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 2014  settembre 10 Mercoledì calendario

IL MINISTRO FA IL FURBO: ECCO LE VERITA’ CHE VUOLE NASCONDERCI


Per sapere quello che ci ha raccontato ieri Angelino Alfano non serviva un Ministro degli Interni. Né la macchina dell’intelligence e gli analisti del Viminale. Bastava un «bignamino» dei giornali nell’ultimo anno. Esattamente quello che il ministro degli Interni propina a noi e al Parlamento. La relazione di Angelino Alfano su Isis e jihadisti nostrani glissa amabilmente invece sui motivi per cui in Italia ed in Europa s’è arrivati a questo punto. Partiamo dal 2011 quando - sull’onda delle Primavere Arabe - anche la Siria s’infiamma. Allora Washington, Londra e Parigi non hanno dubbi su chi siano «buoni» e «cattivi». Sull’onda delle Primavere Arabe l’Occidente vara una politica di aperto sostegno ai ribelli e di chiara condanna del regime di Bashar Assad. Il governo Monti prima e quello Letta poi s’adeguano senza discutere. E così il 13 maggio 2012 il Ministro Giulio Terzi non si fa scrupoli a ricevere alla Farnesina il Presidente del Consiglio Nazionale Siriano (Cns), Bourhan Ghalioun, capo politico di quei ribelli già allora finanziati dal Qatar e monopolizzati dall’estremismo di Al Qaida e dell’Isis. La frittata, a quel punto, è fatta. Da Roma a Londra, da Parigi a Bruxelles i servizi segreti adottano la linea dettata dalla politica e abbassano la guardia. Anzi scelgono di chiudere un occhio, o anche due, sulla transumanza dei volontari islamisti impegnati a raggiungere le retrovie, turche e giordane, del jihadismo armato. Per restar a casa nostra pensate al caso, denunciato dal Giornale, del signor Haisam Sakhanh l’elettricista di Cologno Monzese ripreso in un filmato dell’aprile 2013, poi diffuso dal New York Times, mentre partecipa al massacro di un gruppo di prigionieri. Oggi la procura di Milano indaga su di lui, ma quando - a febbraio 2012 - l’apprendista massacratore viene arrestato al termine di un vero e proprio assalto all’ambasciata siriana di Roma la magistratura è velocissima nel rimetterlo in liberta. E quando, mesi dopo, Haisam decide di partire per la Turchia e raggiungere i compagni d’armi già al lavoro nella provincia siriana di Idlib, è la nostra intelligence a far finta di non sapere e non vedere. Del resto, a quel tempo, così facevan tutti.
Per questo oggi - grazie a quelle politiche dissennate - corriamo gli stessi rischi degli altri. Rischiamo, anche se Alfano fa di tutto per non farcelo capire, il ritorno più o meno clandestino di qualche veterano della jihad siriana pronto a sperimentare nel Belpaese le capacità operative apprese sul campo. Non ci credete? Allora guardate cos’è riuscito a fare un signore chiamato Mehdi Nemmouche. Prima di lasciare la cittadina francese di Roubaix alla volta della Siria questo 29enne «francese» d’origini algerine è, al pari del nostro Haisam Sakhanh, un militante come tanti. Quando il 24 maggio si presenta davanti al Museo ebraico di Bruxelles armato di kalashnikov è uno spietato killer capace di massacrare in pochi attimi quattro persone. Ma Nemmouche è anche, come racconta oggi il giornalista francese Nicolas Henin, liberato dall’Isis dopo il pagamento di un riscatto da 12 milioni di euro, il carceriere che tiene incatenati lui e l’americano James Foley decapitato a metà agosto. Ed è, si apprende ora, anche il pianificatore di un attentato studiato per eliminare Hollande e vari ministri del governo francesi in occasione delle celebrazioni del 14 luglio. Non c’è riuscito solo perché l’hanno catturato prima. Ma i tipi come lui partiti dall’Europa sono qualche migliaio. E almeno una cinquantina sono pronti a rimettere piede nel distratto Belpaese.