Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 10 Mercoledì calendario

LASCIATE AL VENETO LA LIBERTÀ DELLA SCOZIA


Suppongo che all’80 per cento degli italiani non importi nulla del referendum che si svolgerà giovedì 18 in Scozia per stabilire se quel Paese - una nazione vera, con tanto di rappresentativa calcistica propria, tradizioni radicate, vicende storiche di qualche rilievo - debba rimanere legata al Regno Unito oppure se abbia diritto all’indipendenza, come pare desideri almeno il 50 per cento della popolazione. Probabilmente non più di un italiano su 100 ha calpestato la terra scozzese e ne conosce usi e costumi, per cui è abbastanza normale che l’imminente consultazione non sia un evento eccitante per noialtri.
Ciò che avviene lontano dai nostri confini ci appassiona poco. Eppure, nel caso specifico, c’è qualcosa di molto interessante a riguardo della democrazia, che in Gran Bretagna non è solamente formale, ma sostanziale, mentre da noi è considerata una finzione, un rito privo di significato autentico. Proviamo a riflettere. Fra i diritti umani esiste quello all’autodeterminazione dei popoli, ciascuno dei quali va rispettato nella propria volontà di scegliersi il destino. Ecco, alla Scozia è concessa la facoltà di votare allo scopo di garantirsi un futuro indipendente o no dall’Inghilterra, mentre in Italia, se il Veneto chiede di fare altrettanto, si mobilitano i carabinieri per arrestare i promotori del plebiscito o, peggio, interviene il potere politico centrale per censurare (o svalutare) l’iniziativa indipendentista.
Per quale motivo gli scozzesi possono pretendere di essere padroni in casa loro mentre i veneti, se osano sperare di dire «addio Roma», finiscono in galera per attentato all’Unità d’Italia o rischiano il ricovero coatto nei reparti psichiatrici della struttura sanitaria? Siamo al corrente dei ragionamenti su cui si basa la repressione nostrana di ogni movimento separatista: si dice che la nazione sia una e indivisibile. Ma questo è un dogma, un postulato inaccettabile, visto che i veneti sono stati per secoli sotto il dominio della Serenissima, che con il cosiddetto Belpaese non aveva nulla da spartire. Quella veneta è una stirpe antichissima e si è sempre arrangiata per conto proprio, si è arricchita con forze autoctone, non ha mai saccheggiato nessuna regione, orgogliosa della sua capacità di lavorare e di produrre. Esattamente come la Scozia, alla quale la Repubblica Serenissima non ha nulla da invidiare.
E allora domando e mi domando: perché la Scozia è autorizzata ad aspirare all’indipendenza e il Veneto, viceversa, è costretto a piegarsi ai diktat romani? Trattasi di ingiustizia palese, di disprezzo dei principi democratici che alla lunga incrementerà non solo insoddisfazione, ma anche proteste violente. Quando era Umberto Bossi a premere per la secessione, tutti i partiti lo sfottevano dicendo che la Padania non esisteva ed era soltanto il sogno postprandiale di un leader visionario indegno di essere preso sul serio. In realtà la Padania esiste, eccome se esiste: infatti la pianura e la valle padane ci sono, eccome se ci sono. Così come c’è il grana padano che forse non è un ideale ma di sicuro un buon formaggio.
Sorvoliamo sul grana e ammettiamo pure che quelli del Senatùr fossero deliri da Coca-Cola, posto che costui era ed è astemio. Ma sostenere che i veneti non sono un popolo simile a quello scozzese è una scemenza, un falso storico. Essi hanno tutte le caratteristiche idonee per ottenere il diritto a votare un referendum, il cui quesito sia: ce ne andiamo per i fatti nostri oppure restiamo legati alla penisola? Che c’è di strano nel chiedere alla gente di quale morte voglia morire? È orribile negarle di essere protagonista della propria vita. Fra l’altro, il Veneto avrebbe una grande estensione, comprendendo il Friuli, la Venezia Giulia, il Trentino e perfino l’Alto Adige (ex Sud Tirolo), e costituirebbe una macro regione mitteleuropea cui si potrebbero aggiungere le province di Brescia e Bergamo, serenissime a loro volta, come si evince dalle strutture architettoniche, sulle quali il Leone di San Marco è tuttora ben visibile.
La lezione scozzese, a prescindere dagli effetti che sortirà, andrebbe accolta in pieno. Proprio per questo sarà snobbata. Che tristezza, questa Italia antidemocratica e pesantemente insensibile alle istanze dei propri cittadini. Non reclamiamo sussidi e assistenza, ma solo libertà.