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 2014  settembre 09 Martedì calendario

IGNAZIO MARINO, IL PEDONALIZZATORE

«Per me si va nella città asfissiante, per me si va nell’eterno rumore... lasciate l’auto oltre il Gra voi ch’entrate».
Se potesse, il primo cittadino Ignazio Marino, farebbe incidere questi versi danteschi sui cartelli di «benvenuti a Roma». E non è detto che non lo faccia, visto l’andazzo. Del resto c’è chi sceglie di «rottamare», altri preferiscono «asfaltare», lui vuole pedonalizzare.
Il pedonalizzatore seriale si muove in bicicletta, su e giù dal Campidoglio. Pedala da un punto all’altro della città in sella a una fiammante due ruote bianca. I gregari in divisa lo seguono a un giro di ruota di distanza. In camicia, giacca e cravatta. Con il sole, l’afa e la pioggia. Il pedonalizzatore è instancabile. Sogna una città a misura di ciclisti e pedoni, ama sparigliare, sorprendere. I suoi fedeli si svegliano al mattino con un pensiero fisso:<ET>cosa s’inventerà oggi? E mentre pedala detta regole e varianti del suo piano impossibile: «Questa strada qua devi metterla là»; «Da oggi qui non passeranno più macchine»; «Lì raddoppiamo il traffico»; «Qua solo biciclette». I tecnici alla viabilità del Comune tremano ad ogni sua dichiarazione. Le matite dei geometri fondono come burro. I tassisti maledicono la statua di Marc’Aurelio. I romani aspettano terrorizzati la prossima mossa col sospetto che prima o poi il sindaco deciderà di pedonalizzare anche il Grande Raccordo Anulare. Il pedonalizzatore non ha scrupoli. L’obiettivo è «scoraggiare l’uso dell’auto privata». Ci riuscirà?
Ma il sogno, anzi l’utopia di una Capitale «sostenibile», cozza con tante, troppe contraddizioni. Il sindaco ciclista è lo stesso che paventa l’aumento degli abbonamenti Atac, che avalla il taglio di più di 50 linee di superficie e permette che decine di bus elettrici marciscano nei depositi della burocrazia. Ed è lo stesso che rimane in «silenzio stampa» davanti a un video - pubblicato in rete - che mostra una signora in carrozzina lasciata alla fermata bus perché l’autista del mezzo è incapace di manovrare la pedana per farla salire a bordo.




VIA DEI FORI IMPERIALI

È la pedonalizzazione per eccellenza, un pallino di Marino ma anche di altri suoi predecessori sinistrorsi per i quali quella strada, voluta e fatta realizzare da Mussolini per celebrare la grandezza che fu dell’Impero romano, deve scomparire dalle carte toponomastiche insieme alla sua stessa utilità, e cioè quello di evitare ai romani quel famoso «giro di Peppe» per raggiungere il Centro Storico. Una fissazione. Così, la pedonalizzazione del primo tratto compreso tra Colosseo e largo Ricci, è stato il primo provvedimento dell’Amministrazione Marino. Così rapido che il sindaco ha rischiato un’indagine della Corte dei Conti sui fondi «tolti» alla Metro C e utilizzati per modificare la viabilità. Inizialmente fu una «limitazione del traffico», così poco limitato che Il Tempo contò il passaggio di ben 1.000 veicoli in un’ora fra taxi, ncc, autobus, autorizzati e vari «lei non sa chi sono io». Poi sono arrivate le giornate «tutti a piedi»: prima la domenica, poi il week-end, poi ricorrenze ed eventi (la santificazione dei Papi). Quindi le proroghe. È dell’altroieri la dichiarazione del sindaco: «Entro la fine dell’anno la chiusura sarà permanente». Marino ha già in mente il futuro di via dei Fori Imperiali: immagina un tram di vetro da cui i turisti possano godere a destra e a sinistra delle meraviglia della Città Eterna. Prima del tram «chiamato desiderio» pensava di demolire la strada per unire i due parchi archeologici.




VIA DEI CERCHI

Tra le ultime dichiarazioni del primo cittadino quella con cui, qualche settimana fa, ha buttato lì l’idea di chiudere anche via dei Cerchi, che costeggia il Circo Massimo e collega l’area di Caracalla con via Petroselli e il Lungotevere. Il progetto di realizzare il parco archeologico più grande del mondo per Marino ormai è un diktat: «La chiusura alle auto è necessaria per unire Colosseo, Palatino e Circo Massimo».




TRIDENTE MEDICEO

Poche polemiche ma tante perplessità sull’«Isola Ambientale del Tridente Mediceo», quello che più degli altri viene identificato come «il centro» di Roma. Una ztl nella ztl, annuncia l’assessore alla Mobilità, Guido Improta, che va da via del Tritone a Piazza del Popolo e da Fontana di Trevi al Pantheon, lungo via del Corso, via di Ripetta e via del Babuino. Non è una vera pedonalizzazione, perché potranno transitarci i veicoli dei residenti - che però dovranno parcheggiare all’esterno - mezzi pubblici, taxi ed ncc. Tutti gli altri fuori: «Anche i politici», ha specificato Marino quando gli è stata fatta notare la presenza, nell’area, di Palazzo Chigi e Montecitorio. Per un investimento di circa 4 milioni di euro (la metà per il restyling di via del Babuino) verranno installate telecamere e dissuasori. L’obiettivo è far partire l’isola ambientale entro l’8 dicembre. Intanto, dal 14 agosto, Piazza di Spagna è già completamente pedonale.





NEI MUNICIPI

«Dovrà esserci almeno una pedonalizzazione in ogni Municipio. Anche in periferia». Il sindaco lanciò quest’imperativo in radio pochi giorni dopo il primo «off-limits» ai Fori Imperiali. Ovviamente, gli ubbidienti minisindaci si sono messi al lavoro con i tecnici, ma avere a che fare direttamente con comitati di quartiere e cittadini arrabbiati che ti fermano per strada non è come guardare la Città dal balconcino dello studio in Campidoglio. Così i minisindaci hanno trovato la giusta via di fuga: le cosiddette «pedonalizzazioni facili». Qualche esempio? Valerio Barletta a Monte Mario ha interdetto al traffico il parco di Santa Maria della Pietà, sede del Municipio, della Asl e di un centro sociale, scatenando l’insofferenza dei suoi diretti dipendenti; all’Eur, ci saranno divieti temporanei nella semideserta via della Civilità del Lavoro. Solo nei weekend, Valerio Mancinelli, presidente del 13° Municipio, vorebbe chiudere via Boccea, da piazza Irnerio a Piazza Giureconsulti, mentre Paolo Marchionne, a capo del Terzo, se la dovrebbe cavare con piazza Sempione, già destinata a parcheggio. Il Parco dell’Appia Antica, infine, è un pallino di Andrea Catarci, che guida l’Ottavo: per la domenica non c’è problema, qualche difficoltà in più se il minisindaco di Sel volesse spingersi oltre.





ISOLE AMBIENTALI E ZONE 30

Tornando in Centro, il progetto di «isola ambientale» non si limita al Tridente. Anzi. Nel Pgtu (Piano Generale del Traffico Urbano) presentato a inizio anno dall’assessore Improta, sono indicate ben 13 isole ambientali, la cui mappa va di fatto a ricalcare i rioni storici: dall’Aventino all’Esquilino, da San Saba a Trastevere, da Navona fino a Termini. Aree dove dovranno «essere favoriti i percorsi pedonali» anche attraverso vere e proprie corsie preferenziali. Probabilmente non ci sarà un’autentica pedonalizzazione, ma l’introduzione delle cosiddette «zone 30», strade dove i veicoli non potranno andare oltre i 30 km/h.





TANGENZIALE EST

In questi giorni, commissioni di esperti stanno anche valutando un dettagliato progetto che dovrebbe trasformare 2 km di Tangenziale Est, da Batteria Nomentana a Stazione Tiburtina, in una specie di orto botanico pensile. L’apertura del lungo sottopassaggio che porta il traffico proveniente dal Foro Italico a Ponte Tiburtino, ha indotto l’Amministrazione a pensare che lì le strade siano anche troppe. Eppure il tratto di tangenziale continua ad essere frequentatissimo e la sua chiusura toglierebbe valide alternative a chi si sposta in quel quadrante. Almeno, Marino sembra essere tornato indietro sull’idea di abbattere la «storica» sopraelevata di via Prenestina, che a dispetto delle demonizzazioni fantozziane è più che mai indispensabile.





AREA C ED ECOPASS

Qui l’intenzione è di copiare il caos milanese. Già nel Pgtu, Roma è stata divisa in sei fasce: Mura Aureliane, anello ferroviario, circonvallazione esterna, Gra, area esterna al Gra e Ostia-Acilia. Allo studio c’è l’introduzione di un ticket per entrare in un’area molto vasta della città (l’anello ferroviario), con l’obiettivo di tutelare le zone centrali e finanziare, con i ricavi il trasporto pubblico. In pratica, il progetto prevede il pagamento di un pedaggio per chi, risiedendo all’esterno dell’anello ferroviario, si sposta con il mezzo privato al suo interno, mentre in teoria non ci sarebbero limitazioni per chi risiede nell’anello. A questa confusione, si aggiungerebbe il cosiddetto «Ecopass», un pagamento maggiorato per chi possiede auto «inquinanti», precedenti all’Euro 3.





STRISCE BLU E ZTL

Degli aumenti alle tariffe per le strisce blu e le ztl si è parlato negli ultimi giorni. I costi per accedere alle Ztl (eccetto che per Trastevere) sono aumentati del 300 %. In particolare, nel Centro Storico, oggi la tariffa è superiore di 10 volte la precedente, motivo per cui il Codacons ha presentato un ricorso al Tar su cui i giudici si pronunceranno il 3 dicembre. E il ricorso sta per arrivare anche per gli aumenti dei parcheggi a pagamento: da 1 a 1,5 euro l’ora, ma quello che fa più male alle tasche dei cittadini è l’abolizione dei «mini abbonamenti». Fino a pochi giorni fa, infatti, con 4 euro si poteva sostare per 8 ore (una giornata di lavoro) ed era possibile sottoscrivere abbonamenti di 70 euro al mese: queste offerte sono state eliminate.





CONTRADDIZIONI

Roma come Amsterdam, Berlino o Stoccolma? Andiamoci piano, perché le contraddizioni non mancano e non riguardano solo «vizi» del passato, ma anche ipocrisie del presente, come la riorganizzazione dell’Atac. Da maggio l’azienda del trasporto pubblico, in grave crisi economica, ha tagliato oltre 50 linee bus «nell’ambito di una razionalizzazione del servizio», lasciando intere zone scoperte o appese al passaggio di una sola vettura ogni 20-30 minuti. Sono seguite le dichiarazioni dell’assessore Improta che ha confermato la possibilità di «ritoccare lievemente gli abbonamenti», misura che andrebbe a gravare sui pendolari, in totale contraddizione con gli indirizzi politici iniziali, secondo cui i romani dovrebbero lasciare l’auto in garage. Allo stesso modo non aiutano i continui guasti alle linee A e B della Metro (in media uno stop a settimana) spesso causati da scarsa manutenzione e da ritardi negli interventi. Ancora fermi ai box, poi, minibus elettrici destinati al centro storico, per il mancato rinnovo del contratto alle ditte della manutenzione.
Tra il dire e il fare, insomma, c’è di mezzo una Capitale con un mare di problemi. Ma lui, imperterrito, davanti alla possibilità del raddoppio della via del Mare e dell’Ostiense in vista del nuovo stadio della Roma, sentenzia: «Un’autostrada no. Invoglierebbe a prendere l’auto». In barba alla pubblica utilità.