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 2014  settembre 10 Mercoledì calendario

ATENEI: COSTI STANDARD E 1,3 MILIARDI AI MERITEVOLI

Quasi 1,3 miliardi in premio agli atenei con le migliori performance su ricerca, didattica e capacità di reclutare i docenti. E soprattutto l’ingresso ufficiale - anche se graduale - dei costi standard nelle accademie d’Italia per distribuire le risorse senza più sprechi. Dopo la «buona scuola» è arrivato il turno anche della «buona università»: il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini ha infatti messo a punto il decreto sul Ffo (il Fondo di finanziamento ordinario) per quest’anno che già domani dovrebbe arrivare al parere della Crui, la Conferenza dei rettori. Le limature al testo sono alle fasi finali, ma questa volta sembra ormai sicuro che il ministero voglia spingere a fondo sull’acceleratore del merito: rispetto all’anno scorso i fondi della quota premiale salgono da 800 milioni a 1,3 miliardi, il 18% dei 7 miliardi a disposizione degli atenei per quest’anno. Premi che saranno assegnati ai più meritevoli senza più tetti o vincoli come nel passato: peseranno di più i risultati nella ricerca e poi la didattica e le politiche di reclutamento. Lo stop a un tetto per i fondi in più agli atenei meritevoli - nei giorni scorsi si ipotizzava di fissare una soglia del 3-5% da non superare rispetto all’anno prima - dovrebbe così archiviare le polemiche del passato quando era capitato che le risorse aggiuntive non erano arrivate alle università con i risultati migliori. Ci sarà comunque una forte "clausola di salvaguardia": in pratica gli atenei più penalizzati non dovrebbero perdere più del 3% di fondi rispetto all’anno precedente.
Ma la rivoluzione per le università - che segue di una settimana quella sulla scuola disegnata nelle linee guida varate dal Governo - non finisce qui. Verso metà settembre dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri un Dpcm nel quale saranno disegnati i costi standard. Che faranno subito il loro debutto nel «Ffo» del 2014: oltre alla quota premiale il 75% dei fondi saranno distribuiti infatti con un nuovo sistema basato appunto sui costi standard. Per quest’anno influiranno solo per il 20% della quota non «premiale» (oltre 1,1 miliardi; il resto si dividerà ancora con il vecchio metodo della spesa storica), ma il loro peso salirà al 40% nel 2015, al 60% nel 2016, all’85% nel 2017 e al 100% nel 2018 quando saranno a pieno regime. I costi standard si baseranno su alcuni indicatori ad hoc: i numeri standard dei docenti, diversi a seconda del tipo di corso come previsto dalle procedure di accreditamento e calcolati con il sistema dei «punti organico», la presenza di didattica integrativa e la dotazione di servizi e infrastrutture (dalle aule alle biblioteche). Il restante 7% dei fondi sarà infine distribuito tenendo conto di alcune voci: dai dottorati al fondo per le assunzioni dei giovani ricercatori fino alle risorse per le «chiamate esterne». I calcoli saranno corretti in base alla «capacità contributiva», misurata in base ai redditi di ogni Regione, con un meccanismo che offre agli atenei un «bonus» inversamente proporzionale alla ricchezza territoriale.
Per Andrea Lenzi, presidente del Cun - il Consiglio universitario nazionale che dovrà dare il suo parere a fine settembre - il riparto dei fondi che arriva «in ritardo» appare ormai come un rito «stanco» innanzitutto per la «ricorrente modifica annuale delle regole». «Da sempre noi auspichiamo piani almeno triennali che diano stabilità alla programmazione», avverte Lenzi che prima di pensare ogni anno ad aggiustamenti e ritocchi si chiede se non sarebbe meglio riflettere «su quale genere di università e di sistema universitario vogliamo».
Marzio Bartoloni e Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore 10/9/2014