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 2014  settembre 09 Martedì calendario

ROSNEFT, IL COLOSSO CHE GUARDA ALL’ITALIA

Pirelli, Saras, Eni. Alleanze azionarie, attività di R&D nella gomma, reti commerciali per gli pneumatici e per i prodotti petroliferi, jv nell’esplorazione di idrocarburi. È fitta la rete di accordi che il colosso petrolifero Rosneft, guidato da Igor Sechin, ha saputo costruire con partner italiani negli ultimi due anni e che in particolare ha portato il gruppo a essere tra gli azionisti forti di due realtà industriali di rilievo: la Pirelli di Marco Tronchetti Provera e la Saras della famiglia Moratti.
Nel gruppo della Bicocca Rosneft ha messo sul piatto circa 550 milioni per diventare di fatto il primo azionista, anche se solo per via indiretta con il 13% del capitale. Prima dell’estate, al termine di una trattativa di diversi mesi, i russi sono stati i protagonisti dell’ultimo riassetto a monte di Pirelli che li ha portati ad affiancare Intesa Sanpaolo, Unicredit e la cordata di imprenditori guidata da Tronchetti Provera nelle holding titolari del 26% dell’azienda degli pneumatici. L’intesa ha aperto allo stesso Sechin e ad altri cinque manager di nomina russa le porte del cda di Pirelli, nomine coincise con l’aumento della tensione sulla questione ucraina e con l’annuncio delle prime sanzioni da parte degli Stati Uniti: per questo Pirelli - come annunciato a luglio dallo stesso Tronchetti - si è premurata di ottenere un parere legale siglato da uno studio Usa secondo cui l’intesa non comporta alcuna violazione alle norme americane.
Se il matrimonio azionario in Pirelli è cosa recente, più datate sono invece le partnership industriali tra le parti, tutte sul territorio dell’ex Unione Sovietica: la prima, siglata a dicembre 2012, riguarda la vendita di pneumatici Pirelli nelle stazioni di servizio Rosneft ed è stata successivamente rafforzata con l’intento di estendere i punti vendita in varie regioni russe. A questa collaborazione si sono aggiunti memorandum of understanding per attività di ricerca e sviluppo nella gomma sintetica e nei materiali di produzione degli pneumatici.
In Saras il gruppo moscovita è titolare del 21%, quota minoritaria raggiunta nel corso del 2013 in due mosse: acquistando dai fratelli Moratti il 14% circa per 178 milioni circa e poi lanciando un’opa parziale con un impegno ulteriore di circa 95 milioni. L’investimento è stato accompagnato sempre dall’ingresso di Sechin in cda. Anche in questo caso lo schema dell’operazione ha previsto una joint venture per la commercializzazione sul greggio e prodotti petroliferi che tuttavia non è ancora stata costituita e per la quale sono ancora in corso valutazioni tra le parti: la formalizzazione è infatti in parte collegata all’acquisto da parte di Rosneft della divisione di trading delle materie prime di Morgan Stanley, una transazione "delicata" visto che coinvolge direttamente un istituto Usa. Il gruppo sardo è comunque fiducioso sul fatto che la partnership commerciale possa presto diventare esecutiva.
Risale alla primavera 2012 l’accordo di cooperazione strategica concluso invece tra Rosneft e Eni per lo sviluppo congiunto di licenze esplorative nell’offshore russo del Mare di Barents e del Mar Nero. L’accordo prevede la costituzione di due jv con Eni in posizione di minoranza per sviluppare le licenze nei due siti oltre a contemplare anche lo scambio di tecnologie e l’acquisto da parte di Rosneft di partecipazioni Eni in progetti internazionali. Una collaborazione circoscritta quindi che non desta preoccupazioni nel gruppo italiano che, per bocca del suo presidente Emma Marcegaglia, ha complessivamente commentato i rischi legati alle sanzioni internazionali definendo "limitato" l’impatto per l’attività del cane a sei zampe anche per quanto riguarda l’approvvigionamento del gas.
Andrea Fontana, Il Sole 24 Ore 9/9/2014