Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 10 Mercoledì calendario

L’ULTIMO SFREGIO AL RE DEI VINI FALSI 160MILA LITRI DI BRUNELLO

Custoditi in cantina e pronti a essere venduti con la spinta commerciale di una delle etichette più note del mondo, il Brunello di Montalcino, e di quella del suo “fratello minore” Rosso di Montalcino. Circa 160mila litri di vino di scarsa qualità o comunque di Sangiovese diverso da quello previsto nel disciplinare della denominazione toscana sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Siena. Se fossero finiti in vendita avrebbero riempito circa 220mila bottiglie, generando un giro d’affari da quattro o cinque milioni di euro. Non c’è pace tra i filari in una delle zone più vocate per la produzione vinicola del nostro Paese, vittima di truffe e contraffazioni continue. Esattamente come se fosse un marchio di alta moda.
Dietro il sistema che stava per mettere in pratica una super frode nei confronti di consumatori di mezzo mondo, e che ha comunque danneggiato varie aziende, c’è un consulente di una decina di etichette famose, Alessandro Lorenzetti. Secondo le accuse della procura aveva messo in piedi un sistema molto elaborato che prevedeva l’acquisto di partite di vino di bassa qualità da rivendere ai produttori come fosse Brunello ed aveva a disposizione migliaia di etichette e documentazione varia che servivano proprio per identificare quel prodotto come docg. Non solo, era entrato in un sito della Regione Toscana per alterare i dati sulle quantità di vino prodotte dalle vendemmie a Montalcino, così da poter inserire quello da lui rivenduto. Aveva anche tentato truffe più banali, provando a portare via 350mila euro dall’internet banking di un produttore. Viene accusato di frode in commercio, accesso abusivo a sistema informatico, appropriazione indebita aggravata e continuata, e falso. Il gip ha pure previsto, e il tribunale del riesame ha confermato, la misura cautelare del divieto di dimora a Montalcino. Ora si indaga anche su eventuali reati fiscali che avrebbe commesso attraverso alcune piccole società che aveva creato per gestire le vendite di vino.
Dalla Finanza e dal Consorzio del Brunello, che ha fatto partire l’indagine, assicurano che si è intervenuti in tempo e nemmeno una delle bottiglie vendute in questi anni era contraffatta. Il vino sequestrato infatti era stato ricavato dalle vendemmie comprese tra gli anni 2008 e 2013 e non era ancora pronto ad essere imbottigliato, visto che il Brunello deve invecchiare cinque anni. Probabilmente però c’è ancora da lavorare per capire come agiva l’uomo indagato. E una cosa da approfondire è certamente l’eventuale presenza di complici. Difficile che una persona sola abbia ideato e gestito un sistema così complesso. «Ci saranno sviluppi», assicurano dal comando provinciale senese della Finanza. Di certo si tratta di un tecnico molto stimato, che proprio in ragione del nome che si era fatto sarebbe riuscito ad organizzare le frodi. E mentre il governatore toscano Enrico Rossi e il presidente del Consorzio Fabrizio Bindocci assicurano che si costituiranno parte civile in un eventuale processo, il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina commenta: «Abbiamo i mezzi giusti per difendere i nostri prodotti d’eccellenza e l’operazione della Finanza in collaborazione con il nostro Ispettorato repressione frodi ne è la conferma. I livelli di presidio della qualità ci sono e funzionano ». Dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, si sottolinea come oltre il 20% delle frodi agroalimentari che sottraggono circa un miliardo di euro ogni anno all’Italia, colpiscono il vino. Coldiretti parla invece del raddoppio di frodi nel settore del vino e degli alcolici dall’inizio della crisi.
Michele Bocci