Marco Sodano, La Stampa 10/9/2014, 10 settembre 2014
CAMBIA IL CONTO DEL PIL. DROGA ED EVASIONE FANNO L’ITALIA PIU’ RICCA
Dieci miliardi e mezzo dal traffico di droga, tre e mezzo dalla prostituzione, 300 milioni dal contrabbando di sigarette: in Italia l’economia illegale vale 15,5 miliardi. Cambia il sistema di calcolo del Pil - la sigletta, che gli italiani hanno imparato a detestare, misura la ricchezza prodotta dal Paese - nel calderone entra parte dell’industria criminale e le prime cifre che balzano agli occhi sono proprio queste. Ancora: sommando all’economia illegale il sommerso (la ricchezza che sfugge al Fisco), si arriva oltre i 200 miliardi, il 12,4% del Pil (l’11,5 è sommerso, lo 0,9 illegale). Paragone: un anno di bonus da 80 euro costa 10 miliardi.
Ieri l’Istat ha pubblicato i dati del 2011, i primi rivisti secondo il nuovo sistema di calcolo. Si scopre che quell’anno abbiamo prodotto ricchezza per 1.638,9 miliardi (1.579,9 col vecchio sistema). Cinquantanove miliardi in più. Attenzione però: è cambiata la valutazione. Il numero è diverso, il mondo è rimasto lo stesso.
Così, per fare un esempio, l’attività di ricerca e sviluppo, che prima era nella voce “costi intermedi”, è passata tra le “spese per investimento” perché la ricerca produce, in prospettiva, ricchezza. Questo passaggio migliora il Pil di 20 miliardi e ci permette di dire, che in Italia la ricerca vale più dell’economia illegale. Però non significa che facciamo più ricerca di prima.
L’impatto sul tetto del 3%
Cambia però il famigerato rapporto tra deficit e Pil. Altro spauracchio della grande crisi, la regoletta di Maastricht: il rosso annuale dei conti pubblici non può superare il 3% del Pil. Sempre stando ai dati 2011, i 59 miliardi di ricchezza in più portano il rapporto dal 3,7 misurato in precedenza al 3,5%. Una variazione analoga sul 2014, ammesso che si chiuda l’anno con il deficit/Pil al 3% porterebbe il rapporto al 2,89. Tradotto in cifre, un margine di un miliardo e mezzo o poco più.
Lo stesso Matteo Renzi, ieri sera a Porta a Porta, ha spiegato: «Robetta. Quando mi hanno spiegato il nuovo metodo di calcolo del Pil avevo sperato in un aumento, purtroppo non è così. Devo essere sincero. Questo meccanismo potrà avere una oscillazione positiva al massimo dello 0,1».
Il fatto è che «rispetto alla crescita non cambierà sostanzialmente niente, tanto più che il terzo trimestre sarà intorno allo zero». Tra l’altro il nuovo sistema di calcolo è frutto di una decisione europea, il maquillage contabile vale anche per gli altri: in Germania il Pil è cresciuto del 3,4%, in Francia del 3,2%, nel Regno Unito del 4,6%. Non è cambiata la corsa: hanno solo spostato la linea dello start. Nei prossimi giorni arriveranno anche le stime 2012 e 2013 (il 22 settembre) e, il 15 ottobre, quelle del 2014: necessarie per il documento di economia e finanza che l’Italia manderà a Bruxelles.
Un punto in meno di tasse
Anche la pressione fiscale è cambiata. Con il nuovo conteggio, è scesa dal 42,5% al 41,6%. Anche in questo caso, però, non avremo indietro l’un per cento di quanto abbiamo pagato. È piuttosto vero il contrario: quanto abbiamo pagato ha inciso di meno. Si può ragionare sul fatto che i 200 miliardi di economia illegale, se emergessero, contribuirebbero eccome a migliorare la situazione. Ma vale solo per il sommerso: almeno finché l’obiettivo degli Stati nei confronti di droga, prostituzione e contrabbando sarà l’azzeramento. Per riportare all’economia legale anche quei settori bisognerebbe, anzitutto, legalizzarli. E poi costringerli a fatturare.