Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 09 Martedì calendario

“IL MIO CORPO, IL TOPLESS E I VOTI AI PROF”

[Intervista a Stefania Giannini] –
Cernobbio
Villa d’Este di Cernobbio, Forum Ambrosetti, saletta con tavolini bassi, poltrone per schiene gobbe, poche lampade, molta atmosfera.
Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, sta seduta con le nocche sotto il mento, riceve frequenti visite di uomini d’affari, di finanza, di potere. Quando ne incontra uno, o due assieme, fa un leggero movimento verso l’alto, porge il braccio destro e ottiene un baciamano. Tira giù la gonna, torna composta, sembra lusingata.
Giannini, si sente una bella donna?
Non particolarmente, magari posso piacere, posso affascinare. Credo di essere gradevole. Le donne non devono mascherare la propria femminilità.
Ha rubato le copertine patinate a Maria Elena Boschi.
Sarà ricordata come il primo ministro senza reggiseno al mare.
Era una fotografia al naturale, questo va detto. Io sono sempre me stessa, anche se mi stendo a prendere il sole. Il paparazzo ha rubato un pezzo di me, s’è intrufolato in casa mia, perché il mio corpo è la mia casa: ne tengo cura, la miglioro, la capisco. Il prossimo anno andrò in montagna, così sarà più faticoso fotografarmi.
Ha mai pensato a un ritocco estetico?
Questo mi fa piacere.
Cosa?
Vi siete accorti che la ragazza di campagna Stefania non è una donna rifatta.
E non lo sarà mai?
Se il silicone o l’operazione al viso diventa una forma di schiavitù, mi fa tristezza. Se aiuta ad accettarsi meglio, per me non è un tabù. A una certa età, rifletti sui segni che ti lascia la vita, immagini cosa si potrebbe arginare: per un po’ di tempo l’ho immaginato anch’io, adesso mi è passato questo lieve desiderio. Io resto una ragazza di campagna.
Ha un conto in sospeso con la campagna.
No, no, ci mancherebbe, adoro la mia terra, le piccole cose. Io sono nata a Montepoiano, vicino Lucca, ne conservo l’accento.
E com’era la studentessa Stefania a Montepoiano?
Secchiona, non noiosa, almeno spero che questa sia la percezione di chi discute con me, vero? Io sono figlia unica, i miei genitori erano già anziani. Come tanti figli unici avevo due possibilità: o mi rinchiudevo in cameretta a piangere sul letto o facevo la conduttrice televisiva.
Ha fatto televisione?
No, volevo dire che vivevo il paese, ero allegra, con tanti amici, d’estate lavoravo nel bar di mio padre. Era un’eredità di mio nonno, papà l’ha preso per vivere, ma era appassionato di arte.
Cosa ha imparato al bar?
Il mestiere che fa contenta la gente: facevo dei caffè e dei cappuccini buonissimi. E poi non posso dimenticare il profumo dei cornetti la domenica e la gioia di poterli mangiare senza pagare. Era un privilegio. Poi la mia adolescenza è proseguita a Lucca, al liceo classico.
Perché cambia espressione, è stato traumatico?
Molto, il primo giorno. Era il primo ottobre 1974, avevo il cuore buio, il palazzo era austero, pioveva.
Ha mai scioperato, ha mai fatto occupazione?
Quelle cose le facevano allo Scientifico, erano più schierati. Noi facevamo molte assemblee, ero rappresentante di classe, litigavo con il preside, questo sì.
Mai bocciata?
No. Diciamo che all’università non presi un buon voto in Armeno.
E cantava, ascoltava musica?
Le potrei intonare Jesus Christ Superstar, il testo è impresso nella mia memoria. Poi nuotavo durante i tre anni di media, adesso faccio la tifosa: Lucchese basket femminile e Inter, anche se i nerazzurri non sono più quelli dei tre titoli in un anno.
Ha amici al governo?
L’amicizia è impegnativa e serve un percorso comune. Ho un eccellente rapporto con Dario Franceschini e la Boschi. Vediamo quanti amici mi farò fuori dal governo con il progetto la ‘buona scuola.
Cos’è irrinunciabile in questa riforma per il ministro?
La formazione e la valutazione dei docenti.
Chi mette i voti adesso dovrà subire dei voti.
E cosa c’è di male? Guardi che uno studente intuisce subito se l’insegnante è poco preparato, svogliato, non aggiornato.
Cosa dirà ai sindacati?
Io mi aspetto un confronto pubblico, aperto. Non ho ottimi trascorsi con i sindacati, mi riferisco ai miei anni di rettore all’Università per stranieri di Perugia: spesso sono stati un elemento di conservazione, a volte rigettano l’innovazione.
La scuola è un luogo depredato.
E io non smentisco. Non solo perché gli insegnanti non hanno una grande busta paga, ma soprattutto perché non esiste una possibilità di crescita, cioè di miglioramento anche sul piano economico. Credo di aver scelto una carriera universitaria perché prevedeva un maggiore dinamismo professionale, culturale, economico. Non mi vergogno del reddito, i soldi sono importanti.
Matteo Renzi è d’accordo con la Giannini?
In passato, e non svelo nulla, qualche volta è capitato di essere in disaccordo. In questa fase, io sono al suo fianco.
Ha mai meditato le dimissioni?
No. Ma non sono una sprovveduta: lo spazio per Scelta Civica s’è ridotto, però Scelta Civica sostiene il governo, ne è parte essenziale. Quando ho preso 3000 voti alle Europee, non ho negato la sconfitta, il fallimento, però non mi sono arresa. E non ci ho perso il sonno.
Perché s’è candidata?
Provengo da Italia Futura di Montezemolo, era il 17 novembre 2012, ero a una manifestazione a Roma, c’era tanta gente, venuta anche da lontano, e dissi: Stefania, ammira quanto è emozionante e travolgente parlare davanti a una platea così vasta.
E che rispose, Stefania?
Che il momento era quello giusto.
Va in chiesa?
Non pratico, seppur la mia formazione sia cattolica. Ho trascorso anni a studiare il pensiero cristiano e le connessioni con il pensiero classico. E sono coerente: ho fatto una tesi su Isidoro di Siviglia e Giuliano di Toledo.
Le coppie gay possono avere un bambino?
Il mio modello di famiglia è quello che proviene dalla natura. Ma sui diritti dobbiamo fare molti progressi in questo paese.
Com’è il Dio del ministro?
Assomiglia al Dio che ha incarnato Gesù, ma non ho il dono della fede.
Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 9/9/2014