Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 10 Mercoledì calendario

TERAPIA A 6 MESI DI VITA UNA SPERANZA CONTRO L’AUTISMO


Autismo, male della società moderna. Angoscia dei genitori, che a volte ritardano la diagnosi nella speranza che i loro figli abbiano tutt’altro. Lo spettro delle vaccinazioni, come causa del tutto ingiustificata di quella ermetica chiusura nella profondità di sé stesso. Prima si comincia a trattare il male, meglio è. Più i genitori entrano in gioco, più aumentano le probabilità di schiudere il guscio. Curare ad appena sei mesi di età, in 12 mosse di un’ora l’una di sinergia bimbo-genitori. Questa è la novità. Si chiama Infant Start ed è la proposta di uno dei centri d’avanguardia nella battaglia all’autismo. Dai tre anni di età in poi, la maggior parte dei baby-pazienti sottoposti alla terapia (ancora troppo pochi) sembra fuori dal tunnel. La sperimentazione degli esperti dell’università della California, del Davis Mind Institute, è stata pubblicata dal «Journal of Autism and Developmental Disorders». Diagnosi precocissima. Poi, dai 6 ai 15 mesi di età, sessioni di interazione genitori-figlio e addestramento di mamme e papà per aumentare nel loro bimbo l’attenzione, la comunicazione, lo sviluppo precoce delle lingue, il gioco, l’impegno sociale. La prima firma dello studio, Sally Rogers, insegna psichiatria e scienze comportamentali. Da anni cerca di sviluppare strumenti per professionisti e genitori in modo da aiutarli a individuare i primi sintomi del disturbo in bambini con meno di 12 mesi. Nella convinzione che l’autismo si batte sul nascere. La sinergia con i genitori (o la persona più emotivamente coinvolgente per il malato) è invece filone della scuola israeliana. Con l’Infant Start, Sally Rogers ha voluto insegnare ai genitori piccoli «trucchi» terapeutici. Esempio: se il figlio autistico è attirato da un animale di pezza, il genitore deve entrare nel campo visivo del bimbo e giocare anche lui con l’animale, nascondendolo sotto la maglia, così da attirare su di sé l’attenzione. «Dato lo scarso numero di soggetti — dice la psichiatra —, è presto per sapere se la terapia può funzionare a lungo termine. L’intervento precoce è cruciale, ma nella gran parte del Paese e del mondo servizi in grado di aiutare lo sviluppo dei bambini di pochi mesi con autismo non sono disponibili». La diagnosi precoce è fondamentale. Quali i sintomi a 6 mesi? Diminuzione del contatto visivo e dell’interesse sociale, schemi ripetitivi di movimento, mancanza di comunicazione intenzionale. E i risultati a 2-3 anni di età dopo l’Infant Start? Per 6 bimbi sui 7 trattati: performances migliorate al punto da non poter più diagnosticare l’autismo. «Medici» i genitori, empatia la cura.