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 2014  settembre 09 Martedì calendario

CALIFFATO D’OCCIDENTE L’OSSATURA DELL’ISIS È FATTA DA JIHADISTI NATI E CRESCIUTI DA NOI


L’ultima storia è quella di Aqsa Mahmood: una ventenne nata a Glasgow, di origini pakistane. Il padre, giocatore di cricket professionista, è stato il primo oriundo pakistano a giocare con la nazionale scozzese. Lei è cresciuta sui libri di Harry Potter, e studiava radiologia. Ma a novembre all’improvviso è partita. In Turchia, ha fatto una telefonata per dire che stava per andare a Aleppo a sposare un combattente dell’Isis e possibilmente diventare una martire. Inutili gli appelli dei genitori, che in un video l’hanno accusata di aver «tradito» non solo loro ma tutto «il popolo di Scozia», andando a «aiutare gente che sta commettendo un genocidio».
Ma Aqsa non è un caso isolato. In un’intervista al Guardian Melanie Smith, del Centro internazionale per gli studi sulla radicalizzazione del Kings College, ha spiegato che sono almeno 200 le donne occidentali reclutate dall’Isis, una sessantina dal Regno Unito. Non solo islamiche di origine, ma anche convertite. Una è ad esempio la 52enne Sally Jones: ex-chitarrista di un gruppo rock e madre single, che dopo essersi a lungo dedicata alla stregoneria vivendo di contributi sociali si è messa con un jihadista di 30 anni più giovane di lei e lo ha raggiunto in Siria, scegliendo il nome di battaglia di “Sakinah Hussain” e mostrandosi in burqa e kalashnikov. Lei però sembra un personaggio marginale, anche se dopo l’uccisione di James Foley ha attirato l’attenzione per i tweet in cui augurava a tutti i cristiani di essere «decapitati con un dolce coltello e gettati sui binari di Raqqa». Aqsa invece sarebbe diventata la comandante della brigata al-Khanssaa: una milizia di sole donne di cui fanno parte altre quattro britanniche, con il compito di sorvegliare le siriane per sanzionare i comportamenti “anti-islamici”.
È stato il caso di Jihadi John alias Abdel Majed Abdel Bary, il 23enne londinese di origine egiziane che dopo aver fatto il rapper con i nomi d’arte di L. Jinny o Lyricist Jinn l’anno scorso è partito per la Siria per diventare il decapitatore di James Foley e Steven Sotloff, a mostrare come i 3000 volontari occidentali nell’Isis siano tutt’altro che carne da cannone o gregari come ad esempio quegli altri volontari stranieri che si stanno arruolando tra le opposte fazioni della guerra in Ucraina, ma stiano rivestendo un ruolo di primo piano. Aqsa, appunto, una generalessa di vent’anni, per parafrasare la canzone di De Andrè. Jihadi John esponente di quel gruppo detto dei Beatles integrato anche dai ventenni Abu Hussein al-Britani da Birmingham e Abu Abdullah al-Britani da Portsmouth e incaricato appunto di gestire gli ostaggi occidentali.
Ma un ruolo simile lo avrebbe avuto anche il 29enne Mehdi Nemmouche; francese di origine algerina, presunto autore del quadruplice omicidio commesso al museo ebraico di Bruxelles lo scorso 24 maggio. Arrestato in Francia ed estradato in Belgio il 29 luglio, è stato identificato dai giornalisti francesi rapiti in Siria nel giugno del 2013 e liberati lo scorso 20 aprile come uno dei loro carcerieri. Probabilmente, anche lui ha fatto la guardia a James Foley.
Ancora più importante è il 32enne Ahmed Abousamra: nato in Francia, doppia cittadinanza statunitense e siriana. Figlio di un endocrinologo, cresciuto nei ricchi sobborghi della città di Boston, studi nella scuola cattolica privata Xaverian Brothers e nel liceo Stoughton High, studente di informatica alla Northeastern University a Boston, iscritto nella “Dean’s List” delle eccellenze accademiche. Ma frequentava la stessa Moschea degli attentatori di Boston. Entusiasta degli attacchi dell’11 settembre, nel 2004 andò a combattere contro gli americani in Iraq. Interrogato dall’Fbi al suo ritorno negli Usa ma non arrestato, adesso è diventato nientemeno che il responsabile dell’efficacissima propaganda mediatica dello Stato Islamico: un “alloro” il cui valore è stato misurato con una taglia da 50.000 dollari. La stessa moschea era d’altronde frequentata anche da Aafia Siddiqui, alias “Lady alQaeda”. 42enne, pakistana, emigrata negli Usa nel 1990, laurea in neuroscienza al Mit, Ph.D. alla Brandeis University. Radicalizzatasi anche lei dopo l’11 settembre e risposata a un qaedista, è stata arrestata in Afghanistan nel 2008 con indosso un burqa imbottito di istruzioni per fabbricare armi chimiche mortali. Al momento dell’arresto cercò perfino di impadronirsi del fucile di una guardia, da cui un conflitto a fuoco. Condannata nel 2010 negli Usa a 86 anni di carcere, la sua liberazione era stata richiesta dall’Isis in cambio della vita dei due reporter poi decapitati Foley e Sotloff.