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 2014  settembre 10 Mercoledì calendario

PERISCOPIO

Domani si riunisce la direzione del Pd, votano solo quelli con la camicia bianca. Jena. la Stampa.

Il Dalai Lama annuncia: «Non avrò un successore». Il timore che Matteo Renzi si faccia avanti lo terrorizza. Spinoza. Il Fatto.

È l’ora dei quarantenni. Se incompetenti il giusto, meglio ancora. La competenza all’opera l’abbiamo già vista. Grazie. Giuliano Ferrara. Il Foglio.

Distruggersi a vicenda sull’Ucraina non può essere la soluzione. Un aiuto militare ai governativi di Kiev avrebbe aperto la strada a una guerra nucleare. Lech Walesa, fondatore di Solidarnosc in Polonia. Forum di Cernobbio. Agenzie.

I filmati delle decapitazioni dimostrano che il Califfato dalla bandiera nera è una dittatura peggiore delle altre che abbiamo conosciuto nel Novecento. Per un motivo che prevale su tutti: i fanatici dell’Isis non combattono per la propria vita, ma soltanto per uccidere gli infedeli. Amano la morte, la vogliono sbandierare, godono quando riescono a renderla uno spettacolo macabro da offrire al mondo. Giampaolo Pansa. Libero.

Non c’è alcuna guerra, ripete da giorni il Cremlino, mentre l’Ucraina denuncia al mondo l’invasione. Se non c’è alcuna guerra, nemmeno possono esserci dei soldati russi caduti. Infatti, non ce ne sono. Ufficialmente la morte di militari impegnati in esercitazioni alla frontiera con l’Ucraina viene giustificata con infarti oppure totalmente censurata e i caduti seppelliti di nascosto, senza nemmeno un nome sulla lapide. I grandi media di Mosca sono costretti a parlare d’altro. Solo sui social network trapela un’altra verità: la guerra c’è e ci sono i primi morti. Ma a sostenere con forza questa verità, correndo i rischi che ciò comporta, non sono tanto gruppi dissidenti, quanto le madri di quei soldati ventenni. Erano partiti a Ferragosto per una esercitazione a Rostov, verso il confine ucraino e invece d’improvviso i loro cellulari muti e più nessuna notizia. Scomparsi. Il Cremlino, impassibile, ripete la sua «verità» e tiene a bada la stampa, ma non riesce ad aver la meglio sulle madri di quei 400, pare, che mancano all’appello. Si sono riunite in un Comitato e sono anche andate davanti a una base militare, chiedendo dove siano i loro ragazzi. Marina Corradi. Avvenire.

Ogni politico o commentatore ha la sua memoria dei fatti, miserabilmente funzionante, e sa, ad esempio, quel che disse nell’89 D’Alema nella tale occasione, altri sciorinano la loro versione di un evento di qualche anno prima e nel 1997 Berlusconi l’aveva detto e un altro sa chi vi si oppose. Chi ha la responsabilità, chi non impedì, chi provocò, chi fallì, chi non colse l’occasione? Questa loro memoria gli occupa la mente totalmente, ed è la punizione che essi meritano. Raffaele La Capria. Corsera.

Quando Fausto Bertinotti compariva in televisione, cioè sempre, sembrava appena tornato da una battuta di caccia alla volpe. Sprofondato in poltrona, le gambe accavallate che sfoggiavano calze di lana a losanghe, la giacca di velluto a coste larghe sgualcita quel tanto che basta, l’immancabile marsupio per gli occhiali appeso al collo, aveva l’aria di uno che aspettava di farsi servire dal maggiordomo Jeeves un bicchiere di sherry. Anziché raccontarci le sue imprese venatorie in brughiera, ci parlava di stato sociale, che non era lo stato dei conti del suo club, ma il più grande apparato assistenziale del mondo, quello italiano. Nel dissertare di minimi pensionistici, cassa integrazione a zero ore, disoccupati in piazza e ragazzi in cerca di primo impiego, non perdeva mai l’aplomb britannico: erre moscia, sorrisi di cortesia, toni pacati. Insomma, si capiva che di quello che stava dicendo non gli fregava niente. Non era il suo mondo. O, almeno, non lo era più. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.

Mia mamma, ogni tanto, si metteva a rileggere un libro che amava (Tre uomini in barca, per tacer del cane di Jerome K. Jerome), io la osservavo rapito, la vedevo così attenta, così coinvolta. A volte, improvvisamente, scoppiava a ridere (papà, chissà perché, diceva che aveva una risata «grassa»), non riusciva a trattenersi fino a quando non le venivano le lacrime agli occhi. Capii, molti anni dopo, che ridere in solitudine è sintomo di intelligenza. Riccardo Ruggeri, Una storia operaia. editore@grantorinolibri.it, 2013.

Le sedi regionali della Bbc occupano mediamente due piani (con una postazione fissa per il giornalista che si connette), la maggior parte sono in affitto. Noi occupiamo edifici giganteschi, quasi tutti di proprietà, con insostenibile spreco di spazi e costi. La loro sede più piccola è quella delle Channel Island: due dipendenti; da noi a Campobasso sono in 70. Nella sede di Cosenza lavorano 95 persone, ma il palazzo sembra quello di Viale Mazzini. Milena Gabanelli. Corsera.

Il 23 ottobre 1942, in Nord Africa, gli italiani disponevano di 76 apparecchi, i tedeschi di 122, totale 198. Gli inglesi di 739 bombardieri e di 846 cacciatori, totale 1.585. Uno contro otto, quindi. Ma otto carichi di benzina al punto di concedersi il lusso della caccia all’uomo in tutto il deserto e lungo duemila chilometri di litoranea, fino a Tripoli. «Siamo pochi e rari moscerini che hanno la follia di avventurarsi in un cielo sciamante di vespe ostili», scrive il tenente Sergio Flaccomio, comandante della 39ma squadriglia d’assalto. Appartiene al 159mo gruppo del 50mo stormo, quello, famoso, di Ferruccio Vosilla che diceva ai suoi piloti: «Quel che faso mì, fè vualtri». Paolo Caccia Dominioni, Alamein 1933-1962. Longanesi, 1966.

Sono mattiniero. Vado a letto ogni giorno alle quattro del mattino. Francis Blanche, Pensées, répliques et anecdotes. J’ai lu, 1996.

Ex analfabeta - Ero analfabeta / ora leggo e scrivo / finalmente vivo / la mia vera vita / d’eguali tra gli eguali. / Ho già letto Lolita / e firmato due cambiali. Marcello Marchesi, Essere o benessere. Rizzoli, 1962.

È stata smentita ufficialmente da Italia Uno la bravura di Edwige Fenech. Amurri & Verde, News. Mondadori, 1984.

ALBICOCCA - È da mangiare, essa fa del succo di vitamine. Claude-Alain Duhamel et Carole Balaz, Le gros dico des tout petits. JC Lattès.

Caro Gesù, a carnevale mi travestirò da diavolo, ciai niente in contrario? Michela, I bambini parlano di Gesù. Sonzogno, 2006.

Io, i potenti, li rispetto, ma non li ossequio. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 10/9/2014