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 2014  settembre 10 Mercoledì calendario

E PER LE INTERCETTAZIONI SI SPENDE SEMPRE DI PIÙ


I pm hanno gli orecchioni, e proprio non riescono a guarire. La loro passione per sentire i segreti degli indagati vip intercettati è così grande da non avere saputo resistere a ogni sorta di spending review imposta dalle ultime leggi di stabilità a ogni ministero, Giustizia compresa. Quella delle intercettazioni è infatti la sola spesa di giustizia che non ha rispettato i tetti imposti né l’anno scorso, né quest’anno. La sorpresa viene dalla relazione sullo stato delle spese di giustizia inviata appena inviata dal ministro Andrea Orlando in Parlamento e relativa al secondo semestre 2013 e al primo semestre 2014. Più o meno tutti i tetti di spesa della giustizia sono stati rispettati con i limiti imposti dalla spending review. Persino quella per le indennità corrisposte alla magistratura onoraria (giudici di pace, goa, got e vpo) che sono state robustamente tagliate e così si è addirittura speso meno delle previsioni, consentendo a fine 2014 anche un piccolo risparmio.
Sulle intercettazioni invece non c’è stato nulla da fare. Lo stanziamento di competenza stabilito dal governo nel 2013 era di 201 milioni e 801.120 euro, a parte altri 27 milioni stanziati per pagare i debiti pregressi. Ma le procure hanno sfondato i limiti di bilancio e non di poco, visto che la spesa finale impegnata (esclusi i debiti pregressi) è ammontata a 237 milioni di euro. Si è sforato dunque di 36 milioni di euro (+17,83% rispetto al tetto), che ora il governo deve pagare anche se il capitolo di spesa non ha più fondi a disposizione. Ancora peggio è capitato nel 2014. La seconda spending review inserita nella ultima legge di stabilità infatti aveva ridotto il capitolo per le intercettazioni telefoniche ambientali a 189 milioni 801.120 euro. Il governo ha in questo momento i dati della spesa reale effettuata dalle procure della Repubblica alla fine del primo quadrimestre 2014. Ammontava a 85 milioni di euro, cifra che consente di fare una previsione a fine anno di 235 milioni di euro di spesa (più o meno la stessa spesa effettiva del 2013). Lo sfondamento in questo caso sarebbe di 46 milioni di euro: si spenderà quindi il 24,2% più dei tetti imposti. In due anni invece di adeguarsi alla spending review le procure italiane hanno sfondato i tetti di spesa previsti di ben 82 milioni di euro. Cifre con cui si pagherebbero nel settoretanto per capirci, circa 4-5 mila nuove assunzioni. Orlando invece di tirare le orecchie alle procure, nella sua relazione prova a scusarle: «Per le intercettazioni», scrive il ministro, «si deve tenere presente che non è possibile prevedere, con precisione, quella che potrà essere la spesa di un dato anno in quanto detta tipologia di spesa è fortemente condizionata da imprevedibili esigenze processuali, nonché dai tempi con cui gli uffici giudiziari procedono alla liquidazione delle fatture (che avviene con decreto del magistrato)». Osservazione curiosa quella di Orlando, perchè quei tetti massimi di spesa non se li è inventati il ministro dell’Economia, ma li ha stabiliti proprio il ministro pro tempore della Giustizia. Alle procure per altro non era stato chiesto di mettere un limite alle proprie intercettazioni, ma di cercare di ridurre la spesa per effettuarla magari con un coordinamento nazionale e una gara unica per i fornitori che potesse fare abbassare i prezzi oggi praticati. Ma ogni ufficio geloso della propria autonomia si è ben guardato dal farlo. La stessa relazione di Orlando in perfetto burocratese spiega che «il capo dipartimento dell’organizzazione giudiziaria ha avviato un tavolo di lavoro interdipartimentale, con la partecipazione dei Capi delle procure più rappresentative sul piano della spesa per le intercettazioni e che dovrebbe concludersi a seguito di gara unica nazionale divisa in più lotti con la scelta delle società di noleggio degli apparati cui affidare il servizio in modo da conseguire consistenti risparmi di spesa. Consistenti risparmi di spesa potranno pertanto essere conseguiti con l’affidamento dei servizi di intercettazione ad operatori scelti, avvalendosi delle procedure concorsuali di cui al codice dei contratti pubblici». Bella idea. È la stessa di due anni fa. E non è accaduto nulla.