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 2014  settembre 10 Mercoledì calendario

DAL FITNESS AI PAGAMENTI APPLE LANCIA L’OROLOGIO DEL FUTURO

CUPERTINO(California)
I due nuovi iPhone, l’iPhone 6 e l’iPhone 6 Plus sono arrivati, due macchine dalle dimensioni più grandi che vanno ad affiancarsi ai “vecchi” smartphone della Apple. Ma per quanto fossero attesi, per quanto possano avere successo, non erano gli iPhone le star della grande presentazione che la Apple ha organizzato ieri a Cupertino in California. «Si apre una nuova era per la Apple», ha detto Tim Cook, con l’enfasi necessaria per le grandi occasioni, salendo sul palco del Flint Center Of Perfoming Arts, un’era in cui l’azienda di Cupertino, raccoglie l’eredità di Steve Jobs per portarla in territori completamente nuovi. Il primo e più singolare è quello dei pagamenti, con il nuovo sistema Apple Pay, che trasforma gli smartphone della Apple in strumenti in grado di rendere obsoleto il sistema di accettazione e conferma di un pagamento con la carta di credito e che punta dritto verso un futuro in cui l’uso della carta moneta sia ridotto al minimo.
Ma se l’innovazione nei pagamenti avrà bisogno di tempo e di alleanze per affermarsi, potrebbe volerci poco per il successo dell’Apple Watch, il primo orologio prodotto da Cupertino. Definirlo orologio è assai limitativo, di certo la macchina della Apple è soprattutto un “personal device” che svolge molte funzioni diverse, tra le quali anche quella di tener traccia del tempo che scorre. L’Apple Watch è un oggetto nuovo, entra di diritto nella categoria dei “wearables”, ovvero delle tecnologie ind ossabili, quelle che teniamo sempre addosso e che tenderanno sempre di più ad essere prolungamenti tecnologici del nostro corpo. E infatti Apple Watch, tanto per chiarire, ha un sensore che permette alla macchina di registrare il nostro battito cardiaco e, volendo, condividerlo con gli altri. Ma non solo: è un lettore mp3, è un “fitness tracker” che consente di monitorare molte attività fisiche e, in congiunzione con l’iPhone, ci consente di ricevere e trasmettere messaggi e email, fare chiamate telefoniche, guardare foto, consultare le mappe per avere indicazioni, giocare.
Apple Watch non si limita a far parte della categoria già affollata degli “smartwatch”, ma vuole portare il concetto a un livello superiore, sia nel design, curatissimo, sia nella tecnologia, con un nuovo sistema operativo che consentirà, così come è stato per l’iPhone, la nascita di molte app dedicate per ulteriori funzioni. La macchina è tutt’altro che sottile, ma ha un peso assai contenuto, e un look che lo rende estremamente elegante, soprattutto nella versione “Edition” la più costosa, destinata al pubblico degli oggetti di lusso, con i quali ambisce ad entrare in competizione. Non a caso Apple ha invitato alla presentazione molti rappresentanti del mondo della moda, Cook ha capito subito che il successo di un simile device è legato all’accettazione da parte di chi determina cosa sia “trendy” o “fashion”, e non ha torto, visto che si tratta di un oggetto visibile, che dovrebbe essere parte integrante del look di chi lo indossa. Per questo Joni Ive, il designer che è a capo della creatività Apple, ha previsto infinite possibili combinazioni, una fortissima customizzazione dell’Apple Watch, proprio per rendere l’orologio ancora più personale e adattabile a situazioni diverse, da quelle sportive (con Apple Sport Watch) a quelle eleganti (con Apple WatchEdition).
È un cambiamento di orizzonte per l’azienda di Cupertino? In parte sì, Cook e i suoi provano a scommettere su un segmento di mercato diverso, e con forti possibilità di crescita, seguendo l’esempio storico dello Swatch e portandolo a un nuovo livello tecnologico, proponendo un orologio in grado di rispettare la personalità di chi lo indossa e al tempo stesso offrire funzioni avanzate per far sì che sia sempre più utile e comodo. È un oggetto che sembra destinato soprattutto ai “nativi digitali” che sono iperconnessi e che chiedono gadget adatti alla nuova realtà, più che a una generazione di vecchi utenti degli orologi classici, che probabilmente di una simile macchina non sapranno, almeno inizialmente, cosa farsene.
Ernesto Assante, la Repubblica 10/9/2014