentare, voglio chiarire". "Non potevo pensare...- continua quindi - ma dalle inchieste si può uscire più puliti di prima". "Avrei approfittato di quanto? - si chiede il segretario regionale - Di poche centinaia di euro...io giro sempre da solo per il partito, non ho mai coinvolto nessun dipendente regionale, ma di cosa mi accusano?". Bonaccini si dice quindi a disposizione da subito. "Abbiamo un’intesa vera con Matteo - fa anche sapere. - A me l’organizzazione del partito in effetti piace, mi piace girare da nord a sud, ma ho fatto questa scelta e mi prendo questa responsabilita’". Ma, conclude, "per me il partito è davanti a tutto".

Caos primarie: ipotesi Delrio, Poletti o Manca. Ma adesso il partito è nel caos. In gara per le primarie del 28 settembre resta Roberto Balzani, il "rottamatore" del modello Errani, l’outsider. I due candidati principali sono "azzoppati": uno si è ritirato dalla corsa, l’altro prova a resisterere. Ma tutti sanno che toccherà ricominciare tutto daccapo. Gli occhi si alzano verso Roma. Torna in pista un briscolone. I nomi che ballano sono sempre quelli: il ministro Giuliano Poletti in pole, poi il sottosegretario Graziano Delrio, oppure il sindaco di Imola Daniele Manca, stavolta con l’investitura piena di Renzi. E pensare che solo domenica scorsa, con l’arrivo di Renzi a Bologna per chiudere la Festa nazionale dell’Unità, la linea sembrava ormati tracciata.

Le reazioni. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, interpellato dai cronisti a margine della trasmissione Porta a Porta, non ha risposto alle domande sull’inchiesta che vede indagati Bonaccini e Richetti. A parlare, invece, è Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme. Che dice: "Non è stato Renzi a chiedere a Richetti di non candidarsi. Mi auguro che Bonaccini possa dimostrare la sua innocenza, adesso valuterà lui cosa fare". "Guardiamo con rispetto la decisione di Matteo Richetti di non candidarsi alle primarie in Emilia Romagna e apprezziamo il suo gesto di tutelare il bene del Pd e dell’istituzione regionale. In attesa di notizie ufficiali, confidiamo potrà dimostrare la sua totale estraneità ai fatti che gli verrebbero contestati". E’ quanto afferma in una nota Lorenzo Guerini, vicesegretario del Partito Democratico.

Otto consiglieri Pd indagati. In totale risultano otto i consiglieri regionali del Pd dell’Emilia-Romagna indagati per peculato nell’inchiesta della Procura di Bologna sulle spese dell’assemblea legislativa. Sul conto di Richetti era stato aperto un procedimento a parte su esposto del consigliere del Movimento 5 Stelle Andrea Defranceschi (poi sospeso da Grillo e Casaleggio) sull’uso delle auto blu "da casa e per casa" nel periodo in cui Richetti fu presidente del consiglio regionale.



E’ probabile che le iscrizioni riguardino anche altri gruppi, così come è possibile che il numero aumenti. Quando la Gdf a ottobre 2013 si era recata negli uffici della Regione per un’ulteriore acquisizione documentale dopo la prima ’visita’, era emerso che ad essere indagati erano i nove capigruppo del consiglio. Sono aperti fascicoli ’separati’ per ciascun gruppo consiliare. L’impressione è che l’inchiesta non venga chiusa, con la notifica di avvisi di fine indagine, prima di metà ottobre e quindi dopo le primarie del centro-sinistra.
Pd, Matteo Richetti indagato per peculato
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Chi è Matteo Richetti. Matteo Richetti, cattolico, ex Margherita, modenese, è dal 2013 deputato dem alla Camera. Eletto con oltre 10mila preferenze alle primarie per i parlamentari, Richetti ha lasciato il consiglio regionale, dove dal 2010 era presidente dell’assemblea legislativa. Giovane, attivo, con Renzi dalla prima Leopolda, Richetti ha contribuito in Regione Emilia Romagna alla legge sull’abolizione dei vitalizi per i consiglieri regionali, ed è stato tra i promotori del taglio ai rimborsi dei consiglieri regionali e di tutte le norme anti-casta. Alle primarie 2012 sostiene Renzi alle primarie contro Bersani, e dopo la sconfitta dell’allora sindaco di Firenze si candida al Parlamento, risultando il più eletto nella sua Modena. Richetti coordina i comitati per Renzi segretario, nel 2013, dell’Emilia Romagna, ma nell’ultimo anno sembra sempre più lontano dal leader Pd, che invece apre le porte della segreteria al rivale Stefano Bonaccini, modenese come Richetti ed ex bersaniano. Ultimo strappo da Renzi, quando Richetti si astiene sull’adesione al Pse. Poi la candidatura alle primarie per la presidenza della Regione, dopo le dimissioni di Vasco Errani.

Il legale: scelta politica. Matteo Richetti "è sereno, è convinto di aver sempre agito in maniera legittima e di aver rispettato le regole, aspettiamo di leggere gli atti nel fascicolo dei Pm per cui abbiamo fatto richiesta stamattina, ma il mio assististo sente di non avere nulla di cui pentirsi", dice il legale di Richetti, Gino Bottiglioni. La scelta di rinunciare alla corsa per la successione di Vasco Errani "è stata una sua scelta politica per ragioni personali e per tenere unito il partito - prosegue l’avvocato - e non ha nulla a che vedere con questa che è una vicenda giudiziaria. Sono due cose disgiunte - rimarca - anche se mi rendo conto che la contemporaneità possa apparire singolare, tuttavia conoscevamo da tempo l’esistenza di questo procedimento e vista la posizione che Richetti ricopriva era molto probabile che le indagini, perché di questo semplicemente si tratta, fossero anche su di lui".

"Mai avuta la passione per le auto blu". Così Richetti rispose nel 2011 alle accuse sull’uso delle automobili a disposizione dei politici in viale Aldo Moro. "La macchina a noleggio con autista, a disposizione 24 ore su 24 del presidente dell’assemblea legislativa, l’ho eliminata una volta diventato presidente. Costava 80 mila euro l’anno: ora ci sono solo i costi per l’auto da noleggiare in caso di spostamento per motivi istituzionali e siamo così passati da un costo annuo di 130.000 euro a 50.000. E quest’anno la voce ’servizio automobilistico’ è scesa ulteriormente a 25 mila euro. Considerati i due anni e mezzo di legislatura trascorsi, un risparmio di oltre 200 mila euro. Non permetto quindi a nessuno di associare questa mia decisione a sospetti o pratiche irregolari. Peraltro, è tutto documentato". Richetti, di seguito, spiegò con date e circostanze precise, le ragioni di quegli spostamenti. "Incontri pubblici, appuntamenti di rilievo- conclude- è l’attività istituzionale alla quale sono chiamato come presidente dell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. Per me un onore; quella sì, una passione. Quella per le auto blu, invece, non l’ho mai avuta".

Taddei: "Atto di dignità". Quello di Matteo Richetti "è un atto individuale che dà dignità alla persona e al Pd: non c’è nulla da vergognarsi". E’ il commento di Filippo Taddei, membro della segreteria di Matteo Renzi. "A Matteo va tutta la mia stima personale e il mio sostegno in una decisione che sono certo sia sofferta sotto il profilo umano e politico", ha detto Taddei. E sulle presunte pressioni a convincerlo a lasciare, ha aggiunto: "Sono certo che se esistessero, ci sono poi le scelte degli individui e la loro dignità. E Matteo ha fatto una scelta di dignità e individuale".

Defranceschi: "Presto mio dossier su auto blu della giunta". Andrea Defranceschi torna alla carica. "Quando lo denunciai io tre anni fa, nel 2011, erano demagogia e populismo. Ora, da quanto emerso da notizie di stampa, pare sia diventata un’indagine della procura". A questo punto però, scrive in una nota, "mi chiedo cosa succederà nei prossimi giorni quando pubblicherò quello a cui ho lavorato quest’estate e che sarebbe dovuto uscire, neanche a farlo apposta, proprio domani: un dossier sull’uso delle auto blu da parte della giunta e di Errani.

STESSI AUTORI STESSO GIORNO
BOLOGNA - Anche Stefano Bonaccini è indagato nell’ambito dell’inchiesta "spese pazze" sui conti dei consiglieri regionali in Emilia Romagna. E’ uno tsunami quello che travolge in queste ore la Regione "rossa". Nel giorno della presentazione delle firme per le primarie che dovevano scegliere il successore di Vasco Errani, i due principali sfidanti per la poltrona di Governatore risultano sotto indagine della Procura.
I due favoriti nel mirino. Non solo Matteo Richetti, renziano della prima ora, deputato ed ex presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. Che si è ritirato in mattinata dalla corsa perhé iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di peculato. Anche Stefano Bonaccini, bersaniano prima e nello staff di Renzi dopo, entra a pieno titolo nell’inchiesta sulle "spese pazze" portata avanti dalla procura di Bologna. "Ho appreso poco fa che la procura sta svolgendo accertamenti anche sul mio conto e ho già comunicato, attraverso il mio legale professor Manes, di essere formalmente a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito" afferma Bonaccini, di sicuro il candidato favorito. O almeno quello che aveva raccolto più consensi dentro al partito dopo la "discesa in campo": "Confido di poter dare al più presto ogni opportuno chiarimento", conclude.
Caos primarie. Ma adesso il partito è nel caos. In gara per le primarie del 28 settembre resta soltanto Roberto Balzani, il "rottamatore" del modello Errani, l’outsider. I due candidati principali sono "azzoppati": uno si è ritirato dalla corsa, l’altro è in bilico. Per questo la stessa gara delle primarie appare in forse, ed è probabile che a questo punto il Pd nazionale intervenga per trovare una soluzione, forse un nome condiviso, il famoso "briscolone" invocato a più riprese nei giorni scorsi. E pensare che solo domenica scorsa, con l’arrivo di Renzi a Bologna per chiudere la Festa nazionale dell’Unità, la linea sembrava ormati tracciata.
Le reazioni. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, interpellato dai cronisti a margine della trasmissione Porta a Porta, non ha risposto alle domande sull’inchiesta che vede indagati Bonaccini e Richetti. A parlare, invece, è Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme. Che dice: "Non è stato Renzi a chiedere a Richetti di non candidarsi. Mi auguro che Bonaccini possa dimostrare la sua innocenza, adesso valuterà lui cosa fare". Prudenza anche nelle parole del vicesegretario Pd Lorenzo Guerini: "Guardiamo con rispetto la decisione di Richetti di non candidarsi alle primarie e apprezziamo il suo gesto di tutelare il bene del Pd e dell’istituzione regionale. In attesa di notizie ufficiali, confidiamo potrà dimostrare la sua totale estraneità ai fatti che gli verrebbero contestati". Parole simili a quelle del segretario bolognese del Pd Raffaele Donini: "Rispetto la sua scelta personale". A margine della Festa dell’Unità di Firenze, invece, Massimo D’Alema ha dichiarato: "Quando la magistratura indaga bisogna rispettarne l’attività. Naturalmente noi sappiamo che in tantissimi casi si concludono con il proscioglimento degli indagati o con l’archiviazione. Siamo fiduciosi, seguiamo con rispetto le indagini".
Cos’è l’inchiesta "spese pazze". Da due anni la procura di Bologna indaga sulle spese dei consiglieri regionali. Un’inchiesta che vede già nel mirino nove capigruppo della Regione, di ogni colore politico, e che ora si è allargata anche ad altri consiglieri, come dimostrano i casi di Richetti, Bonaccini e degli altri sei indagati del Pd. L’indagine ha preso di mira le spese effettuate dai gruppi consiliari tra il 2010 e il 2011, contestando per esempio milioni di euro spesi solo per le cene. Il lavoro della Finanza, che è agli sgoccioli, ha comportato l’esame di 35mila scontrini di spese dei politici per cene, feste, buffet, consulenze, alberghi, viaggi e regali natalizi. Un totale di 5 milioni.
RICHETTI ALLA FESTA DELL’UNITA’: CHI VINCE PRENDERA’ L’ALTRO PER MANO
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Le auto blu di Richetti. Sul conto di Richetti, inoltre, era stato aperto un procedimento a parte su un esposto del consigliere del Movimento 5 Stelle Andrea Defranceschi, per quanto riguarda l’uso delle auto blu "da casa e per casa" nel periodo in cui lo stesso Richetti era presidente del Consiglio regionale. Per questo oggi il deputato ha deciso di fare un passo indietro dalla corsa per le primarie Pd. Richetti, fino a ieri, era impegnato in campagna elettorale con l’hashtag #incorsa, e lo stesso Matteo Renzi, a Bologna domenica per la chiusura della festa dell’Unità, aveva dato il via alle primarie, pur non nascondendo di non gradire le primarie tra i due renziani modenesi Richetti e Bonaccini, l’altro big in gara per il dopo Errani. "Avete fatto un bel casino" aveva detto Renzi dal palco del Parco Nord. Una "tirata d’orecchi" che non pareva tuttavia pregiudicare la gara, prima del colpo di scena di stamattina.

SU BONACCINI (SILVIA BIGNAMI)
Anche Stefano Bonaccini è indagato nell’ambito dell’inchiesta "spese pazze" sui conti dei consiglieri regionali in Emilia Romagna. E’ uno tsunami quello che travolge la Regione "rossa". Nel giorno della presentazione delle firme per le primarie che dovevano scegliere il successore di Vasco Errani, i due principali sfidanti per la poltrona di Governatore risultano sotto indagine della Procura.

Non solo Matteo Richetti, che si è ritirato ieri mattina dalla corsa per il dopo Errani, e che è iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di peculato nell’ambito dell’inchiesta "spese pazze" sulle spese dei consiglieri regionali. Ma anche Stefano Bonaccini, il candidato favorito al dopo-Errani, segretario regionale e responsabile nazionale enti locali del Pd, che risulta pure lui indagato dalla procura nell’ambito della stessa inchiesta e per lo stesso reato, insieme ad altri sette eletti democratici in Regione.

Bonaccini, che ha consegnato le firme necessarie alla sua candidatura per la poltrona di Governatore, ha poi annullato due iniziative fissate per ieri sera alla Festa Pd di Reggio Emilia nell’ambito della sua campagna elettorale per le primarie. Poi con un tweet notturno ha commentato: "Già in altra occasione fu riconosciuta la mia correttezza. Ho fiducia nei giudici e nella mia onestà. Grazie per tanta vicinanza. Fa bene". Il riferimento è all’assoluzione ottenuta poco meno di un anno fa in un processo sull’affidamento in gestione di un chiosco al Parco Ferrari di Modena nel 2003. Bonaccini era indagato per turbativa d’asta e abuso d’ufficio.

(nel parlamento regionale siedono per Parma Roberto e Garbi e Gabriele Ferrari, pronto per il secondo mandato).

’’Dopo mesi di indagini è strano e curioso il fatto che la decisione della magistratura arrivi nel momento in cui questi due esponenti del Partito Democratico si stavano per candidare alle primarie’’. A dichiararlo è Altero Matteoli, senatore di Forza Italia, in riferimento alle vicende di questi giorni che hanno visto indagati per peculato Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, favoriti alle primarie del Pd in Emilia. ’’In ogni caso mi preme dire - ha aggiunto il senatore forzista- che noi non siamo abituati ad approfittare delle disgrazie altrui’’
(di Angela Nittoli)