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 2014  settembre 09 Martedì calendario

E ORA I SAUDITI COSTRUISCONO LA GRANDE MURAGLIA ANTI-ISIS


WASHINGTON — Il re saudita Abdullah, per ragioni di salute, non può muoversi tanto. E allora ha dovuto accontentarsi di un video e di alcuni plastici. Modellini della «grande muraglia» che il regno intende costruire per difendere i suoi confini dal nuovo nemico. L’Isis. Si chiamerà il «Custode delle due sacre moschee».
La notizia può suscitare sorpresa visto il comportamento dei petro-sceicchi. Da un lato hanno favorito — fin dagli anni 90 — la crescita di fazioni estreme, una manovra poi proseguita con il finanziamento dell’ala oltranzista della ribellione in Siria. Ma, come è avvenuto con il qaedismo, il genio è sfuggito dalla bottiglia. Ora a Riad temono che i jihadisti colpiscano anche in Arabia in quanto considerano la monarchia un nemico.
Ecco allora il piano di difesa. Il progetto prevede una doppia barriera composta da due muri di sabbia su cui verranno installate delle recinzioni per centinaia di chilometri. Questi i numeri: 78 torri di sorveglianza e comunicazione, 1,4 milioni di cavi di fibre ottiche, 50 telecamere, 50 stazioni radar, 3.397 soldati, 60 ufficiali supervisori, 8 posti di comando e controllo, 3 unità di pronto intervento, 32 postazioni «per interrogatori». Un apparato che ruoterà attorno a quattro grandi complessi a Tarif, Rafha, al Uqayqilah e Hafar al Batin. Ogni base includerà ospedale, prigione, sede dell’intelligence, poligoni per il training, moschee e luoghi si svago.
Lo sforzo militare è stato accompagnato da una serie di misure sempre in chiave anti-Isis. Il Grande Mufti di Riad Abdul Aziz al-Sheik ha emesso un decreto religioso (fatwa) che condanna lo Stato Islamico e autorizza i musulmani a combatterlo. Un segnale importante per togliere legittimazione religiosa ai seguaci del Califfo. Una scomunica che coincide con alcune retate eseguite dalla polizia. Decine di persone sono state arrestate perché sospettate di far parte di cellule terroristiche. Alcune vicine alla realtà jihadiste, altre colluse — sostengono le autorità — con i servizi segreti siriani.
Gli annunci dall’Arabia Saudita devono essere considerati su due livelli. Il primo internazionale. Il regno vuole dimostrare all’Occidente che è pronto a fare la sua parte e questo nonostante i ben noti rapporti con la nebulosa integralista. Il secondo interno. In passato i terroristi hanno compiuto attentati, anche spettacolari, in Arabia Saudita. Dunque serve vigilare per evitare sorprese in una partita piena di ambiguità e contraddizioni ma che è figlia dell’essenza stessa del regime.
Infine un particolare. Al fianco di Abdallah, durante la presentazione del muro, c’era il re del Bahrain, Hamad bin Issa. Un alleato impegnato nella repressione della protesta dentro i propri confini. E qui i nemici non sono i sunniti, ma gli sciiti filo-iraniani. Esempio di come lo scontro in Medio Oriente non sia mai schematico.