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 2014  settembre 10 Mercoledì calendario

LA FORMA NECESSARIA DI GIORGIO MORANDI

A50 anni dalla morte di uno dei più grandi artisti italiani, Giorgio Morandi, Castelvecchi ripubblica un libro fondamentale sull’artista, Morandi. Lungo il cammino di Cesare Brandi. Morandi nasce nel 1890. Per tutta la vita continua a dipingere nella casa di via Fondazza a Bologna. Solo dal ‘60 avrà un vero studio nella casa di campagna a Grizzana Morandi. In questi interni ed esterni emiliani si svolge tutta la sua vicenda. Si lega di profonda amicizia al grande storico dell’arte Brandi che nel ’70 raccoglie una selezione di testi sull’amico pittore. L’attuale edizione riparte dal primo saggio di Brandi del ’42, Cammino di Morandi e si avvale anche di uno scritto di Dino Buzzati che definisce Brandi “uno scrittore di classe che contemporaneamente esercita il suo lavoro di studioso e critico d’arte”. “Morandi è il pittore a cui Brandi ha dedicato la vita, con innumerevoli articoli e studi, anche di carattere teorico, sino al punto di farne il modello della sua estetica” (Rubiu).
Buona parte del volume è dedicata all’incisione, visto che Morandi è considerato il massimo interprete di questa tecnica nel suo secolo. Brandi nota che l’artista riesce a “trasferire il codice dell’incisione in codice di pittura” per mezzo della scoperta del “colore di posizione”, il colore dato non per sé, ma attraverso rapporti di luce e di accostamenti. Le nature morte vivono in una dimensione di equilibrio formale e tonale all’interno del quale ogni elemento è necessario e nulla può essere aggiunto o sottratto senza turbare quella calibrata situazione. Bottiglie, scatole, conchiglie e fiori si organizzano in ordinate disposizioni. L’artista riteneva che a questo lo avesse portato il suo temperamento incline alla contemplazione. In un’intervista afferma: “Esprimere ciò che è nella natura, cioè nel mondo visibile, è la cosa che maggiormente mi interessa”. Concorda con Galileo Galilei che affermava che il gran libro della natura è scritto in caratteri matematici. “Questi caratteri sono: triangoli, quadrati, cerchi, sfere, piramidi, coni e altre figure geometriche. Il pensiero galileiano lo sento vivo entro la mia antica convinzione che i sentimenti e le immagini suscitati dal mondo visibile, che è mondo formale, sono molto difficilmente esprimibili, o forse inesprimibili con le parole” dice lo stesso artista. “Sono infatti sentimenti che non hanno alcun rapporto o ne hanno uno molto indiretto con gli affetti e con gli interessi quotidiani, in quanto sono determinati appunto dalle forme, dai colori, dallo spazio, dalla luce”.
Gli oggetti sono come abbracciati. Un bianco può fare da spartiacque tra i toni freddi e caldi. Nell’ultima fase la composizione si fa più serrata, gli elementi si accostano fino a comporre un blocco unico inscritto in figure geometriche. Si accentua il prevalere di tonalità chiare. Ed ecco che Morandi si situa nella linea del grande realismo, quello che, secondo il saggio Sulla questione della forma di Kandinsky, va a coincidere con la grande astrazione. “Per me non vi è nulla di astratto” dice Morandi “per altro ritengo che non vi sia nulla di più surreale, e nulla di più astratto del reale”. Pare che negli ultimi giorni di vita, costretto a letto, continuasse a disegnare in aria le forme che avrebbe voluto dipingere.
Laura Cherubini, il Fatto Quotidiano 10/9/2014