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 2014  settembre 09 Martedì calendario

MARO’, QUEL PROCESSO FANTASMA MAI INIZIATO

«La Corte Suprema indiana ha chiesto il parere del governo centrale sulla richiesta avanzata dai legali del fuciliere della Marina Massimiliano Latorre per un suo rimpatrio per motivi di salute»: in questo breve comunicato arrivato ieri da Nuova Delhi possono essere individuate tutte le contraddizioni, le incongruenze e le incertezze di un processo, quello ai due fucilieri di marina ingiustamente detenuti in India, che, senza nemmeno essere iniziato, ha causato polemiche, discussioni, imbarazzo internazionale.
Sì, perché se il presidente indiano Modi ha dichiarato che la magistratura indiana è «libera e indipendente», è anche indiscutibilmente vero che i giudici, per giudicare Latorre e Girone, indipendenti o no, chiedono, anzi, pretendono che siano i politici a dire la loro.
Perché per accusare di terrorismo due militari in missione internazionale antiterrorismo in acque internazionali, servono leggi che autorizzino i magistrati a farlo. Resta da vedere se quelle leggi esistono. Queste le tappe salienti della vicenda e di un processo pieno di ombre, che ha aperto il contenzioso tra Roma e New Delhi.

L’INIZIO
L’odissea dei due fucilieri di marina del San Marco in India si trascina ormai da due anni e mezzo. Tutto è iniziato un giorno dopo il San Valentino2012: due pescatori indiani vengono uccisi da raffiche di arma da fuoco che li centrano a bordo della loro barca al largo delle coste del Kerala. Della loro morte vengono accusati due marò in servizio antipirateria sulla petroliera Enrica Lexie: Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Con la scusa di un riconoscimento vengono attirati in territorio indiano e fermati il 19 febbraio. Ne nasce uno scontro con l’Italia sulla giurisdizione del caso, perché il fatto, di qualunque fatto si tratti, non è avvenuto in territorio indiano.

LO SPOSTAMENTO
Il 18 gennaio 2013 la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso. I due non possono, ovviamente, essere giudicati da un tribunale locale. Ma invece di rimandarli in patria affida il caso a un tribunale speciale da costituire a New Delhi. Imbarazzo, confusione.

IL RIENTRO FORZATO
Il 21 marzo 2013 il governo italiano annuncia che i due marò rientreranno in India al termine di una licenza concessa per permettergli di votare, dopo le fortissime pressioni del governo indiano seguite a un precedente annuncio che non sarebbero tornati. In cambio è stata ottenuta da Nuova Delhi assicurazione scritta sulla tutela dei diritti dei due militari e sull’esclusione della pena di morte. Il dietrofront porta alle dimissioni, per protesta, dell’allora ministro degli Esteri, Giulio Terzi.

TRIBUNALE SPECIALE
25 marzo 2013: a New Delhi viene costituito il tribunale speciale per giudicare i due militari. Latorre lancia un accorato appello ai politici italiani: «Unite le forze e risolvete questa tragedia», poi il 28 marzo 2014, la Corte Suprema indiana accoglie il ricorso presentato dai legali dei due fucilieri italiani contro la conduzione delle indagini da parte della Nia, la polizia antiterrorismo, dopo l’esclusione al possibile, incredibile, ricorso alla legge antipirateria contro due militari Nato in missione antipirateria. I giudici sospendono il processo a carico dei marò presso il tribunale speciale.
Nel frattempo l’Italia punta a «internazionalizzare» il caso e sollecita un arbitrato sulla giurisdizione, invocando anche l’immunità funzionale di cui debbono godere i militari in missione, così il 31 luglio 2014 l’udienza davanti al tribunale speciale di New Delhi è aggiornata al 14 ottobre.

IL MALORE
Però il 31 agosto 2014 Massimiliano Latorre viene ricoverato in un ospedale di New Delhi a causa di una ischemia cerebrale. Il 6 settembre 2014 i legali del fuciliere di Marina presentano un ricorso alla Corte Suprema per farlo rientrare in Italia e favorire il suo ristabilimento e, ieri, la Corte Suprema chiede un parere al governo indiano, aggiornando l’udienza a venerdì prossimo. New Delhi ha fatto sapere che non si opporrà al rientro in Italia di Latorre per motivi di salute.
A. A.