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 2014  settembre 10 Mercoledì calendario

CONSULTA, RENZI SCIOGLIE I DUBBI

E alla fine Matteo Renzi si è convinto: Luciano Violante, per 15 anni uomo forte e uomo simbolo dello stretto rapporto tra sinistra e magistratura, può tornare in campo: sarà lui il candidato del Pd alla Corte Costituzionale, assieme a Donato Bruno di Forza Italia. Da settimane Matteo Renzi lasciava che sui giornali circolassero le candidature di Luciano Violante come candidato del Pd alla Corte Costituzionale e di Massimo Brutti alla vicepresidenza del Csm. Il presidente del Consiglio lasciava credere che fossero anche i «suoi» candidati, ma almeno per Luciano Violante, il retro-pensiero era che il nome si logorasse. Non è stato così e alla fine Renzi si è convinto e così paradossalmente sarà proprio lui a rimettere in campo Violante, uscito (volontariamente) di scena da sei anni.
Ma c’è un secondo risvolto sconosciuto, altrettanto spiazzante e che sicuramente ha favorito il «ritorno» di Violante: a differenza di quanto circolato in queste settimane, nella lunga trattativa tra Pd e Forza Italia sui nomi dei candidati alla Consulta e al Csm, da parte di Silvio Berlusconi, il «nuovo» Berlusconi, non sarebbe stato espresso un veto nei confronti di Violante, per anni visto come «l’uomo nero», il regista occulto di tante indagini ai «danni» di Forza Italia e del suo leader.
Al Berlusconi della nuova stagione, avviata con l’assoluzione del Tribunale di Milano sul caso Ruby e implementata con l’atteggiamento responsabile nei confronti del governo Renzi, sta soprattutto a cuore inserire nel Csm e in Consulta non due ma tre candidati di Forza Italia. Sul resto il Cavaliere ha fatto sapere, attraverso Verdini, di essere pragmatico. Anche perché la scommessa inconfessabile di Berlusconi è proprio quella di far leva - un domani - sui «duri», sui nemici di un tempo, per completare la «pacificazione» da lui vagheggiata sul suo nome. E dunque lo stallo che da mesi blocca le nomine degli otto membri laici del Csm e dei due giudici (su 15) della Corte Costituzionale è vicino a risolversi. Nella notte di ieri si sono tenute riunioni febbrili per venirne a capo, stamani i gruppi del Pd voteranno scheda bianca ma già oggi il puzzle potrebbe risolversi con la prima fumata bianca.
Ma lo stallo che ha tenuto fino ad oggi bloccate le dieci nomine parlamentari aveva origine soprattutto nei dubbi di Renzi, che dietro le quinte si era mosso con più cautela del solito per due motivi: i dubbi su Violante, la ricerca di una alternativa forte. Renzi sa chi è Violante, sa che è una personalità impegnativa e a suo modo carismatica, ha un buon rapporto con Massimo D’Alema e - anche per il suo profilo cangiante negli anni - dubita di potersene fidare nel caso di snodi delicati, come quelli che possono presentarsi davanti al collegio della Corte Costituzionale. Ecco perché ieri mattina ci ha messo personalmente le mani, ha convocato a Palazzo Chigi i capigruppo del Pd, ma al termine della giornata in un nuovo vertice nel palazzo del governo, si è alzata la fumata bianca, che non può essere formalizzata perché non si è ancora chiuso sugli otto laici del Csm.